RIVISTA ITALIANA DIFESA
Riserve e mobilitazione delle forze terrestri 24/02/2023 | Pietro Penge

La guerra in corso in Ucraina ha costituito un duro risveglio tanto per i leader politici quanto per le opinioni pubbliche occidentali, portandoli a riscoprire termini e concetti ormai considerati desueti e consegnati alle polverose pagine dei libri di Storia.

Il primo e forse il principale fra essi è quello di “mobilitazione”, che sia generale come quella ucraina (del personale e delle capacità produttive nazionali) o parziale come quella russa: l’idea di “mobilitare per la guerra” un Paese intero, tutte le sue capacità produttive e intere classi di leva pareva ormai essere stata definitivamente relegata ad un passato remoto, lontano nei cuori e nellementi più ancora che nel tempo. Un secondo concetto di primaria importanza, brutalmente riscoperto negli scorsi mesi, è quello di “quantità”, con l’improvvisa fine delle continue richieste di compensare i costi di ogni aumento di qualità (ovvero di ogni cambio generazionale dei materiali in dotazione) con meno quantità, che hanno finito per ridurre la maggior parte delle Forze Armate occidentali allo spettro di quel che erano solo pochi decenni fa, rendendole sostanzialmente incapaci di sostenere operazioni prolungate e/o di ampia portata, non solo di tipo simmetrico. Infine, strettamente connesso a quest’ultimo, un terzo concetto, quello di “riserva”, intesa come disponibilità di forze addestrate ed (almeno parzialmente) equipaggiate per sostenere nel tempo e nello spazio l’operatività delle unità regolari delle Forze Armate: non è infatti un caso che anche nelle nazioni come l’Italia che si sono più pervicacemente rifiutate, nel corso dei decenni passati, di implementarne una qualche forma effettiva, si siano finalmente intraprese iniziative in tal senso, per quanto magari limitate o insufficienti (si pensi alla recente approvazione, da parte del Parlamento italiano, della Legge 119/2022 che delega il Governo a definire un aumento organico delle FA non superiore a 10.000 unità e all’istituzione di una Riserva ausiliaria dello Stato, anch’essa non superiore a 10.000 unità).

L'articolo completo è disponibile su RID 3/23.


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