
Nonostante un progressivo, seppur lento, miglioramento delle proprie capacità militari sia in atto dal 2014, quando il conflitto del Donbass dimostrò l’inadeguatezza di gran parte dell’apparato militare, in un eventuale conflitto convenzionale con la Russia le possibilità di successo delle Forze Armate ucraine sono praticamente nulle. Ciò al netto dei vari programmi di acquisizione di nuovi sistemi d’arma occidentali e di modernizzazione delle proprie componenti con armamenti autoctoni che, assieme al fondamentale supporto di USA e paesi NATO in termini di forniture e formazione del personale, ha certamente migliorato il loro status rispetto al 2014.
Per quanto attiene alle singole componenti, l’Esercito rappresenta la componente maggiore in termini numerici e quella maggiormente strutturata dal punto di vista organizzativo e capacitivo. Composto da circa 150.000 regolari tra professionisti e coscritti, grazie al fondamentale contributo dei militari NATO e USA, ha visto un netto miglioramento in termini dottrinali e operativi, 2 elementi fortemente deficitari all’epoca del conflitto del Donbass e Crimea. Per quanto concerne i sistemi in dotazione, il 90% dell’equipaggiamento risale all’epoca sovietica sebbene sia stato negli anni parzialmente modernizzato dal conglomerato industriale nazionale Ukroboronprom, soprattutto nel settore corazzati e blindati che rappresentano, numericamente e in termini capacitivi, uno dei punti di forza dell’Ucraina. Ciò è dimostrato dal fatto che la stragrande maggioranza delle acquisizioni avvenute tra il 2014 e oggi sono confluite verso sistemi anticarro e antiaerei spalleggiabili, alcuni mezzi ruotati tattici e radar d’artiglieria. Nello specifico, già ai tempi del conflitto nel Donbass, l’Esercito ucraino aveva ricevuto circa 400 mezzi ruotati blindati SAXON (dalla Gran Bretagna) e HMMWV (dagli USA), oltre ad un centinaio di missili anticarro FGM-148 JAVELIN. Questi ultimi sono stati integrati dalle ulteriori recenti forniture provenienti da Estonia e Lettonia e Lituania (circa 1.000 missili), e affiancati da un migliaio di sistemi anticarro leggeri RB-57 NLAW, CARL GUSTAF M4, da un centinaio di munizioni anti-bunker M-141 e da sistemi antiaerei spalleggiabili FIM-92 STINGER, tutti consegnati nelle ultime 5 settimane. Per quanto concerne i radar, tra il 2015 e il 2019 gli USA hanno donato 13 dispositivi anti-batteria AN/TPQ-36 FIREFINDER e 20 più recenti AN/TQP-53 QUICK REACTION. Oltre alle acquisizioni provenienti dall’estero, l’Ucraina ha proseguito il procurement e l’immissione in servizio di armamenti sviluppati localmente, tra cui i missili anti-carro STUGNA-P e KORSAR e il nuovo sistema di lanciarazzi multipli da 300 mm VILKHA, versione del BM-30 SMERCH sovietico modificata con razzi guidati – equipaggiati con guida inerziale e satellitare per la fase terminale - con una gittata incrementata a 150 km nel caso del VILKHA-M. Si parla, tuttavia, di quantità ridotte (circa 90 VILKHA e una ventina di VILKHA-M). Anche il settore elicotteristico ha visto un incremento in termini numerici grazie alla progressiva riparazione della flotta di velivoli che nel 2014 risultava inutilizzabile. Nello specifico si tratta di elicotteri d’attacco Mi-24P/V (dovrebbero esserne disponibili 17/18) e di quelli da trasporto/eliassalto Mi-8 (circa 20/25). In quasi tutti i casi menzionati, tuttavia, si tratta di sistemi che numericamente e/o per caratteristiche non modificano in modo significativo le capacità di resistenza delle forze terrestri ucraine rispetto ad un’eventuale offensiva russa. Di tutto rispetto, invece, la componente corazzata, costituita da carri T-64BV – circa 250 dei quali aggiornati allo standard 2017 con nuovo motore 6TD-1 da 1.000hp e nuovi dispositivi elettro-ottici di navigazione e comunicazione – da 130 T-72AV/B1/AMT, anch’essi ammodernati con nuovo motore e corazzature reattive NOZH, da circa 90 T-80BV che includono i carri assegnati ai reparti di fanteria di Marina e alle forze d’assalto avioportate, e da 12/15 T-84 operativi.
