
Il Vice Ammiraglio Jon Hill, US Navy, Comandante della Missile Defense Agency (MDA), ha affermato che l’unico missile attualmente in servizio che offre reali, anocrchè limitate, capacità di ingaggiare ed abbattere minacce ipersoniche è lo Standard SM-6. Lo ha spiegato durante il Combat Systems Symposium dell’American Society of Naval Engineers, rivelando in proposito una vera novità. Proprio le capacità anti-ipersoniche dell’SM-6, ulteriormente maturate, saranno messe alla prova in un test contro un glider ipersonico manovrante nel 2024. Si tratta di una soluzione ponte prima dello schieramento di nuovi missili e sensori spaziali pensati appositamente per contrastare la minaccia ipersonica. Al momento sono in servizio le varianti SM-6 ed SM-6 Block 1A, che, mediante migliorie al sistema di guida, hanno espanso le capacità di questo missile a lungo raggio fino ad includere anche l’ingaggio di bersagli di superficie. Finora il programma è stato un grande successo, specie se si considera che l’SM-6 è originariamente frutto del riutilizzo di componenti già disponibili: il seeker radar attivo è stato preso dall’AMRAAM, mentre il corpo missile è sostanzialmente quello dell’SM-2ER Block IV. Dal 2013, anno d’ingresso in servizio, ad oggi, l’SM-6 ha continuato ad evolversi ed ha visto il suo ruolo espandersi. In sviluppo c’è una versione radicalmente nuova, la Block 1B, che sfrutterà un nuovo e più grande corpo missile ed un motore razzo del diametro di 21 pollici, ovvero il massimo diametro consentito dalle celle MK41, e che si presuppone avrà una maggiore capacità contro le minacce ipersoniche. Questo renderà l’SM-6 un missile ipersonico a sua volta migliorandone le doti di ingaggi di missili ipersonici. In realtà le capacità dell’SM-6 di intercettare bersagli ipersonici manovranti sono probabilmente molto limitate. Si tratta sicuramente di una difesa in fase terminale, nella bassa atmosfera. Il glider ipersonico a questo punto della traiettoria non vola più alle velocità massime toccate in precedenza, ma in compenso può compiere manovre più imprevedibili. Non sorprende quindi che una delle maggiori priorità americane al momento sia il progetto Glide Phase Interceptor (GPI), per cui nel novembre scorso sono stati assegnati contratti per sviluppare 3 diversi sistemi, proposti da Raytheon, Lockheed Martin e Northrop Grumman rispettivamente. E molto è necessario fare sul fronte dei sensori, per consentire l’individuazione precoce e l’ingaggio dei glider a distanze maggiori. In particolare si guarda ad una apposita costellazione di satelliti-sensore, l’Hypersonic and Ballistic Tracking Space Sensor (HBTSS), con 2 dimostratori, uno sviluppato da L3 Harris e uno da Northrop Grumman, da lanciare nel 2023.