RIVISTA ITALIANA DIFESA
L'industria italiana della Difesa 09/03/2015 | Angelantonio Rosato

Il decennio che va da metà anni ’90 al 2005 circa è stato cruciale per l’industria italiana della difesa. Nel 1995 essa sembrava affetta da mali incurabili che si possono riassumere nei seguenti: un’eccessiva frammentazione alla base della piramide industriale con una sostanziale mancanza di vertice, benché formalmente molte imprese fossero già allora parte del Gruppo Finmeccanica, il principale gruppo italiano a controllo pubblico; la presenza di eccessive sovrapposizioni e duplicazioni; un portfolio troppo grande di settori produttivi; un diffuso nanismo delle tante PMI (Piccole & Medie Imprese); “un’eccessiva dipendenza dal mercato interno, compresi i programmi internazionali in cui vigeva la regola del juste retour, cioè tanto lo Stato partecipava finanziariamente e tanto le industrie dovevano partecipare alle commesse; una completa localizzazione delle attività sul territorio nazionale, che rendeva difficile l’ingresso nei mercati dei Paesi più industrializzati; una forte presenza di attività esclusivamente civili; un totale controllo pubblico dei due gruppi maggiori”.1

Dieci anni dopo circa, la situazione appare totalmente cambiata: alcuni di questi mali sono spariti, altri posti sotto controllo o in via di guarigione. “Finmeccanica è diventata una holding industriale concentrata sul core business dell’aerospazio e della difesa. Lo Stato è rimasto azionista di riferimento con un terzo del capitale, ma la società è diventata business oriented e deve puntare a creare valore per i suoi azionisti. Ha acquisito il controllo totale del segmento aeronautico e di alcuni nuovi segmenti (telecomunicazioni e servizi spaziali). Ha riorganizzato le sue attività, potenziando la struttura centrale e riportando ordine nelle provincie dell’impero, “divisionalizzando” di fatto le società controllate. Soprattutto ha aumentato la sua internazionalizzazione, acquisendo società estere e incrementando le esportazioni”.2Entro l'anno il processo di riorganizzazione e divisionalizzazione andrà, poi, a regime.






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