Per quanto concerne l’Aeronautica, si può dire che, insieme alla Marina, rappresenta la componente più carente tra le Forze Armate ucraine. Ciò, in gran parte, è dovuto alle perdite subite nel corso del conflitto del 2014, quando molti dei velivoli ucraini sono stati abbattuti/distrutti dai separatisti, o requisiti dai russi in seguito alla conquista delle basi in Crimea. Tali perdite, tuttavia, si sono sommate ad anni di sottofinanziamenti e trascuratezza della componente aerea e di difesa aerea missilistica, basate su velivoli o sistemi che, nella migliore delle ipotesi, hanno oltre 30 anni di servizio. Attualmente l’Aeronautica non rappresenta un elemento che può significativamente alterare le sorti di un conflitto con la Russia. Ciò e vero sia numericamente che dal punto di vista capacitivo. La flotta da combattimento è basata, nominalmente, su circa 120 tra caccia multiruolo MiG-29 e Su-27, da bombardieri tattici Su-24 e da velivoli d’attacco al suolo/interdizione Su-25. Tuttavia, oltre al fatto che la reale disponibilità è pari a circa il 60% rispetto alla cifra indicata, si parla di una componente formata da cellule obsolete e con grossi limiti capacitivi. Di fatto, per quanto i caccia forniscano buone capacità limitatamente alla difesa aerea a corto-medio raggio, certamente non costituiscono un particolare pericolo per i caccia e i bombardieri armati con missili cruise in grado di colpire obiettivi a lunga distanza, tenuto che i FULCRUM e i FLANKER ucraini dispongono di pochi missili R-27 con capacità d’ingaggio BVR e radar che consentono l’ingaggio di un singolo obiettivo. Le capacità d’attacco al suolo ed interdizione fornite dai 20/25 FENCER e FROGFOOT potrebbero essere considerate un punto di forza, ma lo sarebbero solo in caso di loro sopravvivenza ad uno strike iniziale contro le rispettive basi aeree e con adeguata copertura da parte dei caccia, affatto scontata. Altro teorico punto di forza verrebbe dalle recenti acquisizioni relative agli UAV, uno dei settori in cui le forze ucraine sono risultate particolarmente carenti nel 2014. In particolare, Kiev ha acquistato una dozzina di UAV armati TB2 BAYRAKTAR dalla Turchia – dei quali almeno 6 consegnati ed operativi - e di un numero imprecisato di micro-munizioni circuitanti WARMATE, di produzione polacca. Anche in questi casi, tuttavia, si tratta di sistemi che per quanto temibili, sono ancora troppo poco rilevanti numericamente per rappresentare una reale minaccia. Al contrario, la rete integrata di sistemi missilistici di difesa aerea ucraini (che includono anche alcuni sistemi in dotazione all’Esercito), per quanto basata su sistemi anch’essi datati e di epoca sovietica, rappresenta sicuramente un punto di forza per Kiev. Il grosso è rappresentato da 5/6 batterie di sistemi mobili S-300PS/PT/V1 a lungo raggio (100/120 km), integrati da circa 90 KUB M3/2D e da 70 BUK-M1 – rivelatisi particolarmente adatti al contrasto di UAV nel Donbass - e da un piccolo numero di S-125-2D1 PECHORA, rientrati in servizio nel 2018 dopo essere stati equipaggiati con nuovi seeker radar e propulsori. La fascia relativa al corto raggio è costituita da un paio di centinaia di sistemi TOR e OSA. La difesa aerea missilistica è supportata da una solida rete di radar early warning costituita da 2 dozzine di recenti sistemi VHF P-18 MALAKHIT, integrati da dispositivi 3D 36D6/36D6M per la localizzazione di minacce a bassa quota. A questi vanno aggiunti il nuovo radar mobile phased array 76K6 PELIKAN con copertura fino 470 km e il sistema di rilevamento e tracciamento bersagli 80K6KS1 PHOENIX integrato con le batterie di BUK, con copertura di 350 km.
