RIVISTA ITALIANA DIFESA
Wagner a Bamako: più violenza e meno stabilità in Mali 30/05/2023 | Lorenzo Cozzi

Il 27 aprile 2023 Evgenji Prigozhin ha ammesso che il gruppo Wagner è direttamente coinvolto in Mali tramite un messaggio sul suo canale Telegram personale.

In seguito al colpo di stato del maggio 2021, il Mali ha visto cambiare drasticamente lo schieramento dei propri partner militari nella guerra contro i gruppi jihadisti nel paese: gli alleati tradizionali del Mali si sono allontanati dalla giunta militare del Colonnello Assimi Goïta e nel giugno 2021 la Francia, principale partner militare del Paese, ha annunciato che avrebbe ridotto drasticamente la sua presenza sul territorio, ponendo fine anche alle operazioni congiunte con le Forze Armate Maliane (FAMa) nel novembre 2022. Il golpe ha portato anche all’imposizione di sanzioni economiche ai danni del governo di transizione da parte della Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale (ECOWAS), portando il Mali ad una situazione di isolamento sul piano regionale.

In seguito a questo cambiamento radicale, il governo del Colonnello Goïta ha iniziato a intensificare le operazioni militari contro le forze jihadiste, decisione che è coincisa di fatto con l’ingresso delle forze della Wagner nel paese. Dal dicembre 2021, momento dell’inizio della cooperazione operativa tra la Private Military Company (PMC) russa e le FAMa, la Wagner è stata coinvolta in azioni che hanno preso di mira i civili, specialmente di religione musulmana, portando a un forte incremento degli scontri tra forze governative e fondamentalisti islamici. L’accanimento delle FAMa e della PMC russa nei confronti dei musulmani maliani ha portato una considerevole fetta della popolazione civile a distanziarsi dal governo di Goïta, dando un forte pretesto al Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin (JNIM, gruppo terrorista affiliato ad Al Qaeda) e allo Stato Islamico del Grande Sahara (ISGS) per arruolare nuovi miliziani. Gli scontri tra fondamentalisti e forze governative si sono intensificati al punto da portare JNIM e ISG, da sempre in conflitto tra loro, a siglare una tregua e unire i propri sforzi contro Bamako. I gruppi terroristici erano stati costantemente in confitto tra loro dal 2017 al 2021, anno in cui la Francia ha iniziato a ritirare le sue truppe del Paese. Dall’arrivo delle forze della Wagner e dall’intensificazione dello sforzo militare da parte del governo maliano, la situazione della sicurezza nel paese è peggiorata drasticamente, portando i gruppi terroristici a consolidare le loro roccaforti nel Paese e a raggiungere un raggio d’azione senza precedenti.

Attualmente si stima che gli effettivi della Wagner in Mali siano oltre 1.000 e che il gruppo sia integrato direttamente nelle FAMa, ingaggiando le forze insorgenti. Tuttavia, il Governo Goïta non ha mai confermato ufficialmente la presenza della PMC russa nel Paese. La costante negazione della presenza delle forze della Wagner da parte delle autorità maliane porterebbe a pensare che Bamako voglia, almeno ufficialmente, mantenere la PMC russa come uno strumento segreto per consolidare il proprio potere. Gli attacchi alle comunità musulmane e l’aumento degli scontri con gli insorti evidenziano come il Governo di Goïta voglia mantenere il Paese in uno stato di instabilità in modo da poterlo controllare senza restituire il potere alle autorità civili.

Data la plausible deniability della presenza della Wagner in Mali, la PMC russa è un ottimo strumento per allineare il governo maliano al Cremlino, nello stesso modo in cui viene fatto in altri Paesi africani. Il gruppo di Evgenij Prigozhin non cerca di esportare valori, né chiede particolari cambiamenti ideologici al regime militare maliano. Questo lo rende uno strumento perfetto per gli obiettivi strategici russi, così come per quelli della giunta militare di Bamako. Il Governo del Colonnello Goïta, infatti, così come tutti i regimi militari che hanno mal sopportato la partnership militare con la Francia, gli Stati Uniti e l'UE, si affida alla PMC russa per rafforzare il controllo sul Paese. Allo stesso tempo, la Federazione Russa offre un sostegno militare a basso costo, sia in termini concreti che di immagine pubblica interna, in cambio di ottime relazioni con Paesi dal grande potenziale nei settori minerario ed energetico, che da diversi anni sono priorità della politica estera di Mosca nel continente africano.

In Mali, così come in Sudan e in Repubblica Centrafricana, il gruppo di Prigozhin viene dispiegato al costo di circa10 milioni di dollari al mese, oltre alla concessione dello sfruttamento di diverse risorse naturali nel paese come miniere d’oro, che vengono gestite direttamente dalla Wagner tramite società prestanome, arrivando al Cremlino in modo difficilmente tracciabile. In questo modo la PMC, e di conseguenza Mosca, si assicurano una costante entrata di minerali preziosi. Questo permette di rinsaldare la forza russa nell’estrazione mineraria; dall’altra parte chi ingaggia i mercenari russi può farlo attingendo non solo alle proprie risorse liquide, ma anche ad una risorsa che non potrebbe sfruttare per mancanza di infrastrutture.

Come si è potuto osservare negli scontri a Khartoum e in Sudan dell’aprile 2023, il gruppo Wagner in Sahel sta diventando sempre più un moltiplicatore di violenza, sostenendo figure vicine a Mosca negli scontri politici locali per ottenere un forte controllo sulle risorse minerarie della regione.

Sebbene il dispiegamento della Wagner in Mali sia ancora relativamente recente, ha già avuto un impatto significativo su un ambiente di conflitto complesso. La progressiva espansione della presenza della PMC russa nello Stato saheliano potrebbe prefigurare il rischio che l’incremento dell’instabilità possa estendersi ad altre parti del Paese e della regione, dando il via a un pericoloso effetto domino di escalation dell’uso della forza sia tra governo e gruppi jihadisti, sia contro la popolazione civile.

Il controllo di asset strategici in Mali, l’aumento della violenza nel paese e della coordinazione delle forze dei gruppi insorgenti negli attacchi contro le istituzioni, rende la presenza della Wagner un grande indicatore di minaccia alla sicurezza della regione. Inoltre, per quanto per ora sia principalmente strumento di Putin, è innegabile che il gruppo di Prigožin stia ottenendo sempre più rilevanza politica e che nel Sahel, e in generale in Africa, stia diventando un attore più che rilevante anche indipendentemente dal Cremlino. Dato il complicarsi della situazione politica in Russia in seguito al protrarsi dell’invasione dell’Ucraina, lo svolgimento della guerra ibrida russa in Africa avrà molto probabilmente delle ripercussioni anche sulla politica interna di Mosca.

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