RIVISTA ITALIANA DIFESA
La Difesa Aerea britannica 27/04/2023 | Andrea Mottola

Nonostante le principali Forze Armate mondiali siano da tempo impegnate nell’implementazione di sistemi di difesa aerea integrati e multistrato per la protezione da minacce di vario genere, nonché di sistemi mobili per la protezione delle forze rischierate in scenari operativi, la Gran Bretagna risulta da anni in ritardo in tali settori.

Fino all’invasione russa dell’Ucraina, tale atteggiamento è stato motivato da un disinteresse rispetto ad una minaccia non più percepita come attuale e realistica – atteggiamento, a dire il vero, non esclusivo dei Britannici ma abbondantemente rintracciabile in tanti altri Paesi europei, Italia inclusa – dato che le esperienze negative delle 2 guerre mondiali (con le campagne di bombardamento della Gran Bretagna), erano finite nel dimenticatoio per motivi “anagrafici”. Già a partire dalla seconda metà degli anni 50, ciò causò un progressivo declassamento della difesa aerea verso le posizioni più basse tra le priorità relative alla sicurezza nazionale. Il crescente desiderio politico di ridurre la percentuale del PIL destinato alla difesa in generale, pose le basi per la stesura del Libro Bianco del 1957, nel quale l’allora Ministro della Difesa Duncan Sandys richiedeva una vasta revisione delle spese militari e, nello specifico, una maggior priorità a quelle relative al deterrente nucleare avioportato – rappresentato dalla cosiddetta V-Force della RAF, basata sui 3 bombardieri VALIANT, VICTOR e VULCAN – che da quel momento in poi fu considerato il pilastro su cui fondare la politica di difesa e sicurezza del Regno Unito. Il Ministro, infatti, considerava impraticabile una difesa antibalistica in caso di attacco missilistico sovietico e, perciò, superflua e obsoleta una difesa aerea che non puntasse principalmente a proteggere la flotta di bombardieri strategici della V-Force, considerata da Sandys unico deterrente realistico contro la minaccia missilistica sovietica.

L’articolo completo è pubblicato su RID 5/23, disponibile online e in edicola.

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