RIVISTA ITALIANA DIFESA
I mezzi unmanned nel dominio marittimo: prospettive per l’Italia 01/02/2023 | Alessandro Marrone

Negli ultimi anni la Difesa italiana ha cercato di sfruttare maggiormente le potenzialità dei mezzi unmanned e dell’automazione anche nel dominio marittimo, compreso l’ambiente subacqueo.

La Marina Militare infatti vede i droni aerei, di superficie o subacquei come sistemi molto utili per compiti specifici che vanno dal intelligence surveillance & rconnaissance (ISR) alla guerra sottomarina, dalle attività di cacciamine alle operazioni speciali, dal trasporto alla logistica. I droni sono particolarmente importanti per assicurare una presenza persistente in aree marine molto vaste come quelle del Mediterraneo Allargato, a fronte di un numero limitato di navi dispiegate in numerose missioni nazionali, in coalizioni internazionali ad hoc o sotto egida NATO/UE. Si tratta di un approccio pragmatico basato sul principio di Manned UnManned-Teaming (MUM-T), e sulla consapevolezza che un dominio complesso e denso di attori civili e militari come quello marittimo pone dei limiti operativi e legali all’impiego di sistemi unmanned. Secondo il documento strategico Future Naval Combat Systems 2035, questi ultimi dovrebbero essere operati in maniera sempre più efficace da singole navi, sottomarini e velivoli imbarcati, che agiscono come “hub strategici” per il lancio di mezzi unmanned con diversi payload e funzioni, in modo da aumentare la capacità complessiva di generare effetti dove e quando necessario. I risultati del progetto europeo OCEAN2020, guidato dall’Italia, e della partecipazione italiana nel 2022 all’esercitazione NATO parte della Maritime Unmanned Systems Initiative, sono incoraggianti al riguardo. Nel prossimo futuro è tuttavia necessario un maggiore investimento in capacità di data fusion eComando e Controllo, che dovranno fare sempre più affidamento sull’intelligenza artificiale.

L’impiego di droni è ancora più necessario nell’ambiente subacqueo, poiché pone condizioni e sfide uniche quanto a persistenza e operatività degli assetti militari con equipaggio a bordo. Il sabotaggio del gasdotto Nord Stream nel 2022 è stato un campanello d’allarme estremamente grave per la protezione delle infrastrutture critiche nel Mediterraneo quali pipelines e cavi sottomarini, nonché delle piattaforme offshore italiane. Protezione che necessita un ulteriore impulso alle capacità della Marina di operare efficacemente in questo ambiente anche tramite droni subacquei, specialmente considerando che il bacino Mediterraneo è ben più profondo e frastagliato del Mar Baltico. Un importante contributo in tal senso potrebbe venire dal Polo Nazionale della Subacquea in fase di costituzione a La Spezia, che dovrebbe mettere a sistema le capacità militari e civili, coinvolgere grandi industrie e piccole imprese, e sfruttare la sinergia con il NATO Centre for Maritime Research and Experimentation basato in città.

Allo stesso tempo, la Marina ha investito nell’automazione di sistemi all’interno delle proprie navi e sottomarini per migliorare le performance, alleggerire il carico di lavoro degli operatori, e ridurre per quanto possibile il personale di bordo, risparmiando quindi spazio e risorse per il suo supporto. Il trend è evidente se si considera che la classe ARDITO conta circa 400 uomini e donne per una nave da 5.000 t, mentre la successiva classe DORIA/ORIZZONTE ha aumentato il tonnellaggio a 7.000 t dimezzando l’equipaggio. Come evidenziato da un recente studio IAI, la Marina è consapevole che vi è comunque una soglia minima di personale di bordo sotto il quale non si può scendere senza mettere a rischio l’efficacia, la resilienza e la stessa sicurezza della nave o del sottomarino. L’obiettivo dell’automazione resta quindi primariamente quello di migliorare la performance del mezzo e le condizioni in cui opera un equipaggio in mare per turni lunghi e sempre più frequenti viste le operazioni e le esercitazioni in corso e in cantiere.

Nel complesso, l’approccio della Marina ai mezzi unmanned e all’automazione dei sistemi nelle piattaforme con equipaggio sembra dimostrare un buon equilibrio tra pragmatismo e ambizione rispetto alle capacità militari e tecnologico-industriali italiane, cui dovranno fare seguito investimenti adeguati.

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