Nel corso dell’annuale simposio sulla componente di superficie dell’US Navy che ha luogo in questo periodo dell’anno ad Arlington, Virginia, l’Ammiraglio di Squadra Roy Kitchener, responsabile delle US Naval Surface Forces e nonché comandante delle forze di superficie della Pacific Fleet, ha rivelato l’esistenza di un nuovo obiettivo - la disponibilità giornaliera di 75 unità di superficie in prontezza operativa - per il cui raggiungimento deriva una serie di obblighi e impegni che coinvolgono sia l’approntamento vero e proprio delle navi sia l’addestramento degli equipaggi e del personale di supporto a terra. L’obiettivo delle 75 unità pronte è scaturito da un esame dettagliato dei requisiti operativi derivanti dai nuovi scenari geostrategici, dall’andamento dei programmi in corso e dalle condizioni di efficienza del comparto industriale statunitense. Ricordando l’impiego e l’importanza dei data analytics per l’esecuzione dell’esame, l’Ammiraglio Kitchener ha dichiarato che tutta la Surface Warfare Community dell’US Navy è allineata per raggiungere quella da lui definita una nuova stella polare, attraverso un processo di riorganizzazione che abbraccia 3 iniziative contemporanee e complementari. La prima riguarda le definizione di un SURFACE RESPONSE PLAN (a sua volta inserito in un più ampio OPTIMIZED FLEET RESPONSE PLAN), con cui verranno dettate le priorità e assegnate le unità navali pronte per missione. La seconda iniziativa abbraccia tutti i vari comandi subordinati al vertice delle US Naval Surface Forces e concerne la costituzione di centri operativi per la manutenzione, noti come Surface Maintenance Operations Centers (SMOCs), incaricati di analizzare i report sulle avarie e stabilire un ordine di priorità per l’esecuzione delle riparazioni e l’assegnazione dei pezzi di rispetto necessari: agli SMOCs sarà assegnato personale già in servizio nei vari Surface Groups già esistenti per la gestione operativa e amministrativa delle unità alle loro dipendenze. La terza iniziativa è legata alle 2 macro aree geografiche - Atlantico e Pacifico - in cui sono concentrate le “flotte” numerate in cui è suddivisa l’US Navy: in ciascuna area verrà creato un Surface Readiness Group incaricato di gestire le attività di manutenzione di ogni singola unità e di supervisionarne e migliorarne il processo di approntamento.
L’inventario da cui verranno tratte le 75 unità pronte comprende gli incrociatori lanciamissili classe TICONDEROGA, i cacciatorpediniere lanciamissili classe A. BURKE, le travagliate LITTORAL COMBAT SHIPS e le navi d’assalto anfibio di tutte le categorie (LHA, LHD, LPD e LSD), per un totale di 164 unità di superficie. Evidente dunque l’esclusione delle portaerei, dei 3 cacciatorpediniere lanciamissili classe ZUMWALT, delle navi comando BLUE RIDGE e MOUNT WHITNEY, delle unità della categoria Expeditionary Sea Base e, ovviamente, dei sottomarini. L’US Navy spera di poter raggiungere l’obiettivo delle 75 unità di superficie sempre pronte entro i prossimi 2 anni: il Surface Response Plan dovrà inoltre determinare il miglior impiego possibile delle 75 unità e quali fra i comandi subordinati dislocati sulle coste atlantica e del Pacifico dovranno approntarle e mantenerle tali.
Maggiori dettagli sulle prospettive di evoluzione dell’US Navy in uno dei prossimi numeri di RID.