RIVISTA ITALIANA DIFESA
Attacco a Tunisi 18/03/2015 | Pietro Batacchi

L'attacco terroristico in corso in questi drammatici momenti a Tunisi contro il Parlamento ed il Museo del Barbdo potrebbe essere l'ennesima spettacolare azione da attribuire ad ISIS od a qualche altro gruppo radicale di stanza nel paese. Del resto, la Tunisia è uno dei principali esportatori di jihadisti in rapporto alla propria popolazione, 3.000 nella sola Siria, e costituisce un Paese ad oggi tutt'altro che stabile, nonostante la recente formazione del governo di unità nazionale aperto anche a Enhada, partito conservatore e variante locale della Fratellanza Musulmana. Nel Paese, sono attivi gruppi salafiti quali la Lega per la Protezione della Rivoluzione, sciolto dalle autorità tunisine, mentre vaste parti di territorio sono fuori dal controllo governativo, in particolare il sud, e sono impiegate da elementi dei gruppi jihadisti come retroterra e aree di transito da e per Libia ed Algeria.

In Tunisia, è innanzitutto attiva Ansar al-Sharia, gruppo qaedista fondato nell'aprile 2011da Abu Ayadh al-Tunisi,già fondatore del Gruppo Combattente Tunisino, altra realtà radicale salafita, e liberato dalla carceri tunisine dopo la caduta di Ben Alì nel 2011, così come molti altri appartenenti al gruppo che, oggi, potrebbe contare su oltre 1.000 miliziani. Ansar al-Sharia, legata all'Ansar al-Sharia libica, è dietro la catena di attentati politici che ha insanguinato il paese nel 2013 e 2014 e all'attacco all'ambasciata americana nel Paese del settembre 2012.

La roccaforte del gruppo è il massiccio del Djebel Chambi, nel governatorato di Kasserine al confine con l'Algeria, dove a metà febbraio in un attacco terroristico sono state uccise 4 guardie di frontiera tunisine e teatro anche in passato di attacchi come quello costato la vita al deputato Mohamed Ali Nasri, del partito di governo Nidaa Tounes, o quello che ha avuto per obbiettivo la casa dell’ex Ministro dell’Interno Lotfi Ben Jeddou. Ansar al-Sharia, ma anche altre realtà jihadiste, utilizzano quest'area come santuario e corridoio per il traffico di armi ed il passaggio di miliziani dalla Libia all’Algeria, fino al nord del Mali. Dietro questi attacchi ci potrebbe essere in realtà anche un'altra sigla, ovvero quella della Uqba ibn Nafi Brigade, un'emanazione di Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI) che, dopo le operazioni francesi in Mali, a partire dal 2003 ha allargato le proprie attività più a nord in direzione del sud della Tunisia e della Libia.

Da diversi mesi, però, in Tunisia si stanno infiltrando anche elementi di ISIS provenienti dalla Libia o di ritorno dalla Siria. Sarebbero almeno già qualche centinaia gli adepti del Califfato in Tunisia che stanno intensificando le attività propagandistiche, soprattutto tra le insoddisfatte giovani generazioni, e tentando di replicare esattamente la strategia già attuata con successo in Libia per favorire scissioni in Ansar al-Sharia Tunisia e nella Uqba ibn Nafi Brigade. Anzi, secondo alcune fonti la Uqba ibn Nafi Brigade avrebbe già giurato la propria fedeltà ad Al Baghdadi. Mancava allora solo un attacco spettacolare al cuore della capitale del Paese per dare ancora più forza a questa strategia.


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