RIVISTA ITALIANA DIFESA
Guerra di droni nel Mar Nero 02/11/2022 | Pietro Batacchi e Michele Cosentino

Il 29 ottobre 2022 e i giorni seguenti gli onori della cronaca internazionale sono stati riservati alla capacità della Marina Ucraina nell’attaccare con successo le unità navali e le infrastrutture della Flotta del Mar Nero a Sebastopoli, assicurandosi così un successo di elevato spessore psicologico e fors’anche operativo. Come noto, l’attacco è stato condotto da una task force formata da 8 mezzi aerei unmanned di tipo non noto e da 7 mezzi navali di superficie, anch’essi unmanned, probabilmente analoghi a quello ritrovato alcune settimane orsono sulle spiagge della Crimea (in foto). Come accade ormai per consuetudine di un conflitto che si avvia verso il nono mese, le informazioni di entrambi i contendenti sono discordanti, con le fonti ufficiali russe che rivendicano la distruzione di tutti gli UAV e di una parte degli USV, con il danneggiamento di un cacciamine e di installazioni portuali, e quelle ucraine che invece affermano di aver danneggiato 4 unità navali nemiche. I video (sempre che effettivamente non siano fake...) e le foto circolate fino a questo momento in Occidente mostrano chiaramente l’attacco di un USV contro la fregata lanciamissili ADMIRAL MAKAROV in navigazione (il video che si interrompe quando l’USV impatta contro la murata di dritta dell’unità), alcuni edifici in fiamme nel porto di Sebastopoli, la sequenza di un elicottero russo che tenta di colpire con le mitragliatrici uno degli USV e l’esplosione di uno di essi. Le fonti russe, come detto, hanno ammesso danni al dragamine IVAN GOLUBETS, ma è verosimile che l’impatto e l’esplosione dell’USV contro l’ADMIRAL MAKAROV qualche danno l’abbiano fatto. Kiev rivendica anche il danneggiamento di 2 navi da sbarco, notizia che se confermata implicherebbe un’ulteriore riduzione delle già non eclatanti capacità d’assalto anfibio in seno alla Flotta del Mar Nero.

Se l’impiego di UAV contro bersagli fissi non è certamente una novità, quello di USV nei confronti di unità navali in movimento lo è indubbiamente, soprattutto se si pensa che l’operazione ucraina è avvenuta all’interno della lunga e stretta via d’acqua che dal Mar Nero conduce alla base navale di Sebastopoli, la cui unica via d’accesso dal mare avrebbe dovuto essere sorvegliata meglio, soprattutto dopo la scoperta dell’USV “spiaggiato”. Non v’è dubbio che il momento scelto per l’attacco (ore di buio precedenti il crepuscolo mattinale) abbia contribuito a massimizzare il fattore sorpresa, ma l’assenza di uno stretto servizio di vigilanza - nonché di contromisure attive a cura delle unità navali - è quantomeno biasimevole. Il concetto operativo degli USV ucraini è una variante di quello sperimentato per la prima volta dalla Regia Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale, ripreso dagli israeliani nel 1948 contro la Marina Egiziana, dalle Tigri Tamil secessioniste nello Sri Lanka e dai ribelli Houti in azione nel Mar Rosso. Oltre che con un sensore elettro-ottico, gli USV ucraini sarebbero equipaggiati con 2 spolette a impatto adattate da quelle usate su bombe FAB-500 russe e montate a prora di un mezzo che, propulso da un idrogetto e imbottito di esplosivo, appare di semplice produzione. Tutte da capire, invece, le modalità di controllo remoto. Un’ipotesi è che i mezzi siano partiti dalle aree controllate dagli Ucraini, guidati via satellite e controllati sempre via satellite in up e down-link: in questo modo gli operatori in remoto avrebbero controllato non solo la camera, ma pure impartito i comandi al timone; da qui, appunto, la capacità di colpire pure un bersaglio in movimento. La seconda ipotesi, invece, è che, sempre da aree lontane, i mezzi abbiano seguito la navigazione di crociera seguendo way point pre-impostati per poi essere presi in carico da un team “avanzato” e controllati in modalità LOS (Line Of Sight). Infine, la terza ipotesi, quella meno verosimile, è che i droni siano partiti da un’area vicina all'obbiettivo – a seguito di un’infiltrazione - e da lì controllati in LOS. Non da escludere, infine, la possibilità dell’appoggio da parte di “terze parti” sia per ciò che concerne la pianificazione di un’azione combinata di così vasta portata sia a livello ISR.

Se l’ADMIRAL MAKAROV avesse subito danni di entità tale da non comprometterne l’integrità strutturale, è tuttavia plausibile un suo temporaneo ritiro dalla prima linea per riparare ciò che è stato danneggiato, limitando così per qualche tempo la capacità complessiva della Flotta del Mar Nero a supportare le operazioni terrestri con l’unica risorsa disponibile, cioè i missili da crociera KALIBR. La messa fuori gioco dell’ADMIRAL MAKAROV implica anche l’assenza, più o meno temporanea, di un’unità che, diventata la nuova ammiraglia della Flotta del Mar Nero dopo l’affondamento del MOSKVA, svolgeva funzioni di comando e controllo in un’area di operazioni diventata ormai assai critica per la Marina Russa. È possibile che nelle prossime settimane circolino immagini da fonti aperte che potrebbero aggiungere altri particolari interessanti dell’operazione condotta il 29 ottobre.

L’impatto maggiore dell’attacco rimane comunque quello di natura psicologica perché palesa ancora una volta l’incapacità della Marina Russa di fronteggiare le nuove minacce del combattimento navale, sollevando molti dubbi sull’efficacia non solo dei sistemi imbarcati sulle navi, ma anche sull’attuazione del concetto di bolla A2/AD per la protezione di infrastrutture terrestri a valenza strategica. Già qualche mese fa è circolata la notizia che diverse unità della Flotta del Mar Nero sono state “arretrate” nella base navale di Novorossysk, sulla costa orientale del Mar Nero, mentre di qualche giorno fa è la notizia della prossima riattivazione di una base in caverna a Balaclava, sulla costa della Crimea, usata ai tempi della Guerra Fredda per nascondere le unità subacquee. La sintesi di tutto ciò è che le dimensione marittima del conflitto fra Russia e Ucraina sta incidendo non poco sui paradigmi della guerra navale ed è destinata a influenzare non poco l’evoluzione tecnologica, dottrinaria e operativa delle Marine militari.

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