RIVISTA ITALIANA DIFESA
Crisi russo-ucraina e “fronte scandinavo” 16/02/2022 | Giuliano Da Frè

Paradossalmente, il “niet” sorretto dai tank di Putin alla richiesta ucraina di entrare nella NATO, potrebbe portare nell’orbita del Patto Atlantico 2 paesi scandinavi sino ad ora strettamente neutrali, benché idealmente allineati all’Occidente (e già membri dell’Unione Europea). Il crescere nell’ultimo decennio dell’assertività russa anche, e forse soprattutto, nell’area baltica e verso l’Artico sta infatti rafforzando sempre più i rapporti tra NATO, Svezia e Finlandia, dove ormai il dibattito sembra vertere non tanto sull’adesione alla NATO, ma su modalità e tempistiche. Nel frattempo, mentre un nuovo tassello può essere visto nell’acquisizione da parte di Helsinki di ben 64 sofisticatissimi caccia F-35A (che dal 2030 le daranno un inedito vantaggio qualitativo sull’aeronautica russa, rafforzando i legami con gli USA), la Svezia sta intensificando i programmi di riarmo nazionali, avviati col radicale Piano 2021-2025. Un potenziamento ispirato al concetto di “difesa totale integrata” già costruito negli anni ’50, e caratterizzato nelle sue linee guida dall’estensione della coscrizione obbligatoria (già riattivata nel 2017), per portare a quota 90.000 gli effettivi dai 60.000 precedenti, dalla riapertura o modernizzazione di alcune basi come Goteborg, dove viene formato un secondo battaglione anfibio, e dalla ricostituzione delle difese nell’isola di Gotland. Smilitarizzata nel 2007, l’isola è in una posizione chiave per controllare le comunicazioni russe tra San Pietroburgo e l’enclave-piazzaforte di Kaliningrad, e già nel 2018 ne è stato riattivato il comando di guarnigione a livello reggimentale. Il programma di riarmo inoltre prevede di attivare una terza brigata meccanizzata, e una quarta motorizzata rafforzando e integrando i reparti esistenti nelle LIVGARDET che difendono la regione di Stoccolma, creando anche un comando operativo a livello divisionale, integrato da adeguati supporti e artiglieria. Contemporaneamente saranno rafforzate anche la Guardia Nazionale (da riequipaggiare) e Aeronautica e Marina: i piani di espansione prevedono infatti di raddoppiare i gruppi di caccia multiruolo JAS-39 da 3 a 6 (la Upplands Flyflottilj è stata riattivata il 14 ottobre scorso), affiancando i nuovi GRIPEN-E ai C/D modernizzati, e di portare da 4 a 5 il numero di sommergibili operativi. Per questi ultimi, accanto alla costruzione dei 2 nuovi A-26 classe BLEKINGE da completare entro il 2028 è stata deciso l’ammodernamento di tutti e 3 i GOTLAND degli anni ’90. Nel 2021 infine, è stato varato un programma relativo all’ammodernamento/potenziamento delle 5 piccole corvette d’attacco classe VISBY, e alla realizzazione entro il 2026-2030 di 2 più grandi corvette con configurazione multiruolo. Piani che vengono supportati da adeguati investimenti, dopo che la percentuale del PIL impegnato nel settore Difesa era passato dal 3% degli anni ’80 all’1% del 2010. Il programma prevede infatti un impegno di spesa di 8,9 miliardi di euro entro il 2025, con un incremento del 95% rispetto a 10 anni fa, e del 45% dal 2020, quando già erano partiti i primi piani di rafforzamento per affrontare l’aggressività russa, tradottasi in crescenti sconfinamenti di aerei e sottomarini.

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