
Dopo la semi totale assenza dei primi 5 giorni di operazioni in Ucraina, nelle ultime ore l’Aeronautica russa sembra lentamente assumere il ruolo che ci si aspettava ricoprisse fin dall’inizio dell’offensiva russa. Sebbene tale aspettativa si basasse su una consolidata dottrina d’impiego occidentale nei più recenti conflitti convenzionali (Iraq, Jugoslavia e Libia), caratterizzata dal diffuso utilizzo del potere aereo/missilistico nei primi giorni di operazioni per l’eliminazione degli obiettivi prioritari e la soppressione/distruzione delle difese aeree ground-based avversarie, è indubbio che l’assenza o il ridotto impiego di velivoli ad ala fissa per tali compiti abbia contribuito a rendere l’avanzata russa maggiormente lenta e difficoltosa.
Di fatto, escludendo le prime ore del conflitto, allorquando l’utilizzo combinato di una decina di cruise Kh-101 e Kh-555 lanciati dai bombardieri Tu-95MS BEAR e di una manciata di missili antiradiazioni Kh-31P dei bombardieri tattici Su-34 FULLBACK ha praticamente azzerato la rete radar di allerta precoce e sorveglianza ucraina e alcune batterie di S-300P più obsolete e con limitata mobilità per mancanza di pezzi di ricambio, nei 5 giorni successivi non sono stati documentati - né ufficialmente né ufficiosamente - impieghi di velivoli ad ala fissa dell’Aeronautica o della Marina russa. Le uniche eccezioni sono state rappresentate da sporadici sorvoli di FLANKER e da una dozzina di missioni di ricognizione fotografica e di interdizione eseguite, rispettivamente dai Su-24MR FENCER e dai Su-24M e Su-25 FROGFOOT, quasi tutte eseguite nel quadrante del Donbass o nell’area a nord della Crimea. Una situazione paradossale se si considera che, attualmente, il dispositivo aereo russo rischierato intorno all’Ucraina – e al suo interno, nel caso della Crimea – è composto da circa 250 aerei.
La principale ragione che può spiegare la "parsimonia" russa nell’impiego dell’air power va ricercata fondamentalmente proprio nella mancanza di una superiorità aerea che garantisse agli aerei russi un ampio margine di libertà nell’esecuzione in sicurezza di operazioni di combattimento all’interno dello spazio aereo ucraino, con possibilità minime di interferenze/abbattimenti da parte dell’Aeronautica di Kiev. Una situazione legata, con estrema probabilità, sia ad una generale scarsità di munizionamento guidato di precisione e di relativi pod di targeting per individuare e identificare i bersagli da una distanza di sicurezza, elementi necessari a raggiungere tale obiettivo, sia ad una lacunosa attività ISR propedeutica all’individuazione dei sistemi missilistici antiaerei mobili in dotazione alle forze ucraine. Un'altra possibile spiegazione è legata alla scarsa fiducia che l’Aeronautica russa ripone nella capacità di eseguire operazioni su larga scala adeguatamente coordinate con la contemporanea attività di tracciamento di possibili bersagli aerei ucraini da parte dei sistemi antiaerei russi ground-based. Banalmente, timore del fuoco-amico. Anche gli attacchi effettuati contro le basi aeree ucraine tramite missili balistici tattici ISKANDER-M – circa 40 lanciati nelle ultime 48 ore – non si sono dimostrati particolarmente efficaci nel rendere inoperabili tali basi.
Nelle ultime 36 ore, tuttavia, sembrerebbe esserci stato un lieve incremento delle operazioni aeree russe per l’eliminazione dei restanti sistemi missilistici antiaerei a medio-lungo raggio, nonché in missioni di supporto aereo alle forze di terra e di ricognizione fotografica. Almeno un paio di Su-34 hanno partecipato all’offensiva a larga scala in atto su Kharkiv con ordigni a caduta libera FAB-500M-62 o bombe a grappolo RBK-500 e OFAB-500, mentre un Su-30/35 russo avrebbe abbattuto un MiG-29 ucraino. Sono stati documentati, inoltre, voli a bassa quota di assaltatori Su-25SM FROGFOOT provenienti dalla Bielorussia impiegati per il supporto aereo ravvicinato alle truppe di terra impegnate nella periferia settentrionale di Kiev (Bucha e Irpin). Fonti militari ucraine parlano di impiego di bombardieri a lungo raggio Tu-22M3 BACKFIRE impiegati come piattaforme di lancio di missili cruise dall’interno dello spazio aereo russo (area di Belgorod) per l'elimnazione di batterie di S-300. A margine di tali attività, peraltro, va segnalata la comparsa di aerobersagli E95M ENICS impiegati dai russi come esche per la localizzazione dei sistemi antiaerei ucraini ancora attivi. Per lo stesso scopo, inoltre, come già anticipato precedentemente da RID, è possibile che nei prossimi giorni i russi impieghino i circa 42 vecchi biplani An-2 recentemente rischierati a Seshcha (area di Bryansk, 150 km a nord del confine ucraino) come esche per localizzare i restanti sistemi missilistici antiaerei ucraini ancora operativi, seguendo una tattica utilizzata con successo dall’Azerbaijan nel conflitto del Nagorno-Karabakh. In tale frangente, non è mai stato chiarito sei gli aerei venissero diretti in volo livellato verso lo spazio aereo nemico prima dell’espulsione dell’equipaggio, oppure se fossero stati equipaggiati con dispositivi che gli consentissero di operare come sistemi a pilotaggio remoto. Un dubbio che resterebbe anche in caso di un loro eventuale impiego nel conflitto ucraino.
Al netto di tale eventualità, è verosimile ritenere che nei prossimi giorni la Russia incrementi gradualmente le proprie sortite aeree parallelamente all'elimìnazione dei principali sistemi antiaerei a medio-lungo raggio ucraini. La distruzione/danneggiamento delle basi aeree, pur restando un obiettivo di elevata importanza, resta secondario, dato che in eventuali combattimenti aerei contro i restanti caccia ucraini i FLANKER - ed eventualmente i MiG-31 FOXHOUND - russi hanno il vantaggio di poter disporre di radar che consentono l'ingaggio di bersagli multipli e di missili aria-aria a medio-lugo raggio, capacità totalmente o parzialmente mancanti nei FULCRUM e FLANKER ucraini.