RIVISTA ITALIANA DIFESA
Donetsk: lotta per l'aeroporto 14/01/2015 | David Meattini

 

A partire dalla notte tra il 12 e il 13 gennaio, l’aeroporto internazionale “Sergeij Prokofiev” di Donetsk, situato circa 10 km a nord ovest della principale città del Donbass, è tornato nuovamente ad essere teatro di pesanti scontri tra le Forze Armate ucraine (FAU) e le milizie della Repubblica di Novorossya (RN), l’autoproclamato Stato indipendente che dal marzo scorso combatte contro il Governo di Kiev. Non è la prima volta che i ribelli cercano di strappare l’area dell’aeroporto alle forze governative. Infatti, già in 2 occasioni, tra il 26 e il 27 marzo (prima battaglia dell’aeroporto) e tra il 28 settembre e il 2 dicembre 2014 (seconda battaglia), le milizie filorusse avevano lanciato una massiccia offensiva sul “Sergeij Prokofiev”, senza tuttavia riuscire a sottrarlo al controllo governativo. Anche questa volta, sono state le milizie ribelli a lanciare un massiccio attacco contro le residue unità ucraine, asserragliate da oltre un mese all’interno dei terminal e prive di rifornimenti adeguati, impiegando un massiccio fuoco d’artiglieria, tramite le diverse decine di batterie di lanciarazzi GRAD e gli obici dei carri T-72 e T-64 schierati sul lato est e sud dell’infrastruttura. Secondo il Ministero della Difesa ucraino, la RN avrebbe lanciato un ultimatum ai soldati ucraini, intimandoli di abbandonare l’aeroporto entro le 17:00 del 13 gennaio per non venire uccisi. Tuttavia, una simile dichiarazione non è stata confermata dai portavoce dei ribelli e non ha peraltro trovato riscontro nei fatti, in quanto, seppur il bombardamento dell’aeroporto è continuato, non si è verificata alcuna escalation significativa tale da poter far parlare di attacco decisivo. Nonostante non fosse mai stata realmente rispettata, l’attacco ribelle al “Sergeij Prokofiev” rappresenta la più palese violazione alla tregua sancita dagli accordi di Minsk dello scorso 5 settembre ed ha avuto come effetto immediato la cancellazione del meeting di Astana, in Kazakistan, tra i rappresentanti di Francia, Russia, Ucraina e Germania per cercare una soluzione pacifica alla crisi ucraina.

A guidare l’offensiva sull’aeroporto di Donetsk sono stati, oltre agli ormai famosi “volontari” russi, alcune unità d’elite dei ribelli, tra le quali il Battaglione “Somalia”, comandato da Mikhail “Givi” Tolstykh, la Brigata “Sparta” di Arseny “Motorola” Pavlov, gruppi dell’Armata Ortodossa Russa nonché numerosi stranieri (serbi, bielorussi, armeni) inquadrati nel Battaglione Internazionale, per un totale di circa 800 miliziani. Pavlov, di origine russa, è un veterano della Seconda Guerra Cecena, mentre Tolstykh, di origine georgiana, è un comandante formatosi durante la recente Guerra del Donbass. Per quanto riguarda le FAU, la difesa dell’aeroporto è garantita dagli ormai leggendari “cyborg”, elementi appartenenti alla Guardia Nazionale, al 3° Reggimento Forze Speciali di Kirovohrad, alla 93ª Brigata Meccanizzata di Dnipropetrovsk, alla 79ª Brigata Aeromobile di Mykolaiv e alla 17ª Brigata Carri di Kryvyi Rih, per un totale di circa 350 soldati. Il soprannome “cyborg” è stato affibbiato dalla stampa ucraina a questo gruppo di militari, divenuti agli occhi della nazione gli eroi della resistenza anti-russa in condizione di grande precarietà.

L’aeroporto di Donetsk ha un grande valore strategico e simbolico. Infatti, nonostante le sue infrastrutture siano state totalmente distrutte, compresa la torre di controllo, la sua conquista è indispensabile per il controllodella principale arteria viaria che conduce alla principale città del Donbass nonché per allontanare il fronte degli scontri dalle periferie urbane. Ancor più grande è il valore simbolico, propagandistico e politico, in quanto il “Sergeij Prokofiev” è il simbolo della resistenza ucraina ai ribelli e a quella che Kiev ritiene essere un’invasione russa. Se i “cyborg” dovessero arrendersi o morire, non solo una grande ondata di sconforto colpirebbe le già malandate FAU, ma lo stesso establishment di governo e il tandem Poroshenko-Yatsenyuk si troverebbero con le spalle al muro di fronte ad un opinione pubblica sempre più polarizzata tra i sostenitori della pace con la Russia e gli oltranzisti dello scontro totale con Mosca. Qualora l’aeroporto cadesse, è lecito aspettarsi una reazione vigorosa da parte di Kiev ed una ripresa delle ostilità su larga scala, con tutte le conseguenze nazionali e internazionali del caso. Infine, non può essere trascurato un dettaglio importante. Il massiccio attacco all’aeroporto di Donetsk è avvenuto in concomitanza con le manifestazioni pubbliche internazionali seguite agli attentati terroristici di Parigi. Come accaduto in passato, soprattutto in Georgia nel 2008, il dispositivo militare (filo)russo ha agito con grande rapidità quando l’opinione pubblica e le Cancellerie mondiali erano concentrate altrove, trovandole spesso impreparate. Basta ricordare che quando i carri russi attraversavano il tunnel di Roki, in Ossezia del Sud, gli occhi del mondo erano sull’inaugurazione dei Giochi Olimpici a Pechino. La storia si ripete.     


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