RIVISTA ITALIANA DIFESA
Italia, la politica mediterranea e lo strumento militare 24/03/2023 | Pietro Batacchi

Questo Governo sembra voler dare particolare enfasi alla politica mediterranea. La Presidente Meloni ha più volte parlato di Piano Mattei e dell’Italia come hub energetico tra Nordafrica, Mediterraneo ed Europa. Si tratta di una direttrice di politica estera quanto mai corretta per un paese, l’Italia, ad economia di trasformazione e completamente dipendente dall'esterno per l’approvvigionamento di materie prime e risorse energetiche. Il benessere del nostro Paese, dunque, dipende dall’efficacia di questa politica e da uno strumento militare all’avanguardia capace di supportarla e sostenerla nel tempo. Ma quali caratteristihe dovrebbe avere lo strumento militare italiano in un’ottica di “protagonismo mediterraneo”? Cerchiamo di fare di seguito alcune brevi considerazioni al riguardo.

Partiamo con le forze navali. Tutelare gli interessi italiani nel Mediterraneo significa innanzitutto avere una Marina forte, in grado di proteggere le SLOC e i flussi, e di esercitare deterrenza e compellenza all’occorrenza. Importante in tale contesto avere la capacità della “portaerei e mezza” garantita a partire dal prossimo anno dalla LHD TRIESTE. Per quanto riguarda le priorità, è necessario portare a casa almeno altre 4 FREMM ASW e 2 ulteriori sottomarini U-212 NFS, senza dimenticare il nuovo velivolo da pattugliamento marittimo e l’acquisizione del missile da crociera a lungo raggio land attack (SCALP NAVAL ammodernato).

Venendo all’Aeronautica, se guardiamo allo scenario del Mediterraneo Allagato, è molto importante poter disporre di una capacità STOVL su F-35B che consenta di ampliare in maniera sensibile le possibilità di proiettare rapidamente il Potere Aerospaziale nelle aree di interesse, per operare in modo ancor più capillare e in profondità utilizzando anche siti austeri che non consentirebbero di operare con velivoli a decollo ed atterraggio convenzionale.

Molto importanti in chiave mediterranea anche le capacità ISR e SIGINT, con il programma G550 che procede regolarmente e che si è arricchito della capacità COMPASS CALL d’attacco elettronico, e le capacità di trasporto di teatro dove esiste effettivamente un gap da colmare il più rapidamente possibile. Da accelerare l’integrazione di un’arma antinave come il MARTE ER sugli Eurofighter TYPHOON.

E poi c’è l’EI, la nostra componente terrestre ha la necessità di ripensarsi come forza expeditionary, capace di Essere flessibile e adattabile, e di produrre effetti a lungo raggio di diverso tipo. Molto bene l’enfasi data dal Capo di SME, Gen. Pietro Serino, sui droni e sulle loitering munitions, e pure sull’artiglieria. Il concetto a nostro avviso è quello di essere in grado di enucleare task force altamente mobili a livello compagnia, o complesso minore, basate su blindo pesanti CENTAURO II, unità specializzate per l’impiego di droni e veicoli tattici come il LINCE 2 equipaggiati con rampe per il lancio di loitering muntions.

Un altro aspetto importante che vale la pena discutere è come presidiare in maniera efficace ed efficiente quest’area di vitale interesse per l’Italia, a cominciare dalla disponibilità di un reticolo di basi all’estero in zone strategiche. Su queste colonne ne parliamo da tempo: l’Italia dovrebbe iniziare a pensare a mettere su in tutta l’area del Mediterraneo Allargato una serie di piccole basi: hot post presidiati da piccoli contingenti/distaccamenti di forze speciali, paracadutisti e fanteria di Marina, basi per operare con droni, in grado di garantire la copertura completa dell’area, e punti di appoggio navali: Tripolitania, Oman, Kenya, Eritrea e/o Somalia, oltre che Gibuti, dove le FA italiane dispongono già di una base, senza dimenticare Lampedusa e Pantelleria.

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