La Russia, in difficoltà sul terreno convenzionale, sta ampliando la propria strategia ibrida e di guerra cognitiva in Ucraina. Dopo la minaccia – più o meno velata – del ricorso all’arma atomica, dopo le azioni sotto soglia su NORDSTREAM – che hanno innescato in Europa il potente meccanismo del “cui prodest” – e i “giochi di ombre” sulle ferrovie tedesche, adesso è la volta della bomba sporca. Mosca ha lanciato infatti da giorni la narrazione sui presunti tentativi di Kiev di preparare un attacco con una bomba sporca (un ordigno assemblato mettendo assieme esplosivo e elementi radioattivi, che non innesca però la reazione a catena nucleare) per attribuirne la responsabilità alla stessa Russia. Su questa narrazione, il Cremlino è andato poi a ingaggiare i Paesi europei e gli USA, e la comunità internazionale in generale, con una forte iniziativa diplomatica e propagandistica. Un’azione anche questa da manuale di “hybrid warfare” per cercare di incunearsi e indebolire il rapporto tra Kiev e le capitali dei Paesi che ne stanno sostenendo lo sforzo bellico. Il timing non è casuale: siamo alla vigilia delle elezioni di mid term, che potrebbero veder sconfitto il Presidente Biden e premiare i Repubblicani; questi ultimi non propriamente un monolite al fianco di Zelensky. Insomma, Mosca, sulla difensiva su tutto il fronte ucraino, e in attesa degli sperati effetti della mobilitazione parziale, gioca le tradizionali carte della guerra cognitiva per manipolare le leadership e le opinioni pubbliche occidentali, alle prese con la crisi energetica e sociale che potrebbe scaturirne. Per ora la risposta dell’Occidente ha dato mostra di grande compattezza, l’accordo europeo sul gas ne è la testimonianza, ma la guerra sembra ancora lunga, mentre il fronte ucraino macina risorse e le famiglie devono fare i conti con la fiammata inflazionistica e si preparano ad un inverno di restrizioni; restrizioni che vanno a sommarsi a quelle di 2 anni di pandemia.
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