RIVISTA ITALIANA DIFESA
Cina vs Taiwan: escalation senza precedenti 05/10/2021 | Pietro Batacchi

Negli ultimi giorni è aumentata notevolmente la pressione cinese su Taiwan. Solo ieri sono stati ben 56 gli aerei cinesi – compresi bombardieri H-6K – che hanno violato la ADIZ (Air Defence Identification Zone) taiwanese, per un totale di oltre 150 velivoli negli ultimi 4 giorni. Nel complesso, da gennaio ai primi di ottobre sono stati oltre 600 gli aerei cinesi entrati nella ADIZ di Taiwan, contro i poco più di 300 di tutto il 2020. Un’escalation senza precedenti che ha fatto affermare al Presidente di Taiwan, Sig.ra Tsai Ing-wen, che l'eventuale caduta di Taiwan per mano della Cina avrebbe "conseguenze "catastrofiche per la pace regionale e il sistema di alleanze democratiche, segnalando che nel contesto globale dei valori odierni, l'autoritarismo può avere la meglio sulla democrazia". In precedenza il Ministro degli Esteri Joseph Wu aveva dichiarato che il Paese si starebbe preparando alla guerra invitando i “vicini”, a cominciare dall’Australia, ad incrementare la cooperazione con Taiwan in tema di sicurezza e intelligence. Insomma, con il rischio di "incidente" dietro l'angolo, Taiwan sembra voler chiedere aiuto; aiuto che sullo scorcio dell’Amministrazione Trump gli Americani avevano già intensificato con la vendita di 66 nuovi F-16 Block 70/72, a cui è seguito il via libera all’acquisto di 4 UAV super-MALE armati MQ-9B REPAER, la fornitura di 100 lanciatori da difesa costiera per missili antinave HARPOON Block II, di 11 lanciatori mobili HIMARS per missili balistici tattici ATACMS (con 64 missili), e di 135 missili aria-superficie standoff SLAM-ER per equipaggiare i caccia F-16 in servizio. La Cina mira allora a isolare sempre più Taipei, aumentando la pressione a livelli insostenibili, e ad ottenere obbiettivi magari periferici ma strategicamente significativi come, per esempio, le Isole Pratas, 410 km a sud di Taiwan ed a 320 km da Hong Kong. Le Isole, controllate politicamente ed amministrativamente da Taipei, sono rivendicate però dalla Cina e rappresentano una sorta di crocevia: una loro conquista, più o meno soft, garantirebbe così a Pechino il controllo dell’accesso al Mar Cinese Meridionale dal Pacifico Occidentale. Ma in questa fase l’obbiettivo cinese è anche rispondere all’AUKUS - l’alleanza a 3 tra Australia, USA e Regno Unito, forgiata sulla cooperazione nel campo dei sottomarini nucleari, ma non solo – “marcando” un perimetro di “esclusività” nella tutela di interessi ritenuti strategici. Un qualcosa che, sinistramente, ricorda la dinamica delle relazioni tra Giappone e USA prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale nel Pacifico.


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