RIVISTA ITALIANA DIFESA
Boko Haram e ISIL: binomio perfetto 10/03/2015 | redazione

Il 7 marzo, attraverso le parole del suo leader Abubakar Shekau, il movimento jihadista nigeriano Boko Haram (BH, “L’educazione occidentale è proibita” in lingua Hausa) ha effettuato il bayat (giuramento di fedeltà) allo Stato Islamico. In attesa della risposta del leader del gruppo sirio-iracheno Abu Bakr al-Baghdadi, che fino ad ora ha concesso lo status di organizzazione affiliata soltanto ai miliziani salafiti libici di Derna e ai jihadisti egiziani di Ansar Bait al-Maqdis, Boko Haram ha definitivamente evidenziato la sua trasformazione da gruppo di rilevanza locale a organizzazione regionale. Secondo fonti di RID, peraltro, una delegazione di ISIL si sarebbe già recata in Nigeria per formalizzare l’affiliazione che, da un punto di vista strategico, garantirebbe a ISIL una propaggine di influenza in una regione strategica per i traffici ed il contrabbando. Nonostante alcuni influenti membri della Shura bokoharamista come Kahlid al-Barnawi e Muammar Nur avessero conclamati contatti con Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI) e con il movimento jihadista somalo al-Shabaab e sebbene, in passato, Shekau avesse espresso pubblicamente il proprio apprezzamento per al-Qaeda e per Ayman al-Zawahiri, la decisione del bayat allo Stato Islamico non deve sorprendere. Infatti, il modello jihadista propugnato da ISIL basato sulla territorializzazione e statalizzazione delle organizzazioni terroristiche, la forte impronta decentralizzata e l’enfasi posta sulle realtà etnico-tribali locali e sul ruolo dei comandanti sul campo meglio si addice al progetto politico e alle operazioni di Boko Haram.

Infatti, Boko Haram rappresenta la fusione tra nazionalismo etnico Kanuri – l’etnia maggioritaria di religione musulmana negli stati nigeriani nord-orientali di Borno e Yobe - e radicalismo islamico salafita. La setta islamica radicale è contro la popolazione cristiana, in particolare gli Yoruba e gli Igbo, che abitano per la gran parte il sud del Paese, poiché questa rappresenta, a suo avviso, il potere che soggioga, emargina e costringe alla povertà il popolo Kanuri. Nel radicalismo islamico i Kanuri hanno cercato una risposta violenta a quelle che considerano politiche predatorie degli Yoruba, popolazione cristiana e, dunque, assoggettata ai governi occidentali ed ai loro usi e costumi “impuri” e discriminatori. Per la stessa ragione, anche parte della popolazione musulmana moderata e delle forze dell’ordine vengono considerate nemici della vera fede. Anche in questo caso rivalità etnica, questione religiosa e rivendicazioni politiche e sociali sono accomunate da un’unica propensione ideologica. I musulmani moderati vengono colpiti innanzitutto in quanto membri dell’etnia Hausa-Fulani, musulmani “corrotti” che, al pari dei cristiani Yoruba, condividono le responsabilità dell’emarginazione politica, sociale ed economica dei Kanuri, governando, appunto, assieme agli Yoruba, da sempre il Paese.

Nel contesto della lotta per la propria emancipazione, il gruppo etnico nord-orientale intende trasformare la Nigeria in un emirato islamico retto dalla Sharia secondo la sua interpretazione più draconiana e letterale.

