RIVISTA ITALIANA DIFESA
Intervista al Presidente di Fincantieri Gen. Claudio Graziano 28/03/2023 | Pietro Batacchi

Già Capo di Stato Maggiore dell’EI e della Difesa, Comandante della missione UNIFIL in Libano e Presidente del Comitato Militare dell'UE, il Gen. Claudio Graziano è Presidente di Fincantieri dal 16 maggio 2022. Di recente lo abbiamo incontrato scambiando qualche impressione su alcuni dei temi più attuali legati alla Difesa ed alla Sicurezza.

Generale, quali lezioni state traendo come industria dalla Guerra in Ucraina? In particolare rispetto al problema delle scorte?

Quella sulla sostenibilità direi che è la principale lezione che traiamo dalla Guerra in Ucraina. Per la verità in ambito europeo il tema era già stato affrontato dalla EU Global Strategy del 2016 nell’ambito della più generale questione relativa all’adeguamento delle Forze Armate del Vecchio Continente e al recupero dei gap capacitivi venutisi a creare nell’ultimo ventennio. Giusto per fare un esempio, durante gli anni della Guerra Fredda era previsto che l’artiglieria alleata avesse una capacità di “30 giornate fuoco” e le scorte erano calibrate di conseguenza. Finito il confronto con l’URSS, gli scenari sono cambiati e con essi le esigenze, i requisiti e, di conseguenza, le priorità d’investimento. Basti pensare, sempre per fare un esempio, a quanto hanno investito gli Americani nei veicoli super-protetti MRAP, pensati per scenari in cui la minaccia principale era quella degli IED e degli RPG dei guerriglieri. Oggi, il campo di battaglia, come abbiamo visto in Ucraina, è completamente diverso.

Dunque, come affrontare questo problema?

L’invasione russa dell’Ucraina ha fatto emergere in tutta la sua drammaticità il problema delle scorte e di quanto gli arsenali, soprattutto europei, siano sotto pressione a causa dei trasferimenti di armi a Kiev. Occorre dunque riallestire linee di produzione e investire, dando però all’industria una prospettiva ed una certezza almeno decennali - se non ventennali - e questo a prescindere dall’esito e dalla durata della Guerra in Ucraina.

Sempre alla luce della Guerra in Ucraina è possibile pensare ad un potenziamento dell’EDF (European Defence Fund)?

L’EDF, insieme alla PESCO, ha indubbiamente avuto il pregio di stimolare la cooperazione europea e limitare la frammentazione, ma oggi è chiaro che gli 8 miliardi di euro del fondo non bastano per incentivare grandi cooperazioni. Occorre, dunque, un montante finanziario più ampio ed un'accelerazione nel processo di adozione del fondo europeo per il procurement (EDIRPA), con un investimento di valore significativo che garantisca all’industria un ritorno altrettanto significativo.

Chiudiamo con l’integrazione della cantieristica europea. Il processo sembra un po' rallentato, come rivitalizzarlo?

Bisogna innanzitutto ripartire da nuovi grandi progetti comuni, che consentano di abbattere i costi non ricorrenti del sistema navale – la whole warship per intenderci – di mettere a sistema il supporto logistico ed il mantenimento, e di avere accordi precisi in chiave export. Un ulteriore passo in questa direzione sarebbe poi un rafforzamento di NAVIRIS (la joint venture tra Fincantieri e Naval Group, ndr), ed un suo eventuale allargamento anche ad altri attori europei, affinché questa possa funzionare ancora meglio rispetto a quanto fatto finora.

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