RIVISTA ITALIANA DIFESA
Avanza la cooperazione NATO-UE, ma occhio al fianco sud 18/01/2023 | Alessandro Marrone

Il 10 gennaio 2023, presso il Quartier Generale della NATO, il Segretario Generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, e la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, hanno firmato la terza dichiarazione congiunta sulla cooperazione NATO-UE. Tale dichiarazione rappresenta un passo importante per le 2 Organizzazioni, con effetti indiretti ma importanti per le Forze Armate dei rispettivi membri, Italia inclusa.

La stesura del documento era iniziata già nel 2021, ma la sua finalizzazione ha dovuto attendere l’adozione della Bussola Strategica UE e del Concetto Strategico NATO nel 2022 – citati dalla dichiarazione - nonché un certo stallo della Guerra in Ucraina rispetto ai primi mesi in cui non era chiaro se la Russia potesse riuscire o meno a prendere Kiev.

La prima parte del documento è concentrata proprio sulla condanna alla Russia e l’appoggio all’Ucraina. Leggendo tra le righe, il “fermo e costante sostegno” a Kiev rappresenta un ulteriore mandato politico euro-atlantico per le donazioni di equipaggiamenti militari alle forze ucraine, che stanno mettendo a dura prova gli stock di armamenti europei (e in misura minore statunitensi).

Da notare la dura presa di posizione contro “attori autoritari che sfidano i nostri interessi, i nostri valori e i nostri principi” ed il chiaro riferimento alla Cina e alle “sfide” poste dalla sua assertività e dalle sue politiche: un gergo già acquisito in ambito NATO su spinta anglosassone, che si sta facendo strada anche nel quadro UE nonostante le diverse sfumature - ad esempio tedesche. Si tratta di un aggiustamento di rotta che fornisce la copertura politica per misure europee più restrittive nei confronti della Cina, per partenariati rafforzati con i Paesi amici dell’Indo-Pacifico, e per una postura NATO che, almeno in termini di riflessione strategica, non si concentra solo sulla Russia. Nel complesso, si tratta di un quadro di riferimento favorevole per accordi internazionali di cooperazione militare e industriale come il Global Combat Air Programme (GCAP) lanciato da Regno Unito, Italia e Giappone.

La seconda parte della dichiarazione va aldilà della Guerra russo-ucraina, ricollegandosi direttamente ai precedenti documenti congiunti del 2016 e 2018 e ai progressi fatti da allora. Rispetto allo stato dell’arte della cooperazione NATO-UE, questa volta si aggiunge un elemento importante come lo Spazio. La NATO lo ha già dichiarato come dominio operativo e sta sviluppando una dottrina spaziale sinergica con la postura di deterrenza e Difesa, nonché un centro di eccellenza a Tolosa. L’UE conta già importanti assetti in orbita – in primis GALILEO e COPERNICUS – e sta elaborando una strategia spaziale per la sicurezza e la Difesa. I principali Paesi europei hanno messo in piedi comandi spaziali, con l’Italia in posizione molto avanzata sul nesso tra Spazio e Difesa. Il riferimento allo Spazio dà un mandato politico per una cooperazione concreta tra le Istituzioni NATO e UE che su questo tema sarebbe particolarmente importante e fruttuosa per le complementarietà esistenti, e su cui l’Italia dovrebbe assumere una posizione di leadership a beneficio dell’intero sistema-Paese.

Assieme allo Spazio vengono citate nella dichiarazione le Emerging Disruptive Technologies, le infrastrutture critiche e la resilienza: tutti temi che hanno una forte componente di politica industriale della Difesa, specie in termini di sovranità tecnologica e sicurezza degli approvvigionamenti, anche in chiave dual-use. Temi promettenti, su cui l’Italia ha molto da dire, da investire e da guadagnare, ad esempio rispetto alla sinergia tra European Defence Fund (EDF) dell’UE e Defence Investment Accelerator for the North Atlantic (DIANA) dell’Alleanza atlantica – quest’ultimo con poli importanti a Torino, dove c’è anche la città dell’aerospazio, e a La Spezia che ospita il Centre for Maritime Research and Experimentation (CMRE) della NATO.

Se su questi temi il bicchiere è mezzo pieno per l’Italia, non lo è riguardo al Mediterraneo Allargato. Le parole “Mediterraneo” e “sud” mancano del tutto dal documento: facendo un riferimento generale al “vicinato europeo” implicitamente si mette in secondo piano il fianco meridionale rispetto a quello orientale. Questa scala di priorità non è nuova per l’Alleanza atlantica, specialmente dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Il fatto che sia sancita in un documento NATO-UE rappresenta però una novità rilevante, e significa che se l’Italia vuole proteggere e promuovere efficacemente i suoi interessi nazionali nel Mediterraneo Allargato deve muoversi soprattutto bilateralmente e tramite coalizioni ad hoc, anche in termini militari, industriali e di partenariati.

In generale, come nel caso delle precedenti dichiarazioni congiunte, le Istituzioni europee e transatlantiche hanno un ruolo importante da giocare, specie in fase di attuazione della cooperazione, ma la palla è soprattutto nel campo degli Stati membri. Sta a loro spingere l’acceleratore o tirare il freno, e il richiamo finale, molto esplicito, a tutti per appoggiare le iniziative NATO e quelle UE è un modo per far capire che, di fronte alla Guerra russa e all’assertività cinese, i Paesi occidentali sono tutti nella stessa barca e devono remare nella stessa direzione.

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