RIVISTA ITALIANA DIFESA
Dimostrato il recupero in volo del drone X-61 GREMLIN 09/11/2021 | Gabriele Molinelli

La Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) ha compiuto un importante passo avanti nello sviluppo del drone aviolanciabile X-61 GREMLIN recueprandolo con successo dall’aereo madre, un cargo C-130. Il test è avvenuto il 29 ottobre scorso, sul poligono di Dugway, nello Utah, quando il GREMLIN è stato lanciato in volo per la quarta volta, e per la prima volta è stato anche agganciato in volo e riportato all’interno del cargo. Il test si è articolato su 4 voli, in cui sono stati usati 2 X-61 che hanno dimostrato di sapersi coordinare e volare in formazione in piena sicurezza. Tuttavia, uno dei 2 droni è andato distrutto durante il test a causa di problemi all’impianto elettrico. Un altro X-61 era andato perduto nei test di gennaio quando il paracadute, usato come sistema di atterraggio nelle dimostrazioni condotte fino a quel momento, non aveva funzionato a dovere. Alla DARPA rimangono 3 GREMLIN, giudicati sufficienti a provare matematicamente la fattibilità del recupero in volo. Il drone recuperato è stato poi rimesso in efficienza dai tecnici ed ha volato una seconda volta entro le 24 ore, come da progetto. I GREMLIN sono pensati come droni economici, che traggono la loro forza dall’operare in sciame, trasportando sensori, jammer o anche sistemi d’arma. Sono quindi sistemi assolutamente sacrificabili, pensati per “assorbire” lo sforzo della contraerea avversaria. Tuttavia, ove questi droni sopravvivano alla missione, ovviamente la capacità di recuperarli e riutilizzarli contribuisce a renderli ulteriormente efficaci in relazione al loro costo. La DARPA ha come obiettivo di dare a ciascun X-61 una vita utile di una ventina di voli. Il design modulare consente di trasferire sistemi di bordo, sensori ed altri payload da una cellula ad un’altra. Gli X-61 sono lunghi 4,2 m, hanno una larghezza di 0,57 m e un’altezza di 0,52 m con un’apertura alare di 3,47m. Il peso è di 680 kg, di cui 65,7 disponibili per un payload di missione che spazia da radar a sensori elettro-ottici, designatori laser, sistemi di guerra elettronica o carico bellico “cinetico”. Il GREMLIN Può volare a Mach 0,6 e circuitare per un paio d’ore ad un raggio d’azione massimo di 300 miglia. Il lancio può avvenire entro i 40.000 piedi d’altitudine mentre il recupero entro i 20.000. Il recupero dell’X-61 ha qualche punto in comune con un’operazione di rifornimento in volo poiché il drone dispiega una sonda che deve poi infilare un “imbuto” alla fine di una linea flessibile. Una volta agganciato, l’X-61 ripiega le sue ali e si lascia rimorchiare verso un pilone di supporto che lo stabilizza. Il pilone al momento è dispiegato dal portellone di carico di un C-130, ma in futuro altri velivoli potrebbero impiegarlo: potrebbe per esempio apparire come carico subalare sui bombardieri B-52. Il lancio in volo consente a questi velivoli, dal raggio d’azione limitato, di spingersi in profondità nello spazio aereo avversario, collaborando con i velivoli “penetranti” con doti stealth. L’aereo madre che li lancia e li recupera può invece mantenere le distanze e tenersi al di fuori della portata delle difese aeree nemiche. I GREMLIN sono prodotti da Dynatics, sussidiaria di Leidos. Il progetto è in corso fin dal 2016. Nel novembre 2019 il primo GREMLIN ha volato, appeso però al pilone su C-130. Il primo lancio ed effettivo volo del drone risale a gennaio 2020.


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