RIVISTA ITALIANA DIFESA
MARE SICURO: a difesa dell'Italia 24/03/2015 | Pietro Batacchi e Giuliano Da Frè

Ci risiamo. Non per la prima volta, negli ultimi 45 anni, la Marina Militare riprende il mare alla volta delle instabili acque della Libia. E se prima era il regime di Gheddafi a provocare cicliche crisi italo-libiche (dal mitragliamento della corvetta DE CRISTOFARO nel 1973 alle tensioni per Malta nel 1980, agli SCUD contro Lampedusa nel 1986), dal 2011 sono la caduta del Colonnello, e le sue conseguenze, a far scaldare i motori alla flotta. Era infatti solo questione di tempo, perché la seconda guerra civile libica, iniziata l’anno scorso (tra l’altro innescando una nuova ondata migratoria via mare verso le coste italiane), presentasse il conto a Roma. Anche l’aggravarsi delle tensioni marittime, con i flussi di migranti clandestini ormai in parte gestiti da milizie sempre più fuori controllo (ISIL compresa), e i rischi crescenti di instabilità nel Golfo della Sirte, aveva portato nelle scorse settimane a rispolverare la tradizionale esercitazione MARE APERTO, dopo la sua sospensione nel biennio 2013-2014, a causa dell’impegno di MARE NOSTRUM. Tema addestrativo: prepararsi a fronteggiare un’emergenza in un paese rivierasco, che precipita verso la guerra aperta. Con possibili minacce tanto asimmetriche, quanto convenzionali, compresi possibili attacchi aerei, subacquei e navali, come aveva ricordato il Contrammiraglio Andrea Gueglio, classe 1964, da 6 mesi Comandante del 2° Gruppo Navale, presentando l’esercitazione. Attività che ha visto impegnate, dai primi di marzo ed in 2 fasi, 1.500 uomini, tra cui robuste aliquote del GOI e della Brigata SAN MARCO, e alcune navi veterane (tra cui la portaeromobili GARIBALDI, i caccia DURAND de la PENNE e MIMBELLI, il sommergibile PRINI, l’unità anfibia SAN GIORGIO), accanto alla recentissima fregata tipo FREMM MARGOTTINI, col supporto di aerei ed elicotteri. Ma quanto accaduto nei giorni scorsi in Tunisia, e l’aggravarsi della crisi libica, ha reso necessario l'approntamento di una nuova missione, denominata MARE SICURO e che, inizialmente, si baserà sul dispositivo di MARE APERTO rafforzato dagli UAV PREDATOR dell'Aeronautica di stanza a Sigonella. A seconda delle circostanze, poi, il dispositivo potrà essere rafforzato o meno. Di fatto, MARE SICURO sarà una trasposizione sul mare di STRADE SICURE ed avrà l'obbiettivo di monitorare le acque tra Libia e Italia e prevenire qualunque minaccia, terroristica o meno, diretta contro l'Italia. Questo nuovo impegno è stata finanziato fino al 30 settembre con 40 milioni di euro, inseriti con un emendamento nel decreto di rifinanziamento delle missioni all'estero approvato a febbraio, e non si preannuncia semplice.

I rischi da affrontare sono quelli già delineati, anche su questo sito, nelle scorse settimane: possibili attacchi contro navi da crociera, pescherecci, mercantili; ma anche contro piattaforme petrolifere off-shore, o persino vedette della Guardia Costiera (mezzi quasi sempre disarmati, nelle versioni SAR) impegnate nelle operazioni di soccorso ai migranti. Un mese fa un gruppo di scafisti non aveva esitato a sparare, a scopo intimidatorio, per riavere il barcone catturato dai nostri guardacoste: il rischio vero, in caso di imbarcazioni gestite direttamente dalla succursale libica dell’ISIL, è però quello di un attacco-kamikaze, o magari di un tentativo di catturare personale italiano, da esibire poi in tuta arancio e coltello alla gola. Avvicinandosi alle coste libiche, anche le navi di MARE SICURO dovranno comunque fare buona guardia: l’attacco di un barchino-suicida contro il caccia americano COLE nel posto di Aden, nel 2000, resta un monito dei danni e delle vittime che un mezzo a costo quasi zero può infliggere a navi sofisticate. La presenza di incursori e Fanti di Marina a bordo, con postazioni aggiuntive di armi difensive, dovrà garantire la task force da simili sorprese; mentre l’impiego, a turno, di moderne unità navali rappresenta una valida copertura contro minacce più tradizionali; per quanto improbabili, viste le condizioni in cui versano le forze navali e aeree libiche, peraltro spacchettate tra le varie fazioni in lotta. Non va comunque dimenticato che durante le operazioni svolte dalla Marina Italiana contro il regime di Gheddafi, il 3 agosto 2011 gli schermi radar della fregata BERSAGLIERE tracciarono il lancio di un missile (forse un razzo campale d’impiego terrestre tipo GRAD, forse un ordigno terra/aria modificato) contro la nostra unità, poi finito in mare a due chilometri di distanza.

 

 


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