RIVISTA ITALIANA DIFESA
Esercito, circolare interna e warfighting 17/03/2022 | Eugenio Po

Ormai da qualche giorno si parla di una circolare ad uso interno dell’Esercito Italiano: documento pubblicato, ripreso e commentato dalle più svariate testate giornalistiche (quotidiani, web, tv, radio). Si tratta di una circolare che tocca 4 elementi chiave dell’EI (personale, addestramento, impiego e sistemi d’arma) con l’obiettivo sostanziale di incrementare l’efficienza delle unità operative ad elevata prontezza dell’EI. Data la situazione internazionale, ed in particolare per le fortissime tensioni in atto tra NATO e Russia a seguito dell’invasione dell’Ucraina, lo Stato Maggiore dell’EI mette nero su bianco una serie di interventi volti ad incrementare l’efficienza e le capacità delle proprie unità operative. Tra le altre cose la circolare richiede ai reparti di addestrarsi esclusivamente al warfighting, cioè sostanzialmente alla guerra convenzionale, concentrandosi sulle principali missioni istituzionali della Difesa, le cosiddette 1a e 2a missione. Si tratta della difesa del nostro Paese e di quella dell’area euro-atlantica (cioè NATO nell’ambito dell’Art. 5). Sostanzialmente nulla di nuovo o di strano, data la situazione di tensione internazionale ed il fatto che le FA devono mantenersi pronte per ogni evenienza. Strane, invece, sono state certe reazioni politiche scomposte e assolutamente fuori luogo. I vertici militari dovrebbero essere censurati se la preparazione al combattimento o l’efficienza dei mezzi non risultassero idonei (vedi per esempio il caso della Germania nel 2018): in Italia, invece, sembra che la situazione sia opposta. Pare che le nostre Forze Armate debbano occuparsi solo di STRADE SICURE e di Protezione Civile, attività molto importanti, sia chiaro, ma si tratta pur sempre di missioni “ancillari” (e infatti la circolare prevede che tali attività ottengano il benestare dello SME); il “core” dello strumento militare resta sempre un altro, ovvero fare la guerra. Tornando infine alla circolare, ci siano concesse pure alcune osservazioni tecniche finali sui reparti e sui sistemi d’arma. Il documento pone infatti l’accento sull’artiglieria. Un accento a nostro avviso più che giusto, per una serie di ragioni. Innanzitutto, a giudicare da quanto sta emergendo dal conflitto in Ucraina, l’artiglieria sembra tornata di grande attualità, con un massiccio utilizzo da ambo le parti. Secondariamente l’Esercito Italiano dispone del semovente PzH-2000 (70 esemplari), concepito dal consorzio tedesco Krauss Maffei Wegmann (gruppo KNDS) e Rheinmetall e realizzato su licenza (68 dei 70 esemplari) da Leonardo (allora Oto Melara). Si tratta, probabilmente, di uno dei migliori semoventi d’artiglieria da 155 mm (155/52 mm) al mondo. Se viene associato poi al munizionamento guidato a gittata accresciuta VULCANO di Leonardo (munizionamento in fase di approvvigionamento e destinato a tutte le bocche da fuoco da 155 mm dell’EI) il binomio che ne scaturisce lo rende, senza alcun dubbio, il miglior sistema d’arma della categoria. Ha infatti una cadenza di tiro, una gittata ed una precisione senza pari: il suo unico limite è, forse, l’elevato peso della piattaforma (ma, si sa, ogni sistema d’arma è frutto di compromessi). Fatte queste osservazioni si capisce bene perché lo Stato Maggiore dell’Esercito concentra la sua attenzione sull’artiglieria in generale (anche i pezzi trainati FH-70 dovrebbero ricevere a breve il VULCANO) e su quella semovente in particolare.

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