RIVISTA ITALIANA DIFESA
La protezione balistica delle unità navali 02/11/2021 | Claudio Boccalatte

Viene chiamata protezione balistica la protezione di una piattaforma militare (terrestre, aerea o navale) o di sue parti contro l’offesa portata dai proietti di armi avversarie; protezione ottenuta mediante l’utilizzo di appositi materiali capaci di arrestare la penetrazione dei proietti stessi. Tipici esempi di piattaforme nelle quali la protezione balistica costituisce il requisito principale sono i mezzi corazzati terrestri e le navi da battaglia (o navi corazzate) del passato. Nel campo navale la protezione balistica costituiva un requisito fondamentale di tutte le navi da combattimento maggiori realizzate fino alla Seconda Guerra Mondiale (navi da battaglia, incrociatori da battaglia, incrociatori pesanti e leggeri, navi portaerei). Già nelle fasi finali della Seconda Guerra Mondiale il progresso dell’offesa rappresentata dal mezzo aereo e l’avvento delle bombe guidate e poi dei missili ha portato a rendere inutile la protezione balistica, in quanto la precisione e la capacità distruttiva delle nuove armi erano tali da superare qualsiasi livello di protezione. Ricordiamo il tragico episodio della corazzata ROMA, ultima unità realizzata della classe VITTORIO VENETO, dotata del più alto livello di protezione ottenibile per l’epoca in tutti i settori, consegnata alla Regia Marina nel 1942 ed affondata il 9 settembre 1943 dalle nuovissime bombe teleguidate Ruhrstahl SD 1400 (note anche come FRITZX), sganciate da aerei tedeschi Dornier Do-217K, una delle quali riuscì a superare la corazzatura, scoppiando all’interno e provocando la deflagrazione dei depositi munizioni e la conseguente perdita dell’unità, affondata in meno di 30 minuti con la perdita di 1.352 persone d’equipaggio (tra i quali l’Ammiraglio di Squadra CARLO BERGAMINI, Comandante in capo delle forze navali). Le uniche unità che hanno sempre avuto una protezione balistica rilevante nel periodo della Guerra Fredda sono state le grandi portaerei della US Navy, che dispongono in particolare di una protezione orizzontale costituita dal ponte di volo corazzato; il livello ed il tipo di tale protezione sono però sempre stati considerati informazioni classificate e sensibili, e quindi al di fuori della US Navy se ne sa poco; alcune fonti riportano per le portaerei classe Nimitz una protezione di 2,5 pollici (64 mm) di kevlar per gli spazi vitali, ma probabilmente il reale livello di protezione è ben altro. A partire dagli anni ’90 la protezione balistica è tornata di attualità anche per le piattaforme navali di media grandezza (fregate e cacciatorpediniere) realizzate nei Paesi dell’Europa Occidentale, per 2 ordini di motivi: • Il diffondersi delle minacce di tipo asimmetrico o non convenzionale, ed in particolare dei possibili attacchi terroristici verso unità in porto, alla fonda o in navigazione in ambienti ristretti, con l’utilizzo di armi leggere o comunque portatili (lanciarazzi), volte non ad affondare l’unità, ma a danneggiarla o a colpire il personale di bordo. Pure la recrudescenza del fenomeno della pirateria ed il ruolo attivo di lotta a questo fenomeno assunto dalle Marine militari dei Paesi occidentali possono portare a fronteggiare offese da corta distanza rappresentate dall’impiego di armi leggere. • L’esame delle metodologie secondo le quali le armi moderne (missili e cannoni) pongono fuori servizio le unità navali, costituite dal blast (sovrapressione generata dall’esplosione) e dai frammenti, prodotti direttamente sia dall’arma (frammenti primari) sia dalle strutture di bordo interessate dall’esplosione (frammenti secondari); in particolare l’esame dei fenomeni che hanno portato alla perdita di unità navali colpite da missili (conflitto arabo-israeliano e conflitto anglo-argentino delle Falkland/Malvinas) ha evidenziato che un adeguato livello di protezione balistica di alcune strutture di bordo può, arrestando i frammenti, rendere meno distruttivo l’effetto dell’impatto di un moderno missile antinave. Oggi la protezione balistica è considerata uno dei provvedimenti per diminuire la vulnerabilità delle unità navali alle offese avversarie, e quindi la sua adozione viene considerata nell’ambito degli studi sulla vulnerabilità e sui provvedimenti da adottare per rendere la nave meno vulnerabile.

Tutto l'articolo è disponibile su RID 11/21


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