
Come emerso dalla delibera sulle missioni internazionali, giunta di recente in Parlamento, non ci sono significative novità per l’impegno militare italiano nei teatri. L’unica novità rilevante è la partecipazione alla missione EMASOH (European Maritime Awarennes in the Strait of Hormuz). Quest’ultima è un'iniziativa multinazionale europea intesa a salvaguardare la libertà di navigazione e la sicurezza delle navi che transitano nell'area dello Stretto di Hormuz, mediante l'impiego di dispositivi aeronavali dei Paesi europei aderenti all'iniziativa, per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza. EMASOH è stata lanciata dalla Francia a margine del Consiglio dell'Unione europea "Affari esteri", svoltosi a Bruxelles il 20 gennaio 2020, e sostenuta politicamente, oltre che dalla Francia, dai Governi di Belgio, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi e Portogallo. L’Italia vi prenderà parte con una nave. Per il resto il quadro resta immutato. Il ritiro dall’Afghanistan è stato sostanzialmente completato, non c’è stato nessuno rafforzamento della missione bilaterale in Libia, mentre l’impegno nella missione in Sahel TAKUBA si conferma limitato alla fornitura di assistenza MEDEVAC. Niente forze speciali, dunque, per il momento. Il prossimo anno si vedrà. Le missioni numericamente più rilevanti restano UNIFIL in Libano, con 1.076 effettivi, e la missione anti-Daesh, in Kuwait e Iraq, con 1.100 effettivi. Nel complesso, quello attuale è uno die momenti di minore esposizione internazionale dell'Italia degli ultimi 20 anni, a fronte di un quadro che sta decisamente cambiando con la fine delle lunghe campagne di stabilizzazione ed un ritorno a conflittualità più convenzionali basate su competizione tecnologica e deterrenza.