Da un punto di vista organizzativo, Boko Haram rappresenta un ibrido fra una setta etnica, un gruppo paramilitare e un’associazione caritatevole. Infatti, la sua struttura riunisce elementi dell’organizzazione tribale e modelli funzionali verticali tipici dei movimenti terroristici. Al vertice c’è l’emiro Shekau, discendente di una famiglia Kanuri nata in un piccolo villaggio nella regione del Lago Ciad, coadiuvato da Muhammad Nur e Khalid al-Barnawi. Entrambi i luogotenenti di Shekau pare abbiano ricevuto addestramento in Somalia e Algeria, dove si sono specializzati nell’organizzazione e nella conduzione di attacchi complessi, nella fabbricazione di esplosivi e nel reclutamento di attentatori suicidi. La triade di potere, nella quale Shakau mantiene un ruolo preminente, è affiancata da una Shura (Consiglio) di 30 membri, ognuno responsabile di una singola cellula formata da circa 150 miliziani e ciascuna delle quali è dedicata ad un determinato compito o ad una specifica area geografica. Nello specifico, in base ai dati emersi finora, Boko Haram ha cellule attive nei territori degli Stati federali settentrionali di Borno, Yobe, Kano e Katsina, in quelli centrali di Plateau e Adamawa, in quelli meridionali di Niger e nelle città federali di Abuja e Lagos. Anche se la maggior parte delle azioni del gruppo sono concordate dalla Shura, Shekau spesso prende decisioni senza riferirle al consiglio. L’emiro comunica soltanto con alcuni capi selezionati di certe cellule, mantenendo pochi contatti con la struttura operativa sul territorio, spesso per mezzo di corrieri fidati. Questa impostazione della Shura e questa metodologia di comunicazione garantisce alle cellule una notevole indipendenza ed un'elevata libertà di manovra, aumentando la pericolosità del gruppo. Tuttavia, una simile organizzazione presta il fianco a fenomeni entropici e di divisione della leadership. Infatti, molti comandanti delle cellule riconoscono soltanto formalmente l’autorità dell’emiro, mentre altri agiscono in maniera assolutamente autonoma per il perseguimento dei propri obbiettivi personali, spesso legati a semplici attività criminali. Ad oggi, BH può contare su circa 5.000 adepti di etnia Kanuri (circa 80%) e Hausa-Fulani (20%). Il nucleo operativo e direzionale principale, che conta circa 500 miliziani, è esclusivamente riconducibile ai Kanuri, mentre i simpatizzanti e i sostenitori, molti dei quali appartenenti al mondo politico e militare, includono anche esponenti Hausa-Fulani. Occorre sottolineare come, nonostante l’ascesa di una leadership estremista e l’affermazione dell’ala militare del movimento, Boko Haram non ha perso la sua dimensione umanitaria e continua ad avere una struttura sociale e politica che eroga servizi di welfare e di educazione alle fasce meno abbienti della popolazione e amministra la giustizia nei villaggi più remoti del nord-est del Paese. La commistione dell’elemento umanitario-sociale e di quello militare fa in modo che la setta si configuri come un vero e proprio para-Stato concorrente rispetto a quello legittimo. L’erogazione dei servizi sociali è la principale fonte del sostegno popolare al gruppo e, attraverso le sue strutture, garantisce un ampio bacino di reclutamento all’interno della grande massa di giovani disoccupati e analfabeti nel nord-est del Paese. Tuttavia, le modalità di ingresso nel movimento sono molto selettive e collegate ai legami di sangue. Per entrare nella setta è necessario esservi introdotti da un membro già affiliato e di comprovata fedeltà e far parte della sua famiglia. In questo modo, Boko Haram assume una connotazione fortemente clanica e tribale che garantisce un elevato grado di compattezza e segretezza. Le principali basi della setta sono nelle città settentrionali di Maiduguri, Kano, Damaturu e Potiskum e, soprattutto, nelle aree rurali nei pressi del Lago Ciad, al confine tra l’omonimo Stato africano e il Niger, sulle alture al confine tra Nigeria e Camerun e nelle foreste presenti negli Stati federali del nord-est.

