RIVISTA ITALIANA DIFESA
Difesa, ecco la Strategia per il Mediterraneo 08/06/2022 | Pietro Batacchi

“Il contesto di sicurezza internazionale conferisce rinnovata centralità al Mediterraneo. La nostra sicurezza legata a doppio filo alla sua stabilità”.

Così il Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, nel presentare la “Strategia di sicurezza e difesa per il Mediterraneo” della Difesa delineata in una delle 3 direttive ministeriali di recente emanazione che fissano le priorità del Dicastero per il prossimo triennio. Le altre 2 sono “l’Atto di indirizzo per l’avvio del ciclo integrato di programmazione” e la “Direttiva per la politica militare nazionale”. La prima mette in moto il processo di pianificazione strategica e finanziaria della Difesa, attività finalizzata alla predisposizione del budget per il 2023 e del bilancio 2024-2025 del Ministero, sviluppati in funzione delle priorità strategico politiche del Paese. La seconda, oltre a definire il posizionamento dell’Italia nello scenario internazionale, riserva ampio spazio allo sviluppo delle capacità industriali del Paese, essenziali per assicurare l’autonomia strategica dell’Italia e dunque la tutela della sua sovranità. Aspetti che assumono rilevanza ancora maggiore oggi, in un tempo segnato dalle tensioni e delle ricadute economiche e securitarie del conflitto russo-ucraino anche sul Mediterraneo.

Tornando alla “Strategia di sicurezza e difesa per il Mediterraneo”, evidentemente la Difesa ha voluto dotarsi di uno strumento per orientare e indirizzare i propri sforzi sistemici in un’area di vitale importanza per l’interesse nazionale. Un’area che abbraccia il Medioriente, il Golfo di Guinea, il Corno d’Africa e la fascia sub-Sahariana, ed è identificabile con il ben noto concetto di Mediterraneo Allargato. Qui sono localizzati interessi vitali per l’Italia come quelli relativi alla sicurezza delle fonti di approvvigionamento energetico, al monitoraggio ed al controllo dei flussi migratori, al contrasto alla minaccia terroristica e, probabilmente oggi il più importante, alla competizione geopolitica tra vecchi e nuovi attori di rilievo. Una competizione che riguarda tanto il controllo delle risorse energetiche quanto una generalizzata corsa agli armamenti.

In questo quadro, sempre secondo il Ministro Guerini “l'aggressione russa all’Ucraina, che porta comprensibilmente il nostro sguardo a Est, conferisce tuttavia una rinnovata centralità al Mediterraneo, mare caldo d’Europa e Fianco Sud della NATO, avendo un’influenza significativa sulle sue dinamiche. In primo luogo, evidenzia la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico. Inoltre, minaccia di avere ripercussioni sul commercio mondiale delle derrate alimentari, con conseguenze particolarmente negative sulle realtà economicamente più fragili, a partire dall’Africa. È uno scenario che annuncia ricadute umanitarie che la Comunità internazionale deve prepararsi a gestire e che possono avere impatti sulla nostra sicurezza”. Si tratta di parole di fondamentale rilevanza dalle quali discendono tutta una serie di considerazioni. La prima, e la più ovvia, è che l’Italia dovrà sempre di più occuparsi della sicurezza e della stabilità di queste aeree dalle quali dipenderà da ora in avanti in misura maggiore il proprio approvvigionamento e, in ultima analisi, il benessere dei suoi cittadini. Aree tradizionalmente instabili, soggette a rischi e minacce di ogni tipo e che necessitano di una costante attività di monitoraggio con la quale alimentare un costante e continuo ciclo di intelligence (intelligence di qualità, azionabile in caso di contingenze, ma anche intelligence strategica per consolidare il posizionamento del Paese nell’ambito di una competizione ormai permanente). La seconda, è che per tutelare al meglio il proprio interesse in uno scenario estremamente complesso e multidimensionale occorre uno strumento militare all’avanguardia e dispiegabile, da utilizzare all’occorrenza in autonomia o nel quadro di coalizioni di volenterosi legate o meno ad alleanze sovraordinate come la NATO o l’UE. Non è detto, infatti, che nell’ambito delle suddette alleanze vi sia comunanza di interessi su come e se agire in caso di crisi nel Mediterraneo Allargato. In tal senso va letta l’intenzione, ribadita anche nelle 3 direttive recenti, di creare entro il 2026 una forza di intervento nazionale con capacità multidominio, modulare, scalabile e proiettabile, opportunamente dimensionata per le operazioni nei 5 domini, logisticamente autonoma e sempre integrabile in dispositivi multinazionali, adeguata a condurre e sostenere una “operazione interforze autonoma, su scala regionale e di durata limitata” (Limited - Small Joint Operation Nazionale, L-SJON). Tale forza dovrà assicurare prontezza all’impiego in scenari anche ad alta intensità – sia pure per un periodo limitato – al fine di garantire la difesa e la tutela degli interessi vitali e strategici. Dettagli e approfondimenti su RID 7/22.

Seguiteci anche sul nostro canale Telegram.


Condividi su:  
    
News Forze Armate
COMUNICATI STAMPA AZIENDE