La Marina ha perso quasi il 70% delle proprie unità dopo l’occupazione russa della Crimea, allora sede dell’intera flotta ucraina. Ad oggi è costituita da una ventina di unità tra cui una fregata (attualmente in cantiere per refit), una dozzina tra pattugliatori costieri, motovedette e motomissilistiche e 2 unità da sbarco. Una flotta dalle modeste capacità e che difficilmente può avere un valore in un eventuale conflitto convenzionale con la Russia. Anche i 2 reparti di difesa costiera sono basati su vecchi obici D-20 e lanciarazzi pesanti URAGAN con limitate capacità antinave, che dovrebbero essere incrementate dall’imminente adozione del nuovo missile autoctono RK-360MC NEPTUNE, con gittata accreditata di circa 300 km. Una volta operativo, tale sistema potrebbe rappresentare un notevole elemento di disturbo per le eventuali operazioni navali russe nel Mar Nero. Tuttavia, ad oggi il missile non risulta ancora consegnato ai reparti costieri. Molto deboli, anche le capacità antisom, attualmente basate su una manciata di elicotteri Ka-27 HELIX Dalla disamina effettuata, appare chiaro che i punti di forza delle Forze Armate ucraine in un eventuale conflitto con la Russia sono praticamente nulli. Forse l’unico potrebbe risiedere nell’enorme disponibilità di mezzi corazzati (circa 850 tra carri armati, APC ed IFV), alcuni dei quali aggiornati con nuovi sistemi d’arma/di puntamento e protezioni aggiuntive, e di pezzi d’artiglieria (oltre 1.800 sistemi). Tuttavia, si tratta di mezzi che assumono una valenza unicamente in caso di scontro diretto/guerra di contatto tra forze terrestri, situazione che verrebbe verosimilmente evitata dai russi. I punti deboli delle FA ucraine, al contrario, sono parecchi. In primis c’è la quasi assoluta mancanza di capacità di strike a lungo raggio, se si escludono i pochi razzi VILKHA, i missili antinave NEPTUNE (non operativi fino ad aprile) e i 90 missili balistici di teatro TOCHKA-U che, tuttavia, in passato non hanno dimostrato particolare precisione. Altro enorme vulnus è rappresentato dalla difesa contro missili balistici e cruise, nonostante le limitate capacità fornite dagli S-300 e le buone, almeno sulla carta, capacità di scoperta grazie alla diffusa rete di sistemi radar di allerta precoce (Early Warning), tutti sistemi che verosimilmente rappresenterebbero bersagli prioritari e scarsamente difendibili – soprattutto nel caso di sistemi non mobili - in caso di attacco russo. In entrambi i casi, le forniture occidentali non hanno portato ad un incremento capacitivo, essendo basate fondamentalmente su sistemi che non hanno valenza in termini di deterrenza o, ancor più, di reale difesa contro un’eventuale invasione russa. Altre lacune evidenti risiedono nelle capacità ISR a medio-lungo raggio delle forze ucraine che continuano ad essere totalmente basate sul supporto fornito da velivoli appartenenti a paesi alleati, nonché nelle capacità di guerra elettronica praticamente inesistenti.
Seguiteci anche sul nostro Canale Telegram.