RIVISTA ITALIANA DIFESA
Rifornimento in volo, verso l’unmanned e la stealthness 25/05/2023 | Sergio Coniglio

Solo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale il rifornimento in volo degli aerei da combattimento, sperimentato a partire dagli anni ‘20/‘30, è divenuto una procedura d’impiego operativo “sistematica”. Alla fine degli anni ‘40/ nei primi anni ‘50, solo grazie a questa soluzione, infatti, i nuovi bombardieri strategici statunitensi a getto (tutti notevolmente “assetati” di carburante) riuscivano ad ad avere il raggio d’azione intercontinentale giudicato allora fondamentale (raggio d’azione che i serbatoi interni ed esterni non erano in grado di fornire).

Tale esigenza, allora sostanzialmente solo dell’USAF, era determinata dall’ulteriore necessità di colpire in profondità obiettivi anche molto all’interno dei confini di Paesi dalla grande estensione territoriale. Un altro motivo che spingeva ad aumentare la distanza da percorrere già prima dell’effettiva penetrazione sul territorio nemico era l’esigenza di operare da basi poste alla massima distanza possibile dalla nazione avversaria, ciò al fine di ridurre il rischio di contro-azioni nemiche. All’inizio, questi requisiti dell’Aeronautica Statunitense erano pensati esclusivamente per l’Unione Sovietica, che aveva una massa continentale euroasiatica di circa 22 milioni di km2. Oggi la Russia, anche se più ridotta rispetto all’URSS, si estende comunque su una superficie di oltre 17 milioni di km2.

Da allora l’aerorifornimento ha subito notevoli evoluzioni: quindi, fermi restando i suoi vantaggi, i suoi problemi ed i suoi limiti, ci pare interessante esaminare il nuovo quadro che si va configurando ed i nuovi orientamenti occidentali relativi alla realizzazione dei nuovi tanker e al loro impiego.

L'articolo completo è pubblicato su RID 6/23, già disponibile online e a breve in edicola.


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