
Nel corso di una cerimonia presieduta dal Re di Spagna Felipe VI, il 22 aprile 2021 ha avuto luogo, negli stabilimenti Navantia di Cartagena, il varo tecnico del sottomarino ISAAC PERAL, primo esemplare di una nuova classe di unità subacquee realizzate per la Marina Spagnola. L’evento ha assunto un’importanza assai rilevante perché rappresenta finalmente un traguardo significativo in un programma pieno di difficoltà, ma inequivocabilmente necessario per permettere alla Marina Spagnola di mantenere in esistenza un’efficiente componente subacquea. Al pari di altre Marine europee, l’Armada ha dato il via ad alcuni programmi di potenziamento navale - fra cui quello subacqueo - dettati dall’esigenza di soddisfare numerosi impegni nelle acque metropolitane e all’estero, programmi che hanno dovuto tuttavia subire rimodulazioni e ritardi di varia natura a causa soprattutto delle difficili condizioni economiche del Paese. Le attività di ricapitalizzazione seguono un percorso indicato nella “Vision 2025”, una roadmap impostata 10 anni fa tenendo conto di una Marina quantitativamente più ridotta rispetto al passato, ma caratterizzata da una maggior efficienza e che può comunque dispiegare importanti capacità operative anche in uno scenario di austerità finanziaria. Già all’epoca, la componente subacquea dell’Armada si trovava in oggettive condizioni di grande sofferenza, perché dei 3 battelli classe GALERNA all’epoca in servizio, uno - il TRAMONTANA - sarebbe stato sottoposto ai lavori di grande manutenzione, mentre gli altri 2 - GALERNA e MISTRAL - avrebbero dovuto essere ritirati dal servizio a partire dal 2016 e sostituiti da nuovi sottomarini: tuttavia, questa decisione, associata ai ritardi per il nuovo programma, avrebbe di fatto limitato per qualche tempo la disponibilità per la Marina Spagnola di un unico battello, il MISTRAL. Le origini del programma S-80 risalgono addirittura ai tempi della Guerra Fredda, in un’epoca di buoni rapporti fra l’industria navale spagnola e quella francese, quest’ultima espressa dall’allora DCN (poi DCNS e oggi Naval Group) e alla ricerca di soluzioni in campo subacqueo che potessero competere sul mercato con quelle tedesche. Prima di decidere il definitivo passaggio alla propulsione nucleare per i propri battelli d’attacco, la Marina Francese aveva iniziato gli studi per la sostituzione dei propri sottomarini convenzionali, negli anni ottanta suddivisi fra le classi DAPHNÈ e AGOSTA: un requisito analogo sussisteva per i battelli spagnoli della classe DELFIN, realizzati in Spagna e molto simili a quelli francesi. Le proposte di DCN per le nuove unità riguardavano battelli con forme di scafo maggiormente idonee alla navigazione subacquea, equipaggiati con sensori e sistemi elettroacustici all’avanguardia: la proposta di DCN, che si rifaceva agli AGOSTA, fu rifiutata da una Marine Nationale già orientata sulla propulsione nucleare, ma fu accettata dalla Marina Pakistana. Intravedendo la possibilità di competere ancora sui mercati esteri, la DCN e l’allora Bazan - diventata alla fine Navantia - svilupparono congiuntamente un nuovo progetto denominato SCORPENE, presentato a Parigi nell’edizione 1990 di Euronaval e successivamente riprodotto in 4 esemplari per le Marine Cilena (CARRERA e O’HIGGINS) e Malese (TUNKU ABDUL RAMAN e TUN ABDUL RAZAK): la realizzazione dei 4 battelli fu l’ultimo esempio di collaborazione fra le industrie francese e spagnola e la costruzione - per ciascuna delle 2 Marine sopra citate - fu suddivisa equamente fra i cantieri di Cherbourg e Cartagena.
L'articolo completo è disponibile su RID 12/12.
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