
La Guerra in Ucraina è osservata attentamente in tutto il mondo, a Pechino forse più che altrove. La Repubblica Popolare guarda infatti con attenzione agli sviluppi del conflitto, ma lo fa con un obiettivo ben preciso: Taiwan. L’isola di Taipei è l’obiettivo principale della Cina, che non le riconosce alcuna sovranità e la considera parte integrante del proprio territorio. Come ha tenuto a precisare l’ambasciatore cinese a Washington, Qin Gang, l’Ucraina e Taiwan sono 2 cose “totalmente differenti”. Tuttavia si possono iniziare a trarre alcune lezioni riguardo le implicazioni che il conflitto ucraino potrebbe avere sulla strategia cinese per Taiwan.
Da un punto di vista strategico è necessario in primis affrontare l’impatto della Guerra in Ucraina sull’ordine internazionale. L’attuale conflitto avrà probabilmente conseguenze sulla distribuzione relativa del potere e sull’equilibrio internazionale (con un ridimensionamento della Russia, un emergere di potenze regionali e una crescita della sfera d’influenza americana?), più difficile è interpretare come tale impatto verrà percepito da Pechino. La Cina considera se stessa come una potenza emergente, destinata a soppiantare la potenza americana, considerata in declino. La pronta risposta occidentale all’invasione russa dell’Ucraina è tuttavia probabile che abbia sollevato delle perplessità riguardo alla convinzione cinese sul declino dell’occidente e sulla crisi dell’impero americano e della sua influenza globale. Un secondo importante aspetto da considerare è quello dell’esposizione cinese sui mercati occidentali: l’effettività delle sanzioni alla Russia è direttamente proporzionale alla sua esposizione sui mercati occidentali e lo stesso principio varrebbe nel caso di sanzioni alla Cina. Sempre nell’ottica delle sanzioni risulta cruciale garantire la resilienza della catena di approvvigionamento dell’industria nazionale della Difesa di Pechino.
Da un punto di vista più prettamente operativo/militare gli ucraini sono stati in grado, anche grazie agli aiuti occidentali (a livello di intelligence e di forniture militari), di rispondere efficacemente all’invasione russa, facendone lievitare i costi. In questa cornice si è manifestata l’importanza di sistemi controcarro e antiaerei spalleggiabili, i quali garantiscono una maggiore flessibilità di impiego e risultano essere difficili da individuare e distruggere, e di velivoli unmanned sia da ricognizione che da attacco, per i quali vale lo stesso discorso. Altro aspetto da considerare è quello dei “fattori morali”, quali ad esempio l’identità nazionale, in particolare il loro impatto sulla volontà di combattere da parte della resistenza. Un’altra importante considerazione, sempre di carattere operativo, è il fatto che la People’s Liberation Army (PLA), a differenza delle Forze Armate russe, non ha esperienza recente di combattimento (l'ultima risale alla guerra contro il Vietnam nel 1979), e potrebbe dunque incontrare difficoltà di carattere operativo e tattico nella pianificazione ed esecuzione dell'invasione. Sempre in quest’ottica è da valutare il percorso di ammodernamento della PLA avvenuto negli ultimi 10 anni. Si tratta infatti di uno strumento militare che è stato ammodernato a livello sia di mezzi ed equipaggiamenti sia di tattiche e dottrina militare, incorporando lezioni apprese dalle operazioni militari americane in Iraq e Afghanistan. Bisognerà pertanto valutare l’impatto di tale ammodernamento sull’efficienza delle Forze Armate cinesi. Altra importante lezione del conflitto ucraino è la centralità delle operazioni multidominio. In questo senso è emersa la difficoltà russa a svolgere operazioni militari complesse che esigono l’integrazione dei vari domini, nonché la presenza di un catena di comando e controllo chiara e unificata, con delega di una certa autonomia ai minori livelli operativi. Inoltre, per quanto riguarda il potere aereo, si segnala una difficoltà russa nell’utilizzo strategico della componente caccia, come dimostrato dal fatto che la campagna strategica sia stata condotta con missili da crociera KALIBR o con le varie versioni dei missili cruise aviolanciati Kh. Nel caso di un invasione cinese di Taiwan sarà fondamentale il raggiungimento della superiorità aerea nelle fasi iniziali del conflitto, anche in ottica di isolare Taipei da possibili aiuti militari. Inoltre, per quanto riguarda l'intelligence, il conflitto ucraino ha invece messo in luce le difficoltà a tenere nascosti i preparativi di un operazione militare su vasta scala. In questo senso saranno cruciali le capacità di intelligence e counter-intelligence che la PLA riuscirà a sfruttare. Per l’Ucraina è risultato fondamentale l’appoggio occidentale (NATO più Svezia) in questo campo, garantito anche tramite l’impiego continuativo di velivoli ISR, tra cui un G550 CAEW (Conformal Airborne Early Warning) dell’Aeronautica Militare, 1 RC-135W e 1 P-8A della Royal Air Force, 1 RC-135W 1 RQ-4 e 1 E-8C dell’US Air Force, 1 RC-12Xs dell’US Army, e 1 P-3C della Deutsche Marine. Legato a questo tema vi è quello dell’informazione e dell’info-war: come visto in Ucraina il controllo dello spazio informativo è di fondamentale importanza nella gestione delle moderne operazioni militari. Nel caso specifico di Taiwan la Cina, oltre ad utilizzare abilmente la propaganda, cercherà di monopolizzare lo spazio informativo, limitando fortemente le comunicazioni verso l’esterno. Ultima ma non meno importante è la lezione fornita dalla guerra in Ucraina sulla deterrenza nucleare, la quale permette di evitare il coinvolgimento diretto di altri attori. La Cina ha in questo senso aumentato il proprio stock di ICBM nucleari, prevedendo di possederne 1000 unità entro il 2030.
Seguiteci anche sul nostro canale Telegram.