
Doveva essere svolta e svolta è stata. Dal vertice NATO di Bruxelles arriva – messa nero sul bianco nel comunicato finale – la presa di posizione di tutta l'Alleanza: la Russia è la minaccia militare numero uno, ma la Cina diventa la vera sfida per la NATO. Le parole sono chiare: “Le ambizioni della Cina e il suo comportamento aggressivo costituiscono una sfida sistematica all’ordinamento internazionale”, ma a destare preoccupazione è anche la rapida espansione dell’arsenale nucleare cinese, sempre più ampio in termini di numero di testate e di sofisticati sistemi di rilascio. Pechino è così il nuovo concorrente sistemico dell’Occidente. Il Summit ha recepito di fatto quanto richiesto da Biden e dagli Americani, che così hanno ufficialmente arruolato la NATO – l'alleanza politico-militare più vincente della storia, così come l’ha definita il Premier Draghi – durissimo, peraltro, con Trump e la precedente amministrazione USA – nella loro sfida di sistema con la Cina. Ma nel Summit, come dato ampiamente conto da RID, non si è discusso solo di questo. Fondamentale in tal senso il passaggio dedicato alla possibilità per il Consiglio Atlantico di invocare l’Art.5, che fa scattare la mutua difesa, anche nei casi di attacchi “ibridi”. Un evidente avvertimento alla Russia e alle sue strategie “grigie” ed al contempo una rassicurazione per gli alleati dell’Est Europa più esposti alla minaccia di Mosca. Ufficializzato anche il via libera al nuovo Concetto Strategico, che dovrà essere pronto per il Summit del prossimo anno in Spagna, e ribadito l’impegno per l'implementazione dell'iniziativa NATO 2030. Sull’Afghanistan, però, gli alleati non sono andati oltre un generico impegno a continuare il supporto in termini finanziari e di training (da remoto) per le Forze afghane. La sensazione è che l’Afghanistan diventerà adesso una questione per India, Pakistan, Russia e Cina.