Il conflitto in Ucraina sta concretizzando un ulteriore “incubo” per il pensiero militare occidentale: quello di un conflitto di attrito a media-alta intensità su vasta scala. Per carità, c’è sempre qualcosa di peggio, ovvero le operazioni di stabilizzazione/controguerriglia senza fine e con impiego massiccio di personale, ma quanto vediamo, giorno dopo giorno in Europa, è ancora una volta un tipo di guerra che i militari NATO si augurano di non dover mai affrontare. Anche perché le macchine militari dell’Occidente non sono strutturate, organizzate, dimensionate, equipaggiate e psicologicamente preparate per combatterla.
Il tipo di guerra che piace al Pentagono e di conseguenza a Mons e dintorni è una guerra ad alta tecnologia, ad alta intensità, di durata relativamente breve che consenta da un lato alla superiorità tecnologica di cui gode l’Occidente di schiacciare rapidamente l’avversario, provocando effetti militari e politico-strategici tali da costringerlo a gettare la spugna o almeno ad accettare le proprie condizioni. Questo tipo di conflitto è anche quello che meglio si attaglia alle democrazie occidentali, i cui governi devono rispondere al giudizio degli elettori-cittadini, i quali ormai da decenni non sono stati più educati all’idea che una guerra “vera” possa durare non pochi giorni o settimane, ma prolungarsi per mesi o anni, con conseguenti devastazioni e perdite di vite umane ed economiche immense.
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