RIVISTA ITALIANA DIFESA
KUZNETSOV, rientro a passo di tartaruga 08/03/2023 | Giuliano Da Frè

Mentre dal Baltico al Mediterraneo la Marina Russa cerca di “fare la faccia feroce” verso la NATO, prosegue a puntate la (lunga) marcia verso il rientro operativo per l’unica portaerei di Putin, la ADMIRAL KUZNETSOV.

A quasi 6 anni dalla sua immissione in arsenale per i grandi lavori di manutenzione e ammodernamento seguiti al suo primo impiego operativo in missioni aeronavali a supporto del regime siriano nel 2016-2017, la grande unità ordinata dall’ammiraglio Gorshkov nel 1981, in servizio dal gennaio 1991 e sottoposta nel 1997 a importanti modifiche, ha finalmente lasciato a fine febbraio il bacino di carenaggio. Una fase che avrebbe dovuto concludersi tra 2018 e 2021, nei piani originari, per prolungarne la vita almeno di altri 10 anni, e in prospettiva sino al 2045, ma che si è trasformata in un autentico calvario. Innanzitutto, per le condizioni della portaerei che, negli ultimi anni, aveva lamentato numerose avarie soprattutto all’apparato motore, tradizionale bestia nera delle costruzioni navali russe, dal 2014 aggravata dalla perdita degli impianti produttivi ucraini. Ma anche per una serie di gravi incidenti che hanno funestato e prolungato oltremisura l’upgrade, la cui conclusione è ora prevista entro il 2024.

La nave era stata ormeggiata per i lavori al gigantesco dock galleggiante PD-50 dell’arsenale di Roslakovo, presso Murmansk, costruito in Svezia nel 1978-1980 e lungo 330 m, con una capacità di supportare navi sino a 80.000 t. Il 30 ottobre 2018 il grande dock è letteralmente affondato sotto la KUZNETSOV per un malfunzionamento, provocando 2 morti tra gli operai, e lo schianto di una gru da 70 t sul ponte di volo, sfondandolo. Si è reso così necessario spostare la portaerei nel cantiere navale di Severomorsk, mandando all’aria un cronoprogramma che era già a rischio: il 9 dicembre 2019 veniva infatti annunciata la riconsegna dell’unità nel 2022; ma 3 giorni più tardi un gigantesco incendio scoppiava in sala macchine, provocando 2 morti e 14 feriti tra il personale, e devastando un’ampia porzione degli impianti. Tutto da rifare e, con una spesa aggiuntiva di 500 milioni di rubli (e alcuni arresti per storno di fondi), iniziavano a girare voci di un possibile disarmo della sfortunata nave. Si è invece deciso di ovviare al vuoto creato dalla perdita del bacino PD-50 ampliando gli impianti di Severomorsk (anche in vista delle future LPD e portaerei in programma) e, nel maggio 2022, riparati i danni ai motori, la nave è stata rimessa in bacino, dove è rimasta sino al 22 febbraio, a dispetto di un nuovo, meno grave incendio scoppiato a dicembre.

In questi giorni è iniziata la sostituzione/aggiornamento degli impianti elettronici, e interventi nell’isola di comando e sul ponte di volo: la fine dei lavori e i collaudi in mare dovrebbero – usare il condizionale in questo caso è davvero un obbligo – avvenire nelle prime settimane del 2024.

 


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