RIVISTA ITALIANA DIFESA
Il gioco dell’oca dei sottomarini australiani 16/06/2022 | Giuliano Da Frè

In pochi giorni il Governo australiano chiude il contenzioso con Naval Group sui sottomarini francesi AIP cancellati a favore di un (fantomatico) battello nucleare anglo-americano in salsa isolana; e riapre però, col nuovo Ministro della Difesa espresso dalla compagine laburista insediatasi il 23 maggio, ad una scelta “convenzionale” verso unità con propulsione AIP. Il gioco dell’oca sui sottomarini australiani infatti prosegue. La prima casella è stata occupata l’11 giugno quando l’Australia e il colosso francese Naval Group hanno annunciato, con toni decisamente più distesi rispetto a quelli di un anno fa, di aver raggiunto un accordo sul contezioso innescato dalla decisione presa il 16 settembre 2021 dal governo di Canberra di rescindere il contratto firmato nel 2016 per realizzare 12 sottomarini AIP d’attacco. Non un fulmine a ciel sereno, poiché il progetto mirato a realizzare localmente un battello derivato dai SUFFREN/BARRACUDA nucleari francesi, ma in configurazione AIP convenzionale e raddoppiando la flotta subacquea australiana, oltre a sforare il già elevato costo oltrepassando i 90 miliardi di dollari australiani (55 miliardi di euro), stava incontrando crescenti difficoltà nei trasferimenti di tecnologia da iniettare nella limitata capacità industriale dell’isola-continente. La decisione aveva tuttavia creato una clamorosa grana internazionale con Parigi, poiché contemporaneamente l’allora Governo liberale aveva aderito assieme a Stati Uniti e Gran Bretagna al patto di sicurezza trilaterale AUKUS, annunciando a sorpresa di voler acquisire almeno 8 sottomarini nucleari, da sviluppare e realizzare in parte localmente. Annuncio che per la verità ha suscitato perplessità ancora maggiori di quelle relative agli ATTACK/SHORTFIN BARRACUDA, visto che la scelta nucleare implica ricadute e oneri tecnologici ed economici ben più pesanti. E così, mentre il contenzioso franco-australiano veniva risolto versando a Naval Group un vistoso indennizzo pari a 555 milioni di euro – letteralmente gettati al vento, se si pensa che un singolo e sofisticatissimo battello italiano U-212NFS ne costa 650, supporto decennale incluso -, il neo Ministro della Difesa laburista Richard Marles ha riaperto la riflessione sui futuri battelli australiani. Che i 6 travagliatissimi COLLINS degli anni ‘90 vadano sostituiti e in tempi ragionevoli, nessuno lo mette in dubbio: ma che tale sostituzione possa attendere un’entrata in servizio di battelli nucleari stimata attorno al 2038 è un’ipotesi largamente problematica, anche sottoponendo i sottomarini in servizio al nuovo upgrade proposto, comunque assai costoso. Marles non ha escluso a priori l’adozione del nucleare: ma pragmaticamente ha riaperto all’opzione convenzionale/AIP, almeno come passo intermedio mirato a mandare in pensione i COLLINS. Se si opterà per tempi rapidi evitando di sperperare ingenti risorse nel loro upgrade (mantenendone 4 in servizio e 2 in riserva e/o cannibalizzazione), potrebbero tornare in auge battelli già maturi e scartati a favore dei BARRACUDA, e da realizzare solo in parte localmente senza eccessive e problematiche customizzazioni, come i Type-218 realizzati da TKMS per Singapore, o i TAIGEI nipponici con le nuove batterie agli ioni di litio; e chissà che non possa esserci chance per gli U-212NSF italiani in costruzione da qualche mese.


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