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Il Primo Ministro Australiano, Scott Morrison, ha annunciato un nuovo piano per incrementare le capacità e i numeri dell’Australian Defence Force (ADF) per rispondere all’incertezza dell’attuale scenario internazionale. Il piano vede lo stanziamento di circa 38 miliardi di dollari con un’aumento degli organici delle Forze Armate di circa il 30% entro il 2040, portando il totale del personale in servizio permanente a circa 80.000 uomini e donne. Cifra questa che, se si aggiunge il personale civile della Difesa, raggiungerà circa le 101.000 unità; un valore significativo questo, se si considera che l’Australia, pur godendo di un vasto territorio (paragonabile all’Europa), è limitata ad una popolazione di circa 25 milioni di abitanti. Sempre secondo il Primo Ministro Morrison, l’intervento è stato ritenuto doveroso per assicurare la giusta quantità e qualità di personale neccessario per mantenere al sicuro il Paese, visti i crescenti bisogni, in particolare, dei domini dello spazio, cyber e dell’informazione. Il Ministro della Difesa, Peter Dutton, facendo eco al proprio PM, ha ribadito quanto il piano rappresenti una naturale progressione del 2020 Force Structure Plan di recente introduzione. Più soldati, marinai e aviatori quindi, in grado di utilizzare i nuovi sistemi d’arma di futura introduzione, come le fregate classe HOBART, i sistemi missilistici a lungo raggio e di difesa, e soprattutto la flotta dei nuovi sottomarini a propulsione nucleare. Proprio la componente sottomarina vedrà infatti una sensibile crescita, passando dalle 900 a circa 3000 unità. Nonostante tale annuncio sia stato effettuato in una delicata fase del Governo, entrato già nella fase pre-elezione e sotto attacco da parte dell’opinione pubblica per gli ipotizzati ritardi sull’impiego delle ADF nel fronteggiare l’emergenza innondazioni sulla costa orientale, il fatto l’ampliamento numerico delle FFAA sia stato appoggiato anche dall’opposizione, in piena ottica bipartisan, ne conferma la sua concretezza. Anche l’Australia quindi, vedrà le sue spese per la Difesa superare il famoso 2% del PIL, tanto caro all’alleato a stelle e strisce.