RIVISTA ITALIANA DIFESA
Il punto sulle operazioni italiane di Lockheed Martin 30/03/2023 | Andrea Mottola

A margine delle celebrazioni del centenario dell’Aeronautica Militare, RID ha avuto l’occasione di partecipare ad un interessante briefing sulle operazioni italiane ed europee di Lockheed Martin relativamente, in particolare, al settore aereo.

Per quanto concerne l’Italia, come ricordato dal Chief Executive Europe dell’azienda, Jonathan Hoyle, la partnership con le FFAA italiane e, in particolare, con l’Aeronautica Militare dura da circa 70 anni, dall’acquisizione dei primi elicotteri SH-3 SEA KING nel 1953 – sebbene a quei tempi la Sikorsky non fosse ancora una controllata di LM – passando per gli intercettori F-104, i cargo C-130, i radar TPS-77, i caccia F-16 ADF, fino ad arrivare alla più recente acquisizione dei cacciabombardieri F-35.

Riguardo a quest’ultimo, durante il briefing sono stati resi noti alcuni dati e numeri interessanti sulla flotta di LIGHTNING italiani. Innanzitutto, dei 90 velivoli attualmente in ordine (60 F-35A e 30 F-35B), 23 aerei (17 F-35A e 6 F-35B) risultano attualmente consegnati. Su sollecitazione dello scrivente, LM ha affermato di non essere stata ancora coinvolta in colloqui con il Ministero della Difesa riguardanti un possibile incremento di F-35 per l’Aeronautica Militare, auspicato recentemente dal CSMA Gen. Goretti che vorrebbe ripristinare l’originario ordine per 131 aerei. Tornando alle statistiche, complessivamente la flotta italiana di LIGHTNING II ha registrato un totale di 16.674 ore di volo, sebbene non ci sia stato specificato se tale cifra sia riferita al “gran totale” comprendente le ore volate dagli aerei stabilmente rischierati negli USA (2 dell’AM a Luke, in attesa dei 4 voluti da Goretti, e altri 2 della Marina presenti, fino allo scorso dicembre, a Beufort), ipotesi più probabile, oppure se si tratta di ore volate esclusivamente da velivoli utilizzati in sortite operative/addestrative effettuate in Italia/Europa. Inoltre, ad oggi sono stati addestrati 62 piloti e 536 operatori tecnici. Per quanto riguarda le “tappe” operative, la FOC (Final Operational Capability) per l'Aeronautica Militare è prevista per il prossimo dicembre, mentre la IOC (Initial Operation Capability) imbarcata per gli F-35B della Marina Militare è prevista per dicembre 2024. Come noto, le basi italiane degli F-35 sono Amendola (32° Stormo e Marina) e Ghedi (6° Stormo), a cui va aggiunta Cameri, sede della FACO (Final Assembly and Check Out). Ad esse, oltre a Grottaglie - dove saranno basati tutti gli F-35B della Marina Militare ad eccezione di quelli imbarcati e di quelli da sottoporre ad attività manutentive avanzate, che saranno rischierati ad Amendola, dato che a Grottaglie non ci saranno certe capacità - come già detto su RID nei mesi scorsi, dovrebbe aggiungersi quella di Decimomannu che l’Aeronautica Militare vorrebbe come terza base in aggiunta ad Amendola e Ghedi. Una richiesta basata su elementi operativi appresi con il conflitto ucraino che ha mostrato l’importanza della “dispersione geografica delle infrastrutture militari, dei centri C2 e delle forze aeree come una delle lezioni apprese dal conflitto ucraino”, come recentemente evidenziato dal Gen. Goretti, nonché da considerazioni di carattere puramente logistico considerando che a Decimomannu è già presente la IFTS, che si occupa dell’addestramento di piloti destinati ai TYPHOON e agli F-35, e che la base è situata a pochi minuti di volo alle aree addestrative sarde, incluso il PISQ di Salto di Quirra. Riguardo all’adeguamento della base, come evidenziato da Lockheed Martin durante l’incontro, attualmente si stanno ancora discutendo tra governi i dettagli relativi alle modifiche infrastrutturali necessarie ad ospitare i LIGHTNING II in Sardegna e, sebbene non siano state fatte ipotesi sulle tempistiche, è verosimile ritenere che tale rischieramento difficilmente avverrà, in pianta stabile, prima di un paio d’anni.

Restando sugli F-35, ma spostando la panoramica anche sui dati europei, Hoyle ha evidenziato che “il 25% di ogni cacciabombardiere prodotto proviene dall’industria europea (inclusa la Gran Bretagna) e che da qui a 10 anni l’Europa avrà 650 LIGHTNING II, dei quali solo 55 saranno americani”. Numeri importanti, confermati anche da quelli relativi al coinvolgimento delle industrie nazionali. Solo in Italia, ad esempio, i contratti di produzione degli F-35 valgono attualmente 4 miliardi dollari – con un totale previsto superiore ai 10 miliardi – e vedono il coinvolgimento di 17 aziende italiane, tra cui Aerea, Moog, OMA, Secondo Mona, Vitrociset e, ovviamente, Leonardo. Come affermato da Randy Howard, Vice President of Global Pursuits di LM, “su ognuno dei circa 900 aerei finora assemblati è presente componentistica prodotta in Italia”.

Come sottolineato da Hoyle, il grosso del business di Lockheed Martin in Europa viene generato grazie a partnership di lunga data con aziende strategiche presenti nelle singole nazioni rappresentate, in Italia, da Fincantieri (LCS e future fregate CONSTELLATION per la US Navy) e Leonardo. Con quest’ultima, oltre al coinvolgimento nel programma F-35 e nella gestione del fondamentale hub trivalente di Cameri (struttura che si occupa della produzione diretta dei cassoni alari, dell’ assemblaggio finale e delle attività di manutenzione, supporto, revisione e aggiornamento della flotta italiana e olandese di F-35, con buone prospettive per quelle svizzere, finlandesi e tedesche), LM ha condotto una prima fase di studio commissionato dalla Difesa italiana per un elicottero medio multiruolo bimotore basato sul compound X-2 e sul modello NGFH (Next Generation Fast Helicopter), quest’ultimo presentato durante l’ultimo salone di Farnborough, da affiancare al AW249. Tale fase si è conclusa nel novembre del 2021 con una prima valutazione relativa ai requisiti ed alle capacità del velivolo. Relativamente al rallentamento nell’avvio della fase successiva - nella quale dovrebbero essere cristallizzati i requisiti italiani e decisi i rispettivi apporti a livello industriale - Lockheed Martin è in attesa di capire qual è la posizione del Governo Meloni, nonché della futura leadership di Leonardo, sull’argomento, mentre è nota la propensione del Gen. Goretti verso l’acquisizione di una piattaforma simile per l’Aeronautica Militare. Indipendentemente dalla posizione italiana, LM procederà con lo sviluppo del NGFH che rappresenta una soluzione ideale ai requisiti emersi durante l’ultima conferenza NATO Next Generation Rotorcraft Capability sulle future capacità ad ala rotante per i nuovi scenari operativi altamente contestati. Questi ultimi, come affermato da Luigi Piantadosi, Business Development Director del programma International Future Vertical Lift di LM, “richiederanno elicotteri in grado di garantire alta manovrabilità” - con resistenza a fattori elevati di forza G per operare in corridoi di volo stretti al fine di evitare il rilevamento da parte dei sistemi di difesa aerea integrata del nemico -, “velocità, anche a bassissima quota” - orientativamente, 250 nodi sotto i 60 m di altitudine - “autonomia, connettività per l’esecuzione di operazioni multidominio” – con l’NGFH che nelle idee di LM potrebbe operare anche come “manager” o nodo di connessione a bassa quota tra le varie piattaforme aeree, cyber, navali, spaziali e terrestri, integrando lo stesso ruolo svolto dagli F-35 a quote più elevate -, “modularità, situational awareness e capacità di sopravvivenza”, nonché elevata integrazione con “effettori aviolanciati” (leggi UAV gregari, loitering munitions, oltre ad ordigni più “convenzionali” anche di tipo stand-off) e capacità di elevati volumi di trasporto in termini di armamenti e/o truppe.


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