RIVISTA ITALIANA DIFESA
Il punto su Inherent Resolve 20/01/2015 | Andrea Mottola

Dopo 5 mesi dall’inizio della campagna aerea della coalizione contro ISIL, è tempo per un primo mini bilancio sulle operazioni. Ad oggi sono state effettuate circa 11.000 sortite, 1.9814 delle quali costituite da missioni di attacco che hanno visto l’impiego di 5.886 ordigni. Gli aerei della coalizione hanno effettuato una media di 110 missioni giornaliere in missioni di supporto alle operazioni, volte in particolare alla raccolta di intelligence (circa il 75% delle sortite). Nella stragrande maggioranza dei casi, si è trattato di voli effettuati da velivoli americani, mentre gli aerei dei partner della coalizione hanno contribuito ad un’esigua percentuale del totale. Gli Stati Uniti impiegano l’intero dispositivo aereo schierato nell’area: bombardieri B-1, caccia F-15, F-16, F-22, AWACS E-3, UAV PREDATOR e REAPER ed aerocisterne KC-135 dell’Aeronautica, caccia F-18 ed AWACS E-2 del gruppo imbarcato della portaerei VINSON ed elicotteri APACHE dell'Esercito. Ad essi, dal 24 novembre, si è aggiunto il fondamentale contributo di 6 A-10 del 163° Stormo della Indiana Air National Guard, schierati presso la base kuwaitiana di Ahmed al-Jabr, che ospita anche i Tornado italiani. Per quanto riguarda la partecipazione dei vari paesi, un primo elemento che emerge è dato dal numero di sortite effettuate dai caccia emiratini, numero inferiore soltanto a quelle statunitensi. Gli F-16 BLOCK 60 e i MIRAGE 2000-9 degli EAU hanno effettuato missioni ISR in Siria, mentre in Iraq hanno partecipato attivamente alla campagna di bombardamenti contro le posizioni di ISIL. L’aviazione emiratina ha effettuato circa 150 sortite solo sui cieli siriani, laddove importanti aviazioni della coalizione, quali quelle di Canada e Francia ad esempio, insieme non raggiungono tale numero. A proposito della Francia va ricordato che, in seguito agli attentati parigini del 7 gennaio, l’Eliseo ha deciso di inviare nel Golfo Persico il gruppo d’attacco della portaerei CHARLES DE GAULLE, aggiungendo i suoi 20 aerei imbarcati ai 19 già schierati nell’area (9 RAFALE, 6 MIRAGE 2000D, un E-3B AWACS, un tanker C-135FR e 2 ATLANTIQUE da pattugliamento marittimo), nell’ambito dell’Operazione Chammal. Come detto, le missioni di ricognizione sono state considerevolmente superiori in numero rispetto a quelle che hanno visto l’impiego di armamenti, e ciò è spiegato dall’importanza di disporre di un quadro tattico dettagliato rispetto alle posizioni di ISIL, in modo da fornire supporto aereo alle operazioni di terra. Gli attacchi aerei in Iraq hanno distrutto più di 400 veicoli (tra cui 6 carri armati, 56 HUMVEE e 16 APC), oltre 30 tra mortai e pezzi d’artiglieria, 29 checkpoint e 9 centri di comando e controllo. Inoltre, i raid hanno fornito un fondamentale supporto aereo alle unità dell’Esercito iracheno ed ai Peshmerga in operazioni chiave, quali quelle per la riconquista delle dighe di Mosul e Haditha, la controffensiva del Monte Sinjar in aiuto alla popolazione Yazida o, ancora, per sventato l’offensiva di ISIL su Baghdad, dello scorso ottobre. La campagna aerea sulla Siria ha interrotto l’offensiva di ISIL contro l’enclave curda di Kobane, con 682 missioni d’attacco che hanno causato un alto numero di vittime tra i combattenti del “Califfato”, oltre alla perdita di diversi veicoli (30 carri, un centinaio di HUMVEE e 20 APC/MRAP) e armi pesanti (tra i 30 e i 40 pezzi d’artiglieria e mortai). Nel resto del paese, le operazioni si sono concentrate sull’eliminazione di figure chiave del gruppo, sulla distruzione delle infrastrutture utilizzate per il contrabbando di petrolio (circa 250), principale fonte di finanziamento di ISIL, e sull’eliminazione di strutture logistiche e di addestramento, appartenenti non solo al gruppo guidato da al-Baghdadi, ma anche a gruppi qaedisti come quello di Khorasan e Jabhat al-Nusra. Come conseguenza delle operazioni aeree, ISIL ha perso diverse posizioni in Iraq, mentre le forze irachene sono riuscite ad avanzare verso le aree rurali della parte occidentale del Paese. Tuttavia, è improbabile che nel breve termine l’Esercito iracheno riesca ad ottenere il pieno controllo su tali aree e scacciare ISIL dai centri urbani sunniti. Per quanto riguarda la Siria, dopo la sconfitta di Kobane ISIL ha spostato le proprie operazioni verso due direttrici: quella verso Aleppo e quella verso la Siria meridionale. Già in altre occasioni abbiamo avuto modo di sottolineare come la campagna aerea non sarà sufficiente ad annientare ISIL; detto questo, può risultare senza dubbio fondamentale per la creazione di uno scenario nel quale le truppe di terra irachene possano raggrupparsi e organizzarsi capovolgendo, col tempo, la situazione sul terreno. Il punto fondamentale, quindi, sta nella ricostruzione di forze irachene che sappiano sfruttare sul terreno le opportunità create dalle operazioni aeree. Tuttavia, è probabile che una simile ricostruzione necessiterà di tempi lunghi, come sottolineato dallo stesso comandante della Combined Joint Task Force dell’Operazione Inherent Resolve, Generale James Terry, che ha parlato di un periodo minimo di 3 anni per il completamento del programma di addestramento delle forze di sicurezza irachene e dei Peshmerga curdi. Anche alla luce di tale considerazione, probabilmente, si spiega l’invio di altri 1.500 uomini, tra soldati ed advisors, che vanno ad aggiungersi ai 2.000 precedentemente inviati per l’addestramento avanzato di 4 battaglioni dell’Esercito iracheno. I corsi, effettuati presso le basi di Taji e Asad, dovrebbero durare 6 settimane e formare 12 brigate, delle quali 9 costituite da iracheni e 3 da Peshmerga. A quanto risulta dai documenti del budget, ogni brigata riceverà materiali ed equipaggiamenti del valore di 90 milioni di dollari. In totale: 1572 HUMVEE, 250 MRAP, 6000 fucili d’assalto M4, 100 mortai da 82 mm oltre a mitragliatrici, visori notturni e logistica di vario tipo.


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