RIVISTA ITALIANA DIFESA
Novità sulla caccia alle mine 28/07/2021 | Redazione

Le mine navali, grazie alla loro economicità e alla loro efficacia, costituiscono ancora oggi, a centinaia di anni dalla loro prima ideazione, una minaccia molto seria, sia per le unità militari sia per il traffico mercantile.

Benché, dagli anni ‘70 - ’80, le mine navali non siano cambiate molto, anch’esse hanno comunque usufruito di una serie di evoluzioni tecnologiche, tanto da non potersi più considerare delle semplici armi low-tech come erano un tempo. Tali ordigni hanno infatti ricevuto molti miglioramenti sia sul versante dell’elettronica che su quello dei materiali (con l’introduzione, per esempio, di rivestimenti anecoici) pur mantenendo comunque la loro economicità. In più, non va dimenticato che anche le vecchie mine, pur essendo meno efficaci (e meno “furtive”) di quelle più moderne, continuano ad essere molto pericolose poiché sono in grado di arrecare gravi danni ad ogni genere di naviglio. In generale, le mine navali restano uno strumento efficace di Sea Denial: ricordiamo, in tal senso, il mancato sbarco dei Marines in Kuwait durante DESERT STORM nel 1991 a causa della presenza delle mine irachene (si parlava di oltre un migliaio di ordigni, alcuni dei quali danneggiarono gravemente l’incrociatore PRINCETON e la portaelicotteri TRIPOLI). Ancora oggi, nell’area del Golfo Persico, le mine (soprattutto iraniane) potrebbero costituire un grosso problema: ampliando un po’ l’orizzonte bisogna anche da ricordare che Paesi come la Cina e la Corea del Nord dispongono di grandi quantitativi di questo tipo di armi. Negli ultimi decenni, quindi, con la maggiore enfasi posta (soprattutto dalle marine “maggiori”) nei confronti delle operazioni nelle brown water e nelle acque ristrette, si è manifestato un ritorno di interesse nei confronti della caccia alle mine (MCM, Mine Counter Measure), un classico esempio di asymmetrical warfare navale. In realtà, in Europa, contrariamente agli USA (ove effettivamente il tema del mine warfare è stato rivalutato dopo anni di oblio), il campo della lotta alle mine non è mai stato trascurato. Tanto è vero che quasi tutte le marine europee possiedono flotte di cacciamine abbastanza moderne e capacità piuttosto avanzate.

La situazione italiana

L’Italia, sul versante dei cacciamine, dispone di 8 unità classe GAETA (o LERICI Seconda Serie) realizzate da Intermarine, più 2 unità classe LERICI (MILAZZO E VIESTE, tipo LERICI Prima Serie, mentre il capoclasse LERICI e il gemello SAPRI sono stati ritirati dal servizio attivo nel 2015). Le 8 unità classe GAETA stanno ultimando un esteso refitting (Mid Life Majority upgrade) che comprende l’installazione del sonar Thales Type 2093 e di una serie di equipaggiamenti di nuova generazione. Nell’ambito di un contratto siglato alla fine del 2009, infatti, tutte le 8 navi saranno dotate del nuovo sonar antimina a profondità variabile, multi frequenza, Type 2093 narrowband realizzato da Thales e specificamente sviluppato per la scoperta e la classificazione sia delle mine galleggianti che di quelle da fondo. Attualmente 6 cacciamine hanno ricevuto il nuovo sistema sonar, mentre il lavoro di installazione dei sensori Type 2093 sulle ultime 2 unità verrà ultimato entro il prossimo anno. Come noto, la Marina Militare ha intenzione di rimpiazzare gli 8 GAETA (insieme ai 4 LERICI Prima Serie, in parte già dismessi) con nuovi cacciamine. A tale proposito la MM ha avviato gli studi per 2 nuovi tipi di navi: un primo programma, denominato CNG-A (cioè Cacciamine di Nuova Generazione - d’Altura) prevede la realizzazione di 4 unità da 80 m di lunghezza, mentre un secondo progetto noto come CNG-C (cioè Cacciamine di Nuova Generazione - Costieri), prevede 8 cacciamine da 60 m di lunghezza.

Type 2093 Wide Band, PATHMASTER e le proposte per l'Italia

Sul versante delle capacità di caccia alle mine, nel 2015 Thales ha presentato il nuovo sistema sonar Type 2093 con tecnologia a banda larga, noto anche come Type 2093 Wide Band (o WB). Questo nuovo modello di sensore, che è stato installato su tutti i cacciamine SANDOWN della Royal Navy, migliora le performance del sistema contro le mine più “difficili”, come per esempio quelle dalla segnatura ridotta. Grazie a questa evoluzione il Type 2093 Wide Band offre, in acque profonde, le medesime ottime prestazioni dimostrate in acque basse. Inoltre, la tecnologia di compressione dell’impulso, introdotta su questo nuovo modello, permette la scoperta e la classificazione a lungo raggio anche delle mine di nuova generazione (caratterizzate da una bassa segnatura), attraverso l’ottimizzazione delle prestazioni. Il Type 2093 Wide Band viene offerto sia come upgrade del Type 2093 narrowband, sia come apparato di nuova realizzazione. Venendo all’Italia Thales propone il suo sonar Type 2093 Wide Band quale dotazione sensoristica principale per i nuovi programmi CNG-A e CNG-C della Marina Militare. Ricordiamo che tali unità dovranno avere un’elevata comunanza nel campo dei sistemi e delle dotazioni di bordo, comprese quindi anche la suite sensoristica ed i sistemi antimina. Il PATHMASTER, scaturisce infatti dal programma MMCM (Maritime Mine Counter Measures), messo in piedi da Regno Unito e Francia e gestito dall’OCCAR (Organisation Conjointe de Coopération en matière d'Armement / Organisation for Joint Armament Co-operation). Si tratta di un progetto di cooperazione avviato da Parigi e Londra nella cornice degli accordi di Lancaster House: un programma pensato per sviluppare una capacità di caccia alle mine di nuova generazione al quale stanno lavorando, oltre a Thales anche ECA, L3Harris, Kongsberg, Stonehaven Shelters, Wood & Douglas e Saab. Il progetto, suddiviso in varie fasi (sulle quali non ci soffermiamo in questo articolo), è incentrato sulla realizzazione di un Autonomous Mine Counter Measure system ed ha portato ad investire su aree come l’analisi dei Big Data, l’Intelligenza Artificiale e la connettività. Nell’ambito dell’MMCM sono stati realizzati 2 prototipi, uno per la Royal Navy ed uno per la Marine Nationale, ciascuno dei quali include un USV (Unmanned Surface Vehicle), un Portable Operation Center, un Remotely Operated Vehicle (ROV), un sonar ad apertura sintetica oltre ai sistemi di comunicazione ed a quelli di cyber security (necessaria per consentire l’impiego in sicurezza dei sistemi unmanned). Un sistema antimina di questo tipo è stato pensato per effettuare tutto il ciclo della caccia alle mine, dalla scoperta alla classificazione, dalla localizzazione fino alla neutralizzazione. Nell’ambito del programma MMCM, a novembre dello scorso anno è stato effettuato un ciclo di prove in mare in specifici scenari (definiti dai clienti) nei quali si volevano verificare le capacità del sistema. Durante tali test, effettuati con condizioni di mare molto “difficili” (come è tipico in quel periodo nelle acque del Mare del Nord), si è dimostrata la capacità dell’Autonomous Mine Counter Measure system di operare con mare fino alle condizioni di Sea State 4. Il successo di queste prove in mare (nel corso delle quali sono state individuate oltre 130 mine di 15 tipi differenti), che hanno permesso di raccogliere molti dati e di introdurre molte migliorie (per effetto di una serie di lessons learned), ha portato alla sottoscrizione di un contratto per la produzione del sistema inserito nell’ambito della cosiddetta Stage II del programma MMCM. Tale contratto consentirà di introdurre di questo tipo di capacità nella Royal Navy e nella Marine Nationale a partire dal 2022. Proprio la fase di produzione del programma MMCM si è trasformata, per quanto riguarda Thales (e quindi le componenti che Thales stessa realizza nell’ambito dell’MMCM), nel programma PATHMASTER. Si tratta di una soluzione ad architettura aperta, sia dal punto di vista software che da quello hardware, in grado di adattarsi a qualunque richiesta da parte di una marina. L’introduzione di capacità “unmanned” nel campo della caccia alle mine porta indubbiamente una serie di vantaggi, soprattutto sul versante della sicurezza degli operatori (che possono lasciare ai mezzi controllati a distanza tutti i compiti più rischiosi), tuttavia essa comporta anche un “cambio di mentalità” piuttosto profondo che fa spesso emergere necessità e soluzioni specifiche per ciascuna forza navale: da qui, quindi, l’esigenza di realizzare soluzioni “cucite su misura” sulle necessità di ciascuna marina. Il PATHMASTER è un pacchetto che si compone di molti elementi: si va dalla consulenza, al software, all’hardware, all’integrazione di sistemi, dalla certificazione, alla consegna di sistemi per finire con il supporto. A livello di Sistema di Sistemi il PATHMASTER dispone di MCUBE, un sistema C2 che consente di pianificare, operare ed analizzare le operazioni di caccia alle mine (MCM, Mine Counter Measure): tale apparato per il Comando e Controllo è già stato integrato sui cacciamine britannici classe SANDOWN (insieme al nuovo sonar 2093 Wide Band). Sul versante software va menzionata la suite MIMAP, una soluzione dedicata all'analisi dei dati del sonar. Grazie a MIMAP, ciascun operatore è in grado di analizzare i dati del sonar in tempo reale (o anche quelli registrati durante una missione MCM). Nel campo della sensoristica, invece, oltre al Type 2093 Wide Band, va menzionato anche l’innovativo sonar ad apertura sintetica SAMDIS (Synthetic Aperture Mine Detection Imaging Sonar), pensato proprio per i mezzi unmanned. Si tratta di un sensore in grado di produrre immagini a lungo raggio, ad alta risoluzione e 3 da diverse angolazioni (fiancata, +30°, -30°), il tutto in un singolo contatto. Questa caratteristica consente a SAMDIS di raggiungere, da solo, un alto tasso di copertura con un'elevata sicurezza di rilevamento e classificazione, una capacità essenziale per i sistemi autonomi di contromisura contro le mine. PATHMASTER comprende anche MIPATH, soluzioni (quali centri di comando, anche mobili, USV, AUV e sensori) Thales per arrivare ad una maggiore integrazione tra i vari sistemi (anche di latri produttori) o per migliorare i mezzi di cui si dispone già. Infine, sul versante del supporto, il PATHMASTER offre anche MISERVICE, un insieme di soluzioni per il design, l’addestramento, l’impiego operativo e il mantenimento delle capacità MCM.C’è da mettere in evidenza che Thales può fornire un pacchetto di capacità sia sotto forma di "sistema di sistemi", completamente unmanned, lanciato da una nave madre, sia in una configurazione "ibrida". Sostanzialmente, quindi, l’insieme di soluzioni offerto da Thales è adatto sia alle marine che puntano a disporre di capacità MCM unmanned autonome integrabili a bordo di unità navali maggiori (capacità “organiche”) o comunque dispiegabili a piacimento (su diversi tipi di piattaforma, anche per via aerea) sia a marine, come quella italiana che puntano a integrare i sistemi a bordo di unità cacciamine “classiche” come potranno essere i futuri CNG-A e CNG-C. In quest'ultimo caso si parla appunto di capacità “ibride” poiché prevedono sistemi autonomi o semi-autonomi imbarcati a bordo di unità cacciamine “tradizionali”. Per questo tipo di esigenze Thales propone appunto una soluzione "ibrida" PATHMASTER, soluzione che combina i sistemi e le soluzioni unmanned del concetto PATHMASTER con un cacciamine (con equipaggio). In ogni caso, secondo l'azienda francese, essa è in grado di realizzare soluzioni mature, a basso rischio e collaudate dal punto di vista operativo (grazie al grande bagaglio di esperienze accumulate nel programma MMCM). Nel caso specifico di quanto proposto all’Italia ci sarebbe, secondo l’azienda, da ricordare anche il valore aggiunto costituito da Thales Italia, che è stata già coinvolta nel precedente programma dei sonar Type 2093 narrowband, e potrebbe fornire un efficace contributo anche per i futuri programmi.


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