RIVISTA ITALIANA DIFESA
Ucraina, la debacle russa di Kharkiv 12/09/2022 | Pietro Batacchi

La fulminea azione degli Ucraini nel settore di Kharkiv ha avuto successo, con la cattura di tutto l’Oblast omonimo e di 2 nodi strategici fondamentali come le città di Kupyansk e Izyum, conquistate dai Russi la scorsa primavera a costi altissimi, e sta ponendo nuovamente pesanti interrogativi sulla performance della macchina bellica di Mosca. Cerchiamo di capire le ragioni dietro al successo delle forze di Kiev ed a quella che potrebbe essere una svolta per il conflitto. Per prima cosa, gli Ucraini hanno scelto accuratamente il punto più debole del dispositivo russo – difeso da pochi reparti della Guardia Nazionale e della milizia separatista – sfruttando la schiacciante superiorità numerica e qualitativa (con l’impiego di 3 reparti eccellenti: 25ª Brigata Aeroportata, l’80ª Brigata d’Assalto Aereo e la 92ª Brigata meccanizzata) nel punto decisivo ed ottenendo l’effetto sorpresa. Insomma, a differenza dei Russi, che in quel settore non avevano neppure gettato campi minati, hanno applicato alla lettera 2 principi cardine dell’arte militare – superiorità relativa nel punto decisivo e sorpresa – ed hanno ottenuto il risultato atteso, ovvero sono entrati con rapidità molto in profondità nell’area sotto controllo russo. La velocità e decisività dell’azione ha messo subito in crisi il Comando russo, che non ha avuto né tempo né modo di richiamare le riserve, in buona parte dispiegate nel sud per fronteggiare la contemporanea azione offensiva su Kherson (che, attenzione, non era e non è una finta viste le risorse impiegate e le perdite subite dagli stessi Ucraini), mentre l’Aviazione si è dimostrata incapace di tamponare la situazione. Da qui la decisione di ritirare tutto il dispositivo ad occidente del fiume Oskil (e poi anche da nord dell’Oblast di Kharkiv) per evitare l’accerchiamento e la perdita dei reparti migliori lì dispiegati. Un modo per preservare al massimo la più scarsa risorsa dei Russi, ovvero gli uomini. Il ritiro è stato molto rapido e questo spiega anche la cattura da parte degli Ucraini di diversi mezzi. Secondo nostre fonti, un’ottantina tra carri – compresi diversi T-80 della 4ª Divisione corazzata – e veicoli da combattimento per la fanteria (ruotati e cingolati) e alcuni UAV, più 3-4 depositi di munizioni e armi. L’azione ucraina ha avuto successo anche, se non sopratutto, grazie al supporto occidentale. Per prima cosa, a livello informativo e d’intelligence – un terreno dove la superiorità ucraina è stata schiacciante sin dal primo minuto di guerra – e poi a livello di pianificazione. Per la prima volta, infatti, gli Ucraini hanno messo in piedi e condotto un’operazione combinata con elementi meccanizzati ed elementi altamente mobili basati su tecniche, che sono “corse” in profondità per tagliare fuori le unità russe, ed un ombrello antiaereo basato sopratutto, per quanto noto, su STINGER e STRARSTREAK. Il coordinamento, inoltre, è stato ottimale e non è da escludere un aiuto occidentale nella pianificazione che, anzi, proprio per questi aspetti sembra evidente. A ciò bisogna aggiungere il supporto dell’Aeronautica Ucraina (rimessa in piedi dall’assistenza NATO ed americana) che ha ben lavorato, assieme alle loitering munitions SWITCHBALDE e PHOENIX GHOST, sulle batterie di SAM russe. E poi il ruolo dell’artiglieria di precisione a lungo raggio e, più in generale delle forniture occidentali, che, ad oggi possiamo dirlo con certezza come ci confermano nostre fonti sul terreno, sono ben superiori rispetto a quanto reso noto ufficialmente. Il targeting è molto accurato: gli Ucraini “vedono” e colpiscono con precisione ed eliminano puntualmente posti di comando, depositi di munizioni, infrastrutture, centri di stoccaggio e così via, mentre i Russi per ottenere gli stessi obbiettivi “consumano” più proiettili e risorse. Nel complesso i Russi hanno subito una debacle con le seguenti conseguenze: la definitiva rinuncia a Kharkiv, e pure ai 2 grandi centri di Slovjansk e Kramatorsk, l’incremento della pressione ucraina su tutto il settore nordoccidentale dell’Oblast di Lugansk, più il tremendo impatto psicologico (documentato dalla levata di scudi di diversi blog e account russi, Telegram e Twitter, “non ufficiali”). Approfondimenti su RID 11/22.

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