Il finanziamento di BH avviene prevalentemente secondo 2 canali: il sostegno di leader politici e tribali locali e le attività criminali. Per quanto riguarda il primo punto, la setta salafita, nonostante operi indipendentemente dalla volontà delle grandi eminenze grigie islamiche della politica nigeriana e delle Forze Armate, continua a ricevere donazioni da esse. In particolare, i principali finanziatori del gruppo potrebbero essere l’ex Presidente Obasanjo e Mohamed Abacha, figlio dell’ultimo dittatore militare nigeriano, il Generale Sani Abacha, che ha governato il Paese tra il 1993 e il 1998. Come accennato in precedenza, il coinvolgimento di alcuni leader politici islamici è dettato dalla volontà, da parte di questi, di indebolire il Governo di Jonathan e, più in generale, tutto il fronte cristiano e Yoruba. In ogni caso, gli introiti derivanti dalle donazioni rappresentano una voce minore nel bilancio dell’organizzazione. Infatti, il flusso principale di denaro proviene dai traffici illeciti di armi, droga ed esseri umani, dalle rapine alle banche e agli uffici postali ed infine dalle estorsioni ai danni dei governatori degli Stati Federali del nord. Nell’ultimo biennio i miliziani del movimento hanno imposto una tassa per il passaggio dei convogli di droga e di esseri umani diretti verso il Nord Africa e, poi, l’Europa e, in alcuni casi, hanno direttamente organizzato il trasporto di sostanze stupefacenti e esseri umani dalla Nigeria al Niger. In sintesi, il tratto delle rotte illegali che va da Abuja ad Agadez è adesso controllato dai membri dell’organizzazione. Per quanto riguarda il racket ai danni dei governatori regionali, questo è particolarmente diffuso negli Stati di Borno, Yobe e Kano e sino ad ora ha garantito a BH introiti pari a diverse decine di milioni di dollari.

A livello tecnico e operativo, dal 2009 sino ad oggi BH ha progressivamente sviluppato notevoli e variegate capacità nella conduzione di attacchi ed attentati. La setta può disporre di un ampio arsenale composto da fucili d’assalto e mitragliatrici leggere di fabbricazione russa provenienti dal mercato nero saheliano, dalle razzie alle basi dell’Esercito e della Polizia nigeriane e dai trafficanti libanesi legati a Hezbollah, al centro di un lucroso business nel quale essi vendono armi in cambio di diamanti, oro e avorio. Lo scoppio della guerra in Libia, la caduta del regime di Gheddafi e la depredazione dei suoi depositi hanno accresciuto notevolmente il numero e la qualità degli armamenti disponibili nel mercato nero. Si ritiene, ad esempio, che BH sia riuscita ad entrare in possesso di un quantitativo imprecisato di missili superficie-aria spalleggiabili SA-7 STRELA.

Gli attacchi di Boko Haram seguono 3 modalità principali: attacchi mordi e fuggi effettuati da commando in motocicletta o a piedi, spesso composti da bambini-soldato, autobombe e IED e attentati suicidi. In particolare, gli attacchi dinamitardi e suicidi testimoniano perfettamente il collegamento con AQMI e con i somali di Al Shabaab. La grande frequenza di questo tipo di azioni dimostra, inoltre, l’ampio bacino di “martiri” a cui l’organizzazione può far affidamento e la buona velocità di fabbricazione ed efficacia, anche se il design delle bombe è alquanto semplice. Il materiale per la costruzione delle bombe proviene sia dal mercato nero e dai furti nei depositi militari governativi, sia dalle razzie fatte nei cantieri edili o presso le industrie minerarie attive nel nord e nel centro del Paese.

Negli ultimi 2 anni, le attività di Boko Haram hanno travalicato i confini nigeriani, favorendo la creazione di basi addestrative nei Paesi vicini, in particolare in Niger, Camerun e Ciad, soprattutto nell’area dell’omonimo lago, dove il gruppo ha potuto radicarsi grazie alla presenza di tribù Kanuri. Mentre in Ciad si è verificato un unico attacco bokoharamista, in Niger e nel nord del Camerun gli attentati, il reclutamento e le attività di finanziamento hanno raggiunto una entità ragguardevole.

Per questa ragione, per prevenire un ulteriore contagio jihadista nella regione, nel febbraio 2015 i Governi di Ciad, Niger e Nigeria hanno esteso il mandato della Multinational Joint Task Force, una missione multilaterale creata nel 1994 con funzioni di controllo dei confini ma evolutasi in operazione anti-terrorismo, lanciando una campagna su larga scala contro Boko Haram nelle aree transfrontaliere.


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