
Stando a quanto dichiarato dal Capo di Stato Maggiore dell’USAF, Gen Brown, durante un‘audizione al House Armed Services Committee avvenuta lo scorso 16 giugno, il futuro sistema di combattimento aereo NGAD (Next-Generation Air Dominance), che succederà al F-22 RAPTOR negli anni ‘30, sarà basato su un velivolo “madre” con capacità omniruolo, al netto delle capacità aggiuntive fornite dai droni gregari. L’aereo avrà caratteristiche che gli consentiranno di svolgere al meglio il suo principale ruolo di caccia da superiorità aerea in scenari di tipo peer/near-peer, ma sarà dotato di spiccate capacità aria-sup nei confronti di sistemi di difesa aerea ground-based di bolle A2/AD, caratteristiche parzialmente previste anche per il RAPTOR. Ciò, quindi, elimina le recenti voci secondo le quali il progetto NGAD sarebbe stato modificato, in vista dello sviluppo di una doppia configurazione - superiorità aerea e attacco al suolo - scelta che rappresenterebbe una netta differenziazione rispetto alla linea progettuale attualmente seguita dagli altri 2 principali programmi di sviluppo di sistemi di combattimento di nuova generazione, vale a dire FCAS e TEMPEST. Questi ultimi, infatti, prevedono un’unica variante multiruolo, sebbene il progetto FCAS contempli lo sviluppo di una versione imbarcata per la Francia. Tuttavia, un elemento interessante evidenziato dal Gen. Brown durante la suddetta audizione, che può essere inserito nel discorso su una possibile doppia variante del NGAD, riguarda il sensibile incremento in termini di carico bellico trasportabile ed autonomia – rispetto al F-22 ed allo stesso F-35 – previsto per il nuovo aereo, caratteristiche imprescindibili per permettergli di operare adeguatamente e coprire le lunghe distanze richieste per le operazioni nello scenario Indo-Pacifico. A tal proposito, alcuni rumors provenienti dall’Air Force, in primis dall’ex Comandante del Air Combat Command, Gen. Holmes, ipotizzano lo sviluppo di una versione “pesante” /a lungo raggio, dedicata ad operazioni in tale scenario e con le citate caratteristiche di payload e raggio d’azione, e di un’altra più “leggera” (magari più facilmente esportabile) ottimizzata per l’impiego nello scenario europeo, caratterizzato da distanze decisamente inferiori. Rispetto alla configurazione “pesante”, sarà da capire se l’aumento del carico pagante verrà raggiunto tramite l’adozione di munizionamento ed ordigni di minori dimensioni, oppure con l’allargamento della stiva armi – con conseguente incremento nelle dimensioni generali del velivolo rispetto ai predecessori – o, ancora, da un mix di entrambi, considerando l’impiego del payload trasportato dagli UCAV gregari dovrebbe essere garantito per entrambe le (eventuali) varianti. Altro elemento da evidenziare rispetto al discorso della doppia versione è quello finanziario e logistico – doppia linea produttiva ed infrastrutture di supporto verosimilmente differenti – elementi che, al netto di una pur spinta comunalità tra i 2 velivoli, possono rappresentare un problema, come dimostra l’esperienza F-35 con le sue 3 diverse configurazioni. In tal senso, una spiccata modularità strutturale dei velivoli potrebbe rappresentare una soluzione sicuramente interessante. In attesa di avere maggiori dettagli sul programma NGAD, va ricordato che da oltre un anno l’USAF sta testando il prototipo del velivolo madre.