.jpg)
Nonostante gli ultimi avvenimenti, il rischio di azioni militari russe in Ucraina non può sicuramente considerarsi superato, e secondo il Capo dell’Intelligence militare ucraina, il Gen. Kyrylo Budanov, esiste la possibilità che i russi possano effettuare operazioni anfibie focalizzate sui porti di Odessa e Mariupol. Tale temibile previsione merita un’analisi che riguarda unità navali, forze di fanteria di Marina, distanze in gioco, idrografia e lo studio dei fondali, previsioni meteo e possibili aree di sbarco per una forza dotata di una non trascurabile power projection in un’area costiera. La Flotta russa del Mar Nero è costituita da circa 20 unità navali operative, tra cui spiccano l’incrociatore MOSKVA, 5 fregate e diversi sottomarini diesel-elettrici; una tale flotta ha i numeri e le capacità per creare il così chiamato “sea control” all’interno o nei pressi dell’area designata per lo svolgimento delle operazioni anfibie (AOA), sopratutto se consideriamo le caratteristiche del Mar Nero. Le capacità anfibie di tale Flotta, basate sulla 197ª Brigata di Navi d’Assalto, sono composte da 3 unità classe ALLIGATOR e 4 unità classe ROPUCHA (LST), a queste ultime se ne sono aggiunte altre 2, la KOROLEV e la MINSK, provenienti dalla Flotta del Baltico. In supporto alle unità maggiori si aggiungono 2 unità a cuscino d’aria (LCAC) classe ZUBR e 8 mezzi da sbarco dislocati nel Mar Nero alla fine dello scorso anno e provenienti dal Mar Caspio. Questa Task Force anfibia potrebbe essere in grado di far sbarcare 2 Gruppi tattici a livello Battaglione (BTG) di una forza da sbarco che, per quanto riguarda il Mar Nero, si basa sulla 810a Brigata delle Guardie di Fanteria di Marina. Quest’ultima, oltre a 2 battaglioni di fanteria ha in organico: un battaglione d’assalto aerotrasportato, uno da ricognizione, uno di artiglieria e un battaglione di difesa aerea. La forza da sbarco potrebbe essere facilmente rinforzata dalle ormai immancabili unità di guerra elettronica, elementi provenienti dalla Brigata delle Guardie di Fanteria di Marina della base navale di Kaliningrad, oltre alle possibili “follow-on forces” designate dell’Esercito russo. Un simile dispositivo anfibio potrebbe essere capace di svolgere sia operazioni tattiche, nelle aree di Matiupol e Kherson, sia di livello operazionale/strategico, come condurre un assalto anfibio nell’area della città di Odessa. Tutte e 3 le operazioni presentano dei rischi operativi non trascurabili. In particolare, un’eventuale azione di aggiramento delle difese ucraine al confine con il Donbass, con uno sbarco nei pressi di Mariupol, presenta il rischio rappresentato dalla mancanza di sopresa e velocità della manovra, considerando che le unità navali dovrebbero transitare, da Sebastopoli, attraverso lo Stretto di Kerch per entrare nel Mare di Azov. Un tale trasferimento richiederebbe sicuramente la necessità di ricorrere al supporto dei piloti, considerate le dimensioni e difficoltà dello Stretto, che porterebbero a più di 20 ore il tempo necessario ad effettuare transito e attraversamento. Un particolare questo molto importante anche per i relativi piani di sostentamento e rinforzo della testa di ponte, una volta stabilita. Una possibile azione nell’area di Kherson, a ovest dell’Istmo di Perekop, a solo 8 ore di transito da Sebastopoli, presenta invece qualche restrizione dovuta alla morfologia della costa e i suoi fondali, limitando l’area di sbarco a un’area di spiaggia di circa 20 km compresa tra il Porto di Zalizny e Lazurne. In questo lembo di terreno, nota zona di villeggiatura turistica e intuibile area di sbarco, le forze armate di Kiev hanno sicuramente sviluppato dei dettagliati piani di difesa e di contro-sbarco, che prevedono l’afflusso di truppe dalle difese di Perekop cosi come dalla vicina Odessa. Per entrambe le operazioni tattiche appena riportate, le condizioni meteo, soprattutto relative alle temperature e le precipitazioni dell’anticiclone siberaino rappresentano inoltre un ulteriore nemico da fronteggiare, come già avvenuto in simili operazioni nell’area della Crimea nel 1941. Tutt’altra operazione, di livello sicuramente operazionale se non strategico, è rappresentato da una possibile azione combinata di forze anfibie e paracadutiste sul porto e l’aeroporto di Odessa. Come hanno dimostrato in recenti esercitazioni nell’area, i russi sono capaci di svolgere questo genere di azioni combinate rischierando operativamente fino a 5.000 uomini tramite l’utilizzo di vettori aerei, aviolanci, elicotteri e navi. Una forza di tale entità, però, potrebbe fare ben poco nel controllare una città di oltre un milione di abitanti e ovviamente nel resistere alle contro-offensive dell’esercito ucraino, tenendo anche in considerazione che una volta sbarcati gli uomini di Mosca si troverebbero immersi nello scenario urbano della città e alle sue insidie. Una simile ardimentosa azione potrebbe essere giustificata solo pianificando una contemporanea avanzata via terra da est delle forze russe, che però, aprirebbe una corsa fatale tra le forze ucraine - impegnate nel provocare il collasso dell testa di ponte e neutralizzare le forze anfibie e paracadutiste su APOD e SPOD - e le forze russe avanzanti, spinte dall’impellente necessità di ricongiungimento con la loro task force expeditionary al fine di evitarne l’annientamento. Particolare non trascurabile in questa ultima opzione è l’incredibile sforzo che l’Aeronautica militare russa dovrebbe mettere in campo, 24 ore su 24, per assicurarsi il controllo dello spazio aereo e proteggere le proprie forze. Tenendo in considerazione le difficoltà delle operazioni sopra riportate, è quindi credibile che le forze anfibie russe rimangano in un ruolo di riserva e di “demonstration” nello scacchiere del Mar Nero, in modo da mantenere alte le difese ucraine sulla costa, ma con la possibilità di mordere letalmente se in supporto a una più significativa avanzata terrestre da est.
Seguiteci sul nostro Canale Telegram.