RIVISTA ITALIANA DIFESA
RIschio terrorismo 07/01/2015 | Pietro Batacchi

Il drammatico attacco alla sede del giornale satirico francese Charlie Hebdo, in cui sono morte 12 persone, dimostra quanto sia grave e reale la minaccia terroristica anche nei Paesi europei. Ma di quale minaccia si tratta per la precisione (una minaccia, peraltro, che interessa molto da vicino anche l'Italia)? La minaccia, diciamo meno grave e pericolosa, è rappresentata dai cosiddetti estremisti "autoradicalizzati", ovvero da persone che si avvicinano all'estremismo islamico attraverso la propaganda diffusa da gruppi come ISIL su Internet. Generalmente si tratta di giovani, senza esperienza operativa di nessun genere, che possono mettere in atto attacchi usando tecniche o strumenti rudimentali. Del resto sul Web abbondano i siti o i blog dove è possibile apprendere le modalità di confezionamento di un ordigno esplosivo o di utilizzo di un'arma. Questi profili sono avulsi da reti terroristiche vere e proprie più o meno strutturate e generalmente non hanno accesso ad armi di nessun genere. La loro capacità è limitata ad iniziative di tipo simbolico che difficilmente possono provocare morti o danni significativi.

Ben più pericolosa, invece, la minaccia dei cosiddetti "rientrati", ovvero dei quei cittadini europei di fede islamica che sono rientrati in Europa dopo aver combattuto per anni in Siria o in Iraq nelle fila di gruppi terroristici quali Al Nusra o la stessa ISIL. Si tratta di personale ben addestrato, motivato e che ha una preparazione, anche solo di base, di tipo militare. Questi profili sono ben inseriti in una rete logistica e di contatti strutturata ed hanno accesso ad armi di diverso tipo od esplosivi provenienti dai mille rivoli del mercato nero che ad oggi si dipanano soprattutto attraverso la Libia. In Europa sono attivi 3-400 "rientrati", alcuni dei quali anche in Italia. I "rientrati"sono capaci di condurre autonomamente, o in piccoli gruppi, azioni terroristiche di forte impatto sul tipo di quella condotta contro Charlie Hebdo. La visione dei primi video dell'attacco mostra attentatori molto determinati, freddi e con un evidente postura militare. 

Il commando, che indossa passamontagna e abbigliamento tattico (sotto il quale potrebbe celarsi anche un giubbotto antiproiettile), è coordindato nell'azione e si offre copertura a vicenda, mentre l'azione a fuoco è discriminata - spari singoli e non raffiche a casaccio. Profili del genere non avrebbero problemi a mettere in piedi anche attacchi con ordigni esplosivi “fai da te” o più complessi.

 

Infine, non bisogna dimenticare la minaccia rappresentata dal gruppo qaedista Ansar al-Sharia, attivo in Libia orientale, e dal Califfato instaurato nella cittadina di Derna dal “franchise” libico del gruppo di al-Baghdadi, che ha così seguito le orme del gruppo algerino Jund al-Khilifa e di quello del Sinai egiziano Ansar Beit al-Maqdis che avevano già formalmente dichiarato la propria fedeltà al Califfato. In tutta quest'area sono presenti diversi campi di addestramento, alcuni dei quali nei mesi scorsi sono stati oggetto di raid condotto da forze speciali egiziane e emiratine. 

 

 

 

 


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