
Nelle ultime settimane si è assistito ad un inasprimento della crisi politica tra Francia e Mali a causa di una progressiva radicalizzazione delle posizioni assunte dalla giunta militare che governa Bamako. Nello specifico, il 1° febbraio, il leader dei “colonnelli” maliani Assimi Goita ha intimato all’ambasciatore francese di abbandonare il Paese ed ha altresì dichiarato di voler rivedere i termini dell’impegno militare europeo e francese in Mali. Tale dichiarazione è arrivata in risposta all’imposizione di sanzioni alla giunta da parte dell’UE, insoddisfatta dalla mancanza di progressi nel processo di transizione democratica in Mali. Quanto affermato da Goita ha avuto l’effetto immediato di sollevare le proteste del Governo danese che ha deciso di ritirare il proprio contingente (100 uomini) da TAKUBA, la task force europea impegnata nel contrasto al terrorismo e nell’assistenza alle Forze Armate maliane e di cui fa parte anche l’Italia. L’inasprimento dei rapporti franco-maliani rappresenta soltanto l’ultimo episodio del progressiva erosione dell’immagine locale verso la Francia e rischia di compromettere i meccanismi di ristrutturazione della missione BARKHANE, prossima a dimezzare il numero di effettivi da 5000 a 2500. Nel solco della crisi politica e dell’incertezza circa il ridimensionamento del dispositivo francese nel Sahel si è inserita l’attività militare e diplomatica della Russia. Infatti, secondo stime statunitensi, sarebbero circa 800 i contractor della Wagner già presenti in Mali, pronti ad affiancare o addirittura sostituire i contingenti europei nelle attività di addestramento e supporto alle forze locali. Inoltre, non va sottovalutato l’interesse russo per l’oro, l’uranio e le terre rare, di cui il Mali è ricco: la cooperazione militare potrebbe dunque essere il preludio ad una penetrazione economica più estesa. Tale modalità di azione non sarebbe nuova per il Cremlino, come i casi di Sudan, Mozambico e Repubblica Centrafricana insegnano. La penetrazione russa in Mali potrebbe essere stata elaborata negli anni scorsi ed implementata gradualmente anche attraverso operazioni di influenza e infowarfare. Infatti, desta particolari sospetti il fatto che la popolazione maliana, negli ultimi anni, durante le manifestazioni di piazza, abbia invocato a gran voce l’aiuto russo ed il subentro di Mosca a Parigi quale partner politico e militare privilegiato. A ciò bisogna aggiungere il recentissimo aumento, nel dibattito e nei contenuti degli utenti maliani sui social network, di propaganda filorussa. Le tendenze ultime nella guerra ibrida e le tecniche di proiezione di influenza russe suggeriscono che non possa trattarsi di una semplice casualità. Maggiori dettagli e approfondimenti sul numero 3/2022 di RID.
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