
Nei prossimi mesi Nave GARIBALDI sarà impegnata nell’esercitazione NATO COLD RESPONSE in Norvegia, assolvendo il ruolo di CATF-CLF (Commander Amphibious Task Force-Commander Lnading Force). Nel 2024 verrà sostituito dal TRIESTE nel ruolo di unità comando e piattaforma aerea per operazioni anfibie, in concomitanza al ritiro degli ultimi AV-8B Harrier dal servizio e della contemporanea IOC degli F-35B. In considerazione del valore dell’unità, e della sua vita residua, la Marina Militare sta valutando le ipotesi per il futuro impiego. Come era già stato indicato da RID giusto un anno fa, lo Stato Maggiore Marina intende perseguire il progetto SIMONA (Sistema di Messa in Orbita Navale) per il lancio di satelliti, in maniera autonoma, rapida e flessibile. Il progetto potrebbe essere realizzato con fondi europei, perché la piattaforma servirebbe anche al lancio di payload civili o dual-use, sia per utenti nazionali, che europei, che NATO. Si tratta di lanciatori VEGA per la messa in orbita di satelliti LEO (orbita bassa) con una massa di circa 300 kg. Oltre a questo ambizioso progetto il GARIBALDI dovrebbe essere impiegato per la valutazione di sistemi d’arma, tra cui si citano anche missili ipersonici, e come drone-carrier per droni aerei, navali e subacquei. Quest’ultima è una vera e propria primizia di cui RID è venuta a conoscenza nelle ultime ore. Il possibile utilizzo di drone carrier è un campo dove diversi Paesi (Turchia, Cina, Regno Unito, Stati Uniti) stanno attualmente concentrando l’attenzione, grazie all’accresciuta capacità operativa che potrebbe essere assicurata con l’impiego in ambito marittimo di droni sia per la sorveglianza/ricognizione che per l’attacco, che necessitano di un ponte di volo relativamente lungo per il decollo e l’appontaggio. Maggiori approfondimenti sui prossimi numeri di RID.
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