RIVISTA ITALIANA DIFESA
L’UE vuole una missione militare in Libia (contro la Turchia)? 20/07/2021 | Lorenzo Marinone

L’Unione Europea starebbe definendo il perimetro e gli obiettivi di una possibile missione militare in Libia, spinta da un fattore su tutti: non lasciare il campo libero ad altri attori e in particolare alla Turchia. Lo si apprende da un documento interno e riservato del Servizio Europeo di Azione Esterna (EEAS), a cui ha contribuito anche il Comitato Militare dell’Unione Europea (EUMC), e di cui il portale di informazione EUobserver ha pubblicato ieri alcuni stralci. Dal documento si apprende che Bruxelles legge il contesto libico come una “situazione competitiva” a causa della presenza e dell’influenza di Stati terzi. Anche se non vengono esplicitati, il riferimento principale è chiaramente alla Turchia, l’unico Paese che ha “continuamente negato il permesso alle ispezioni” delle navi dirette in Libia da parte della missione aeronavale europea EUNAVFORMED – IRINI, e che “mantiene una forte presenza militare in Libia e fornisce addestramento a forze armate selezionate nella Libia occidentale”. Su questo sfondo, l’EEAS sostiene che è necessario un coinvolgimento militare dell’UE e che la via maestra dovrebbe essere quella del supporto alla riforma dei servizi di sicurezza libici (Security sector reform, SSR). “In questo contesto”, si legge nel documento, “un coinvolgimento militare dell’UE sotto la CSDP [Common Security and Defence Policy] dovrebbe essere considerato in modo da non lasciare l’intero campo di azione nel dominio militare a Stati terzi”. E continua: “Nel lungo termine e quando le condizioni lo permetteranno”, la missione dovrebbe prendere il via con il “mandato di supportare il processo di SSR”. Il supporto europeo, specifica il documento dell’EEAS, dovrebbe essere garantito a determinate condizioni, anche in questo caso volte a marginalizzare l’influenza turca. “La fornitura di equipaggiamenti” da parte di IRINI alla cosiddetta Guardia Costiera Libica “dovrebbe essere legata all’accettazione da parte delle autorità libiche di addestramento da parte dell’UE”, chiaramente a scapito delle attività di training fornite adesso dalla controparte turca. Giova ricordare che la Turchia non si limita all’addestramento della Guardia Costiera libica, ma di una platea molto più ampia di milizie e forze militari libiche, sia in sito sia con attività condotte in Turchia. Il perimetro definito dall’UE, quindi, permetterebbe soltanto di riprendere il controllo dei traffici e delle principali rotte migratorie verso l’Italia e l’Europa, ma difficilmente potrebbe incidere nella ristrutturazione degli apparati di sicurezza e delle Forze Armate libiche. Una seconda priorità individuata dal documento è il monitoraggio dei confini terrestri del Paese, incluso quello sud che svolge un ruolo fondamentale per il contrabbando, il traffico e la tratta di esseri umani, e le infiltrazioni jihadiste da e verso il Sahel. In questo senso l’UE vorrebbe l’ok delle autorità libiche per ottenere “il diritto di sorvolo da parte degli asset aerei di sorveglianza”.


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