RIVISTA ITALIANA DIFESA
Ucraina, la guerra di droni e missili entra in una nuova fase 02/01/2023 | Pietro Batacchi

Con una situazione di sostanziale stallo sul terreno – con la parziale eccezione dei settori di Bakhmut e Soledar dove si registrano i lentissimi progressi delle forze russe – la Guerra in Ucraina nell’ultimo mese è diventata sempre più una guerra di droni e missili. Gli Ucraini attaccano sopratutto le regioni russe di confine e la Crimea, dove la contraerea di Mosca sembra al momento piuttosto efficace, ma anche il cuore della stessa Russia, come accaduto con la base dell’Aviazione Strategica di Engels, nella regione di Saratov; i Russi rispondono colpendo in profondità tutto il territorio dell’Ucraina. Negli ultimi giorni Mosca ha effettuato un grande attacco con missili e droni partito il 29 dicembre e proseguito nelle notti successive, stanotte compresa. La modalità è più o meno la stessa: iniziano a volare i droni SHAHED-136/GERAN-2, insieme a qualche esca, in particolare si sono registrati nuovi utilizzi di missili da crociera nucleari Kh-555 con testata inerte, poi è la volta dei missili anti-radiazioni a lungo raggio Kh-31P lanciati dai caccia pesanti Su-30SM e dei missili da crociera KALIBR e Kh-101 lanciati dalle unità navali della Flotta del Mar Nero e dai bombardieri strategici Tu-95. Si segnala inoltre anche l'utilizzo di S-300 in modalità superficie-superficie, soprattutto nelle regioni orientali del Paese. I Russi cercano così di “appesantire” la contraerea di Kiev, facendola lavorare al massimo anche su decoy e obbiettivi low cost come i droni, per colpire poi sopratutto con i cruise a bassa rilevabilità Kh-101. Gli obbiettivi non sono più solo la rete elettrica, ma anche i siti della difesa missilistica antiaerea e altre installazioni militari. Per esempio, a Kiev sono stati colpiti l’hotel Alfavito, dove potrebbero aver alloggiato consiglieri di Paesi NATO, la centrale termoelettrica TPP-5 sulla riva sinistra del Dnepr (nel distretto di Holosiivsky), e un paio di siti della difesa antiaerea. A Mikolaiv, sono stati invece colpiti i cantieri navali e il sedime dell’aeroporto di Kulbakino, mentre a Khmelnitsky uno dei siti di acquartieramento del 8th Separate Special Forces Regiment ed il 383° Reggimento Separato UAV, che opera con i droni Tu-141 che sono stati usati per attaccare la base aerea di Engels. Per quanto riguarda la rete elettrica, sono stati confermati gli strike, oltre che sulla citata TPP-5, sulle sottostazioni di Zapadnaya (Leopoli), Losjeve (Kharkiv), Trikhaty (Mikolaiv) e Usatove (Odessa), sulla centrale termica di Burshtynskaya (Oblast di Ivano-Frankivsk) e su quella di Zmiivska (Lyman, Oblast di Kharkiv). Gli Ucraini, non appena allertati, interrompono preventivamente la corrente nelle aree interessate dagli attacchi, per proteggere il più possibile la rete dai sovraccarichi, e continuano ad “indurire” i potenziali bersagli con sacchi di sabbia e blocchi di cemento. In questo modo si limitano i danni e si cerca di ridurre l’impatto tangibile della strategia di Mosca. L’impressione è che la contraerea ucraina fatichi a contenere le ondate d’attacco più grosse, ma sia comunque in grado di garantire un certo livello di protezione, soprattutto sulla capitale, dove la difesa è più densa. L’elemento discriminante sarà, dunque, la capacità di Mosca di sostenere un rateo di almeno 3-4 grossi attacchi missilistici il mese, e una pressione continua con i droni. Le capacità industriali del Paese sono state messe ormai da mesi in regime di guerra, con una produzione che, a quanto ci risulta, ha superato i 100 missili (KALIBR, INSKANDER e Kh-101) al mese, mentre potrebbe essere partito in house pure l’assemblaggio dei droni iraniani. Una circostanza che richiederebbe un'ulteriore intensificazione delle forniture NATO.

Sul terreno, invece, come si accennava, non si registrano particolari novità. Il tritacarne di Bakhmut continua a macinare vite umane a ritmi impressionanti: il Comando ucraino ha fatto affluire riserve e unità dal settore di Kherson e in questo modo sta arginando con fatica l’iniziativa delle forze di Mosca: l’attrito è molto alto da entrambe le parti e questo testimonia l’importanza strategica della città per la tenuta di tutto il dispositivo di difesa ucraino nel Donbas. Peraltro, Kiev è costretta a mantenere un certo numero di forze sul fronte nord, in concomitanza con il progressivo buildup russo in Bielorussia, dove non si manca di “far vedere” l’afflusso di nuove forze mobilitate e dove il 19 dicembre si è tenuto il “vertice di guerra” tra il Presidente Lukashenko e il Presidente Putin. Infine, da segnalare l’attacco del 31 dicembre ad una scuola di Makivka, nei territori dell’Oblast di Donetsk controllati da Mosca, dove erano acquartierate truppe russe neo-mobilitate. Secondo fonti filo-russe, sarebbero rimasti uccisi una settantina di soldati e un centinaio sarebbero rimasti feriti. Le perdite però sarebbero probabilmente più alte visto che si parla anche di oltre 100 dispersi. L’attacco è stato effettuato con 4 razzi lanciati dai lanciarazzi ruotati HIMARS.


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