RIVISTA ITALIANA DIFESA
Ucraina, la campagna strategica low cost dei Russi 18/10/2022 | Pietro Batacchi

Dopo gli attacchi di ieri, stamattina i Russi sono tornati a colpire centrali e stazioni elettriche utilizzando presumibilmente droni suicidi - ovvero droni dotati di una testata integrata - di concezione iraniana come i più volti citati SHAHED 136. Nel mirino ancora una volta Kiev (3 esplosioni), Dnipro (2 esplosioni), Zhytomyr e pure Kryvyi Rih. Gli attacchi hanno causato diversi blackout mentre, secondo il Presidente Zelensky, dal 10 ottobre sarebbe stato distrutto il 30% delle centrali elettriche ucraine.

Ormai da una decina di giorni i Russi hanno lanciato una campagna strategica contro le infrastrutture energetiche dell’Ucraina che ha un impatto certamente drammatico sulla popolazione civile, ma pure sulle operazioni militari. Basti considerare, banalmente, che l’energia elettrica alimenta in maniera significativa la logistica delle forze di Kiev: dai treni che trasportano truppe e materiali al fronte, ai servizi di basi e installazioni militari. Insomma, obbiettivi a carattere duale che, per esempio, nelle guerre del Golfo del 1991 e 2003 sono stati neutralizzati nei primi giorni di campagna aerea. A differenza degli Americani, e dei primi mesi di Guerra in Ucraina, Mosca utilizza però uno strumento a basso costo come i droni che si sta rilevando per il momento efficace. I risultati di questa campagna strategica low cost - che sta replicando su scala più ampia quanto fatto in questi anni dai ribelli yemeniti Houthi contro le infrastrutture strategiche saudite - dipenderanno da 2 fattori: quanti sistemi anti-drone dedicati l’Ucraina riceverà dall’Occidente, un primo lotto è già compreso in uno degli ultimi trasferimenti americani, e come questi verranno integrati nelle difese antiaeree di Kiev, e se i Russi potranno garantirsi non solo e non tanto la continuità delle forniture dall’Iran, ma se sapranno pure allestire in poco tempo una linea di produzione in casa. Quest’ultimo aspetto è rilevante poiché se la Russia dovesse in breve tempo acquisire la capacità di realizzare in house questi sistemi, considerando le dimensioni della propria industria (che non sono certo quelle delle officine artigianali di Hamas o dei ribelli yemeniti Houthi…), ne potrebbe sfornare centinaia il mese.

Dettagli e approfondimenti su RID 11/22.

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