La conquista da parte di milizie legate all'ISIL di Sirte, importante città della Libia tra Bengasi e Tripoli (da cui dista circa 400 km), fa precipitare ulteriormente nel caos il Paese, già dilaniato da una feroce guerra civile. La prese della città non è stata difficile, anzi, considerando che Sirte, a differenza di altre grandi città della Libia, era scarsamente difesa da milizie in armi – gli uomini della Lybian Shield erano pochi ed hanno lasciato subito il passo alle avanguardie del Califfato – gli uomini di ISIL hanno avuto gioco facile. In realtà, più che di ISIL in quanto tale sarebbe più corretto parlare di qualche gruppo locale che ha dichiarato la propria fedeltà al Califfato e che per l'occasione è stato supportato da “professionisti/consiglieri” giunti da Derna.
Le formazioni filo-ISIL, infatti, hanno la propria roccaforte nella città di Derna, la seconda più importante della Cirenaica da sempre culla del jihadismo libico, dove ha sede il “franchise” ufficiale del Califfato che ha seguito le orme del gruppo algerino Jund al-Khilifa e di quello del Sinai egiziano Ansar Beit al-Maqdis. Qui ha sede un nucleo storico di ISIL di almeno 500-800 miliziani e sono presenti numerosi campi di addestramento. Ma da qualche mese, miliziani dei gruppi filo-ISIL hanno iniziato ad infiltrarsi anche a Tripoli, dove il 27 gennaio scorso un commando suicida di ISIL ha attaccato l'hotel Corinthia, ed anche in altre città dell'ovest, come, appunto, Sirte. Ad oggi sarebbero già 2.000-3.000 i miliziani jihadisti che si richiamo al Califfato di Al Baghdadi operanti in Libia. Ma come è stata possibile una crescita così rapida del fenomeno ISIL anche in Libia? Innanzitutto, le scissioni continue tra i ranghi delle altre formazioni jihadiste, che hanno fatto in poco tempo lievitare i ranghi del gruppo, e le decine di miliziani rientrati dalla Siria e dall'Iraq anche in Libia. E poi il tribalismo/fazionalismo locale che ha favorito la proliferazione di realtà pronte a dichiarare la propria fedeltà/appartenenza al Califfato per mere ragioni di convenienza, aderenza ad un marchio di successo e, dunque, in ultima analisi, per attrarre fondi e supporto economico. Grazie ad ai suoi successi in Iraq e Siria ed all'abilità della propria ala mediatica – da questo punto di vista simbolico l'uso sistematico di video di decapitazioni mira proprio a veicolare l'immagine di una realtà “altra”, più radicale e violenta di Al Qaeda, sia per reclutare nuovi adepti sia per intimorire e minare il morale dei potenziali nemici - ISIL si è affermato come il marchio principale nel panorama jihadista, superando quella ormai retrò di Al Qaeda, e diventando sempre più appetibile per tutti coloro che vogliono combattere per la causa dell’Islam o per chi lo vuole adottare in franchising o, ancora, per quei potenziali donatori (soprattutto del Golfo) desiderosi di fare un investimento sicuro su un marchio di successo.
Per questa ragione, in un Paese fuori controllo come la Libia, ISIL è in grado di reclutare senza problemi sempre nuovi adepti e far lievitare le proprie fila tanto che il gruppo è all'offensiva in diverse parti del nord della Libia approfittando della feroce lotta tra le forze del Generale Haftar e le forze che si richiamano alla Fratellanza Musulmana libica. Detto ciò, per ISIL sarà molto difficile attaccare e conquistare città come Misurata o Tripoli, queste sì difese da milizie – come quelle della stessa città di Misurata e la Lybian Shield – molto numerose, agguerrite e ben armate/equipaggiate.