
Lo scorso 14 dicembre si è svolto a Roma, presso la sede dell’Istituto Affari Internazionali, il convegno “Futuro del dominio navale: capacità militari ed innovazione tecnologica”. Di grande spessore il gruppo di relatori che hanno partecipato all’evento e offerto interessanti spunti. Tra questi, l’Amm. Pietro Alighieri, Senior Adviser di Segredifesa/DNA, l’Amm. Stefano Barbieri, Capo Reparto Pianificazione Generale del SMD, l’Amm. Aurelio De Carolis, Comandante della Squadra Navale della Marina Militare, l’Ing. Pierroberto Folgiero, AD di Fincantieri, il Dott. Alessandro Profumo, AD di Leonardo e la Dott.ssa Catherine Warner, Direttrice del NATO Centre for Maritime Research and Experimentation.
Il convegno ha fatto da cornice alla presentazione di uno studio IAI - in pubblicazione nei prossimi giorni e curato da Alessandro Marrone ed Elio Calcagno - sul tema navale
IL DOMINIO UNDERWATER
Nel suo breve intervento di saluto, il Sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago, ha sottolineato come “il dominio marittimo per un paese con le caratteristiche geografiche dell’Italia sia strategico” e che “la superiorità tecnologica, in particolare, nel dominio subacqueo rappresenta una sfida stimolante per il tessuto industriale italiano perché interseca diversi interessi non solo di sicurezza, ma anche legati a infrastrutture e al loro monitoraggio, o alle risorse nei fondali marini” (leggi idrocarburi, terre rare e approvvigionamento energetico).
INNOVAZIONE TECNOLOGICA E INDUSTRIA
Relativamente all’innovazione tecnologica, lo scenario subacqueo impone “un processo di innovazione tecnologica in ottica multidominio, ad esempio, nello sviluppo di avanzate capacità nella underwater sitaw e nella seabed warfare. Ovviamente l’innovazione tecnologica non è necessaria unicamente nel dominio subacqueo e non esclude, ma anzi, incoraggia la cooperazione internazionale. Uno degli esempi più citati durante il convegno nell’ambito dell’innovazione tecnologica e dello sviluppo di capacità navali italiane ed europee è stato, infatti, il progetto European Patrol Corvette.
Nel suo intervento sui nuovi trend tecnologici, Profumo ha sottolineato come “Leonardo sia da tempo impegnata sul tema dell’elettronica per la difesa e sia ben presente in aree di tecnologie di frontiera” - in particolare, “sulla componente digitale, inclusi digital twin e simulazione, sull’IA e la sua principale applicazione nel teaming manned unmanned, sulle armi ad energia diretta (Leonardo UK e negli USA con produzione diodi per laser), sulla sensoristica e sui CMS - principali enabler degli scenari multidominio”.
Sia Folgiero che Profumo hanno battuto sulla necessità di un rafforzamento di tali sinergie, con particolare enfasi data all’implementazione della cooperazione tra Fincantieri e Leonardo nell’ambito del progetto Orizzonte Sistemi Navali, che Profumo auspica diventi “interlocutore unico e autonomo per la Marina relativamente allo sviluppo e alla progettazione dei futuri Combat Management Systems”. Discorso simile quello di Folgiero che nell’ottica di un necessario incremento di competenze affinché Fincantieri diventi “un integratore colto di sistemi di combattimento, Orizzonte Sistemi Navali deve diventare il luogo in cui le grandi competenze di ship management system di Fincantieri e quelle di global management system di Leonardo si fondono in una nuova generazione di sistemi di automazione a vantaggio della stessa Marina.
L’AD di Fincantieri, inoltre, ha ricordato, ancora una volta, come “la capacità di fare sistema nell'offrire un pacchetto di capacità, addestramento e logistica a Marine giovani – con riferimento ad area MENA e Indo-Pacifico - è fondamentale perché l’Italia della difesa resti rilevante nei mercati internazionali”.
LA MARINA MILITARE NELL’ATTUALE E FUTURO SCENARIO GEOPOLITICO E MULTIDOMINIO
Come affermato dall’ Amm. Pietro Alighieri, in un orizzonte di 20-30 anni “la Marina Militare opererà costantemente e progressivamente più lontano dal Mediterraneo per difendere gli interessi nazionali, con l'apertura della rotta polare Artica e la crescente connessione economica delle regioni più dinamiche del mondo (Golfo Persico e Indo-Pacifico). Ciò imporrà progettazione di navi differenti per il cambiamento geografico degli scenari operativi e per i previsti lunghi periodi in mare. Le piattaforme certamente essere in grado di operare nel multidominio, ma attualmente siamo molto distanti da tale capacità”. Per raggiungerla sarà necessaria “la digitalizzazione degli assetti, ma anche dei centri C2, per consentire la gestione e la condivisione dei dati all’interno di un ecosistema, cloud o block chain che sia”. Ciò richiederà la totale “sovranità dei dati, opportunamente protetti da architetture solide e da cyber security, corretto flusso degli stessi nel sistema, affinché siano disponibili e condivisibili, e autonomia tecnologica (hardware e software) per poter essere totalmente indipendenti” nella creazione della struttura digitale e nella sua gestione.
Ancor più interessante l’intervento conclusivo del CINCNAV, Amm. De Carolis, che ha spiegato come la squadra navale operi già quotidianamente in uno scenario multidominio – cacciamine, attività di ricerca, antipirateria, vigilanza pesca, sorveglianza subacquea sulle 3 principali pipeline (Greenstrea, TAP e Transmed), protezione ZEE - all’interno del cosiddetto “Mediterraneo allargato”. Ha illustrato, poi, lo schema di manovra, “volto a ottimizzare risorse e compiti delle 14 navi di superficie e dei 2 sottomarini attualmente in mare per coprire tutte le aree di interesse strategico per l’Italia”, nonché per supportare le attività con alleati, come la scorta della FREMM FASAN al gruppo portaerei francese DE GAULLE e del cacciatorpediniere DORIA, assegnato alla portaerei americana BUSH.
Ulteriori approfondimenti su RID 2/23