RIVISTA ITALIANA DIFESA
La “Legione per la Libertà della Russia” e l’offensiva di Belgorod 26/05/2023 | Marco Di Liddo – Direttore CeSI

Il 22 maggio scorso, unità appartenenti al gruppo paramilitare “Legione per la Libertà della Russia” hanno lanciato un’improvvisa offensiva negli oblast occidentali russi di Belgorod, Kursk e Bryansk, penetrando per alcuni km in territorio russo e conquistando le cittadine di Kozinka, Gora-Podol e Glotovo ed arrivando a minacciare Grayvoron, il capoluogo del distretto amministrativo Grayvoronsky. L’incursione, che ha messo in grave imbarazzo il dispositivo militare russo e ha aumentato la tensione nella popolazione civile, è durata circa 48 ore: infatti, già il 24 maggio, le unità di Mosca avevano dichiarato di aver respinto la minaccia e ripreso il controllo del territorio. Appare probabile che l’operazione della “Legione” avesse uno scopo multiplo: allontanare l’attenzione mediatica dalla sconfitta ucraina di Bakhmut, testare il dispositivo difensivo russo, costringere Mosca ad allontanare alcune truppe dalla linea del fronte (diluendo così la densità militare nella direttrice del Donbas) e infine mandare un messaggio politico al Cremlino.

La “Legione” è nata il 27 febbraio 2022, pochi giorni dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, ed è composta da disertori delle Forze Armate russe, emigrati e oppositori russi contrari al conflitto e decisi a rovesciare l’attuale sistema di potere di Mosca e destituire il Presidente Putin. Il gruppo è di orientamento nazionalista e risulta inquadrato nella “Legione Straniera” delle Forze di Difesa Territoriale ucraine. Secondo molteplici fonti, la formazione della “Legione” è stata supportata e agevolata dal Servizio di Sicurezza ucraino (SBU) e ha usufruito dell’addestramento e del supporto logistico delle Forze Armate di Kiev. Secondo le stime più recenti, è composta da 2 battaglioni e conta circa 1.000 uomini. L’osservazione del comportamento operativo durante l’incursione negli Oblast russi conferma il fatto che abbiano ricevuto addestramento da Kiev, alla pari di alcuni mezzi utilizzati, come gli statunitensi M1224 MaxxPro MRAP, M1151 HMMWVs e M1152 HMMWV. La presenza di veicoli statunitensi è stata fonte di imbarazzo per Kiev e di nervosismo per Washington che ha visto violare il proprio divieto ufficiale di utilizzare mezzi e sistemi d’arma forniti alla resistenza ucraina per attaccare il territorio russo.

Alla “Legione” sono affiliate altre 2 formazioni combattenti di opposizione russe: i Corpi Volontari e l’Esercito Repubblicano. L’alleanza tra i 3 è stata siglata nella città ucraina di Irpin il 31 agosto del 2022, quando è stato altresì nominato il loro portavoce unico, l’ex parlamentare di opposizione russo Ilya Ponomarev. L’Esercito Repubblicano è un gruppo nazionalista, nato presumibilmente nell’agosto del 2022 e responsabile di diversi attacchi incendiari contro centri di reclutamento, uffici del FSB e sedi delle Forze Armate su tutto il territorio russo. I Corpi Volontari, invece, sono una formazione estremista di destra, di dichiarato orientamento neonazista, nata anch’essa nell’agosto del 2022 e comprendente pure esponenti del mondo Ultras calcistico russo. Secondo il suo portavoce, i Corpi Volontari sarebbero inquadrati nella Legione Straniera delle Forze di Difesa Territoriale ucraine, anche se Kiev ha sempre smentito tale affermazione.

Sebbene rappresentino un fenomeno spontaneo, tutte e 3 le formazioni sono supportate, addestrate e armate dall’Esercito e dall’intelligence ucraina.

In questa fase del conflitto, le formazioni paramilitari russe non rappresentano una minaccia esistenziale per il sistema di potere del Cremlino ma, piuttosto, un fastidio di ordine tattico. Tuttavia, una loro possibile crescita numerica e capacitiva non va sottovalutata, soprattutto nel momento in cui l’ago della bilancia della guerra, nella sua molteplice dimensione militare, sociale, politica ed economica, dovesse pendere in maniera più pronunciata verso Kiev. Tali formazioni, infatti, si nutrono e prosperano nel malcontento popolare, nella fragilità del fronte interno e nelle fratture tra potere politico e leadership militari. Tutte condizioni che aleggiano, in magnitudo differenti, sulle guglie del Cremlino. Per l’estrema destra russa, la guerra in Ucraina è un’occasione storica di rilancio senza precedenti nonché il momento culminante di un processo di crescita ed evoluzione iniziato a metà degli anni 90 e giunto al momentaneo apice nel 2008, salvo poi ridimensionarsi.

Infine, sebbene non si possa sorvolare sul fatto che un Paese invaso e in guerra esistenziale come l’Ucraina debba necessariamente ricorrere a tutte le risorse a disposizione per cercare di conseguire la vittoria, l’utilizzo di milizie e formazioni neonaziste può costituire un elemento di vulnerabilità politica non trascurabile. In primis, poiché offre una sponda alla propaganda russa e alla sua narrativa che esagera e gonfia numeri e ruoli dell’estremismo di destra ucraino. In secondo luogo, perché rischia di creare imbarazzi ai governi occidentali che sostengono la resistenza di Kiev e che potrebbero confrontarsi con sacche dell’opinione pubblica avverse a simili organizzazioni neofasciste e neonaziste (peraltro le organizzazioni di estrema destra, sopratutto giovanili, sono profondamente radicate un po' in tutta l’Europa dell’Est).

L'approfondimento integrale sarà disponibile su RID 7/23.

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