RIVISTA ITALIANA DIFESA
La US Navy testa il missile SM-6 da una nave unmanned 08/09/2021 | Andrea Mottola

Piccole navi, tendenzialmente a pilotaggio remoto ed equipaggiate con lanciatori modulari in grado di utilizzare missili stand-off. Questa configurazione rappresenta il principale esempio di sistema d’arma desiderato dalla US Navy per l’esecuzione delle cosiddette operazioni navali distribuite (DMO). Proprio al fine di implementare tale concetto, lo scorso 2 settembre la Marina Americana ha eseguito un test di lancio di un missile SM-6 alloggiato in un lanciatore quadruplo containerizzato situato a bordo dell’unità di superficie a pilotaggio remoto (USV) sperimentale RANGER. La nave è una delle 2 unità che costituiscono la cosiddetta “Ghost Fleet” rientrante nell’ambito del programma OVERLORD volto a definire i concetti operativi e le capacità/caratteristiche delle USV nell’ottica delle già menzionate DMO. La scelta di utilizzare il missile SM-6 va letta tenendo conto della sempre maggior versatilità garantita dallo stesso, nato sì per il contrasto di minacce aeree e missilistiche (anche balistiche), ma che ha dimostrato secondarie ma eccellenti capacità di attacco stand-off contro bersagli navali e terrestri (in tale ottica, peraltro, verrò acquisito dall’US Army). Queste caratteristiche, in aggiunta all’elevata velocità ed alla modalità di attacco semi-balistico nella fase terminale che ne rendono estremamente complessa l’intercettazione, oltre alle capacità di comunicazione/networkizzazione del missile che gli consentono di ricevere informazioni sul targeting da sensori presenti su piattaforme diverse da quella di lancio (navi di superficie, velivoli, satelliti, secondo la cosiddetta capacità cooperativa di ingaggio), rendono l’SM-6 una componente fondamentale delle DMO. Lo stesso lanciatore modulare containerizzato, che dalle immagini appare molto simile se non identico a quello utilizzato per il recente lancio di prova del TOMAHAWK land-based, potrebbe essere integrato con armamenti compatibili con i sistemi di lancio verticale Mk41 (tra cui, appunto, i missili da crociera TOMAHAWK), ampliando la flessibilità operativa delle USV e di qualsiasi unità di superficie che ne imbarca uno. Ciò include navi di supporto/rifornimento, logistiche, anfibie, nonché navi commerciali o i futuri rompighiaccio della Guardia Costiera USA, che si troveranno ad operare nel sempre più contestato scenario Artico.


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