RIVISTA ITALIANA DIFESA
Sirte nelle mani di ISIL 13/02/2015 | Pietro Batacchi e Andrea Mottola

 

La conquista da parte di milizie legate all'ISIL di Sirte, importante città della Libia tra Bengasi e Tripoli (da cui dista circa 400 km), fa precipitare ulteriormente nel caos il Paese, già dilaniato da una feroce guerra civile. In Libia, le milizie islamiste, o filo-qaediste/ISIL, sono ormai una minaccia per fronteggiare la quale non basta più la guerra per procura condotta attraverso il Generale Haftar.

Le formazioni filo-ISIL hanno la propria roccaforte nella città di Derna, la seconda più importante della Cirenaica da sempre culla del jihadismo libico, dove ha sede il “franchise” ufficiale del Califfato che ha seguito le orme del gruppo algerino Jund al-Khilifa e di quello del Sinai egiziano Ansar Beit al-Maqdis. Ma da qualche mese, miliziani dei gruppi filo-ISIL hanno iniziato ad infiltrarsi anche a Tripoli, dove il 27 gennaio scorso un commando suicida di ISIL ha attaccato l'hotel Corinthia, ed anche in altre città dell'ovest, come, appunto, Sirte. Ad oggi sarebbero già oltre oltre 2000 i miliziani jihadisti che si richiamo al Califfato di Al Baghdadi operanti in Libia, un numero che cresce di giorno in giorno ingrossato da scissioni continue tra i ranghi delle altre formazioni jihadiste. Nei fatti ISIL è all'offensiva in diverse parti del nord della Libia approfittando della feroce lotta tra le forze del Gnerale Haftar e le forze che si richiamano alla Fratellanza Musulmana libica.

Un'altra milizia apertamente jihadista è Ansar al-Sharia. Si tratta in realtà di una milizia di matrice puramente qaedista legata sia ad AQMI che all’Ansar al-Sharia tunisina e può essere considerata l’erede del Gruppo Combattente Islamico Libico (LIFG), storico gruppo islamico attivo in Libia anche durante gli anni del regime di Gheddafi. Ansar al-Sharia è considerata responsabile dell'uccisione dell'Ambasciatore americano Stevens nel 2012. Il suo obiettivo dichiarato è l’instaurazione di un califfato libico e, in tal senso, va ricordata la dichiarazione risalente ai primi di agosto 2014, quando il suo leader Muhammad al-Zahawi, dopo aver costretto le forze di Haftar alla ritirata da Bengasi, non esitò a definire la città emirato islamico. Di fatto, però, Ansar al-Sharia si rifiuta di riconoscere il Governo di Tripoli di al-Hassi, elemento che la differenzia da altre milizie islamiste e la colloca tra i gruppi radicali separati dalle organizzazioni legate al Governo di Tripoli. Per quanto riguarda la composizione del braccio armato del gruppo, esso può contare su almeno 5.000 miliziani, schierati tra Bengasi e Derna. Alleata di Ansar al-Sharia è la Brigata Omar al-Mukhtar, dal nome dell’eroe della resistenza libica durante la guerra coloniale italiana. La brigata è composta da circa 250 miliziani, guidati da Ziyad Balaam, e opera principalmente nelle aree intorno a Derna, Ajdabiya e Bengasi. Sempre a Bengasi è presente anche la Brigata dei Martiri del 17 Febbraio, probabilmente la milizia più grande e ben armata della Libia orientale. Il gruppo è formato da 3/4.000 miliziani alla cui guida c’è Fawzi Bukatef, membro della Fratellanza Musulmana libica, ed è costituito da 12 battaglioni. Oltre che a Bengasi, il gruppo è presente anche nella zona di Kufra, nel sud del Paese. Vero e proprio nerbo della Brigata dei Martiri del 17 Febbraio è la Brigata Rafallah al-Sahati, composta da circa 1.000 combattenti. Il suo leader è Ismail al-Sallabi, mentre il Comandante in Capo è Salahadeen Bin Omran. Nei mesi scorsi, Ansar al-Sharia, Rafallah al-Sahati e i Martiri del 17 Febbraio si sono unite nel Consiglio dei Rivoluzionari della Shura di Bengasi, un gruppo “ombrello” creato per resistere all’offensiva di Haftar a Bengasi.

Vicino alla Fratellanza Musulmana è anche il Lybian Shield, gruppo costituito da 12.000 miliziani divisi in 4 brigate sparse in tutto il Paese (Bengasi, Khums, Misurata, Zliten, Bani Walid, Zawiya, Gharian, Tarhouna e Sabratha). Costituitosi nel 2012 come veicolo temporaneo per l’integrazione degli ex combattenti ribelli in un esercito nazionale, ha finito per entrare in conflitto con altre forze vicine al Governo di Tripoli. Oggi è guidato da Wissam Ben Hamid, controlla molte delle aree costiere del Paese e dispone di un arsenale notevole costituito da armi pesanti e da circa 1.200 veicoli (pickup e blindati).

A completare il panorama dei gruppi islamici attivi in Libia, ancorché di matrice marcatamente qaedista, vanno ricordati le costole libiche dei gruppi sahelitiAQMI (Al Qaeda nel Magreb Islamico) ed El-Muwaqiin Bi Dam (Coloro che firmano con il sangue, gruppo guidato da Mokhtar Belmokhtar ). A partire dal 2013, in conseguenza delle operazioni francesi in Mali, le 2 realtà hanno iniziato ad infiltrarsi in Libia, approfittando del caos che regna nel Paese, e sono attive sia in Cirenaica che nel Fezzan, dove sarebbero sorti i nuovi centri di comando e controllo ed un nuovo dispositivo logistico, in particolare nella zona di Ubari. Diversi miliziani di questi 2 gruppi, però, negli ultimi mesi si sono uniti alle realtà che si richiamano ad ISIL.

 